L’annuale incontro del mondo universitario con l’arcivescovo Mario Delpini, svoltosi lo scorso 5 marzo nell’Aula Magna dell’Università Bocconi, ha affrontato un tema di stringente attualità, evidente sin dal titolo quasi programmatico: «Autorizzati a pensare l’Europa». Come ha dichiarato don Marco Cianci, responsabile diocesano della Sezione Università del Servizio Giovani, le due ore che il vescovo ha dedicato ai tanti ragazzi presenti sono state pensate come un momento di verifica per «vedere se anche il messaggio della Chiesa possa essere un collante che travalica i confini nazionali» e, in particolare, quale messaggio possa dare la Chiesa di Milano, metropoli centrale (come ricorda l’etimologia stessa del nome della città) nella storia del continente, uno dei motori e dei laboratori del futuro d’Europa.
Nel suo discorso, in gran parte in risposta alle domande poste dai ragazzi, Mons. Delpini non ha risparmiato alcune significative dichiarazioni: «Il cammino dell’Europa – ha detto in riferimento alla secolare disunità dei cristiani – è anche un cammino di purificazione della Chiesa, perché essa ricostituisca l’unità perduta nei secoli nel continente. Dobbiamo riconoscere di aver sbagliato: non siamo stati fedeli al Signore, che ci chiede di essere una cosa sola. Oggi, quindi, la Chiesa del continente cerca l’unità. E questo è un disegno che il Signore ha per noi e noi possiamo concorrere a realizzarlo». Sono certamente parole impegnative, «un po’ da idealista, un po’ da credente», come ha sottolineato egli stesso. «L’Europa – ha proseguito – deve per forza essere unita: il punto è attorno a cosa ci si unisce. La paura dell’invasione e dei poveri è una via: si può fare unità per interesse. Ma si può fare unità anche attorno a valori comuni. Non è vero che questi valori siano in declino. È un luogo comune. Rispetto al passato, quando i nostri bisnonni e nonni andavano nelle altre nazioni d’Europa in guerra, c’è un deciso miglioramento». E, difatti, i giovani d’oggi girano il continente per un’esperienza di studio o lavoro con il programma Erasmus o per stage ed esperienze internazionali dal forte impatto sociale. Questa visione più ottimistica non nega l’esistenza dei problemi, che rimangono, «ma voi giovani – ha spronato il vescovo – potete essere testimoni e protagonisti: come sarà l’Europa nei prossimi decenni dipenderà da voi, nell’impegno politico e sociale. Alle origini della Comunità Europea la politica ha fatto un servizio alto, profetico, e ancora oggi ci sono tante associazioni e occasioni di condivisione. È vero che c’è un individualismo diffuso, ma non è l’unico atteggiamento presente!».
In questo panorama, dunque, «la Chiesa può offrire prospettive», non ideologie, ma prospettive: la Chiesa è cattolica e, quindi, europeista. «I cristiani sono convinti di non proporre una ideologia, ma di portare a pienezza l’umano: talvolta la nostra voce è irrisa, ma l’ambizione è dare testimonianza di ciò che esiste a servizio dell’uomo. La Chiesa è, quindi, a servizio dell’unità, non solo per l’Europa, ma per il mondo intero». Infine, in un passaggio sulle radici cristiane, il vescovo ha utilizzato una felice similitudine: «Le radici cristiane dell’Europa sono come quelle degli alberi nella terra: producono frutto e produrranno frutto. Ci sono momenti in cui l’inverno fa cadere le foglie e gli alberi sembrano morti, ma le radici ci sono lo stesso e germogliano in molte parti. Bisogna avere fiducia: forse non è ancora la primavera, ma le radici sono vive».
Proprio «per la semplice ricchezza dei suoi messaggi», il sen. Mario Monti, presidente della Bocconi, presente all’incontro assieme al rettore Gianmario Verona e al vicario episcopale di settore don Mario Antonelli, ha ringraziato Mons. Delpini in conclusione di serata: «Grazie per questo suo sguardo di pacato, rasserenante ottimismo verso ciò che ci circonda». È certo una buona disposizione da avere nell’iniziare a ripensare insieme il futuro dell’Europa.
Dario Romano
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