The Economy of Francesco è più che un evento internazionale con al centro l’economia integrale, è un processo di “cura della casa comune”. L’happening organizzato dalla Santa Sede che ha radunato on line dal 19 al 21 novembre 2.000 giovani di 130 paesi del mondo è stato un percorso in cui la chiave di comprensione è la seguente: ogni cosa nella società è intimamente interconnessa, anche quando non ce ne accorgiamo. In tale connessione si nasconde la complessità del reale e delle relazioni e i partecipanti di The Economy vogliono proprio procedere in questa direzione.
Abbiamo già raccontato l’esperienza di Marta Magnani e Massimiliano Mariani – entrambi studenti di Economia e rispettivamente presidente diocesana della Fuci di Milano e responsabile del diocesano dell’Azione cattolica studenti. Questa volta diamo spazio alla voce di Tindara Scirocco, presidente del gruppo Fuci Milano Statale e studentessa di Medicina e chirurgia, anche lei partecipante a The Economy of Francesco.
Tindara incomincia la sua riflessione da lontano: «L’etimologia della parola economia mi ha sempre affascinata, perché dal greco rimanda alle “leggi che governano la casa”. Perciò non si tratta puramente di denaro, quanto di gestione e amministrazione: si va oltre il saper regolamentare le entrate e le uscite finanziarie. Ciò che conta è soprattutto educare la propria famiglia, essere coscienti dei valori su cui investire, stare attenti ai dettagli perché tutto funzioni. In questo modo si impara a prendersi cura della propria casa e delle persone al suo interno, ed è così che tutti possono occuparsi di economia. Dunque, venendo a quello che è il senso primario di The Economy of Francesco, il Papa ha insistito su queste parole: gestire i soldi è la base dell’economia ma lo scopo di questa gestione è il prendersi “cura della casa comune”, e quindi del mondo nella sua totalità. Ecco perché si parla di economia integrale».
La giovane studentessa racconta che in prima battuta non era stata selezionata tra i partecipanti, dato l’elevato numero di richieste. Tuttavia, ha scoperto di essere stata ripescata come “operatrice di cambiamento”, “change makers”, una delle categorie di partecipanti previsti. «Sono stata felicissima di aver ottenuto un posto perché è un progetto molto ambizioso e importante per promuovere un nuovo modo di approcciarsi alla società. Studiando Medicina non ho competenze economiche, eppure posso essere un mezzo per diffondere all’esterno ciò che ho imparato attraverso The Economy, e questo è quello che conta. Nel modulo d’iscrizione avevo parlato della mia storia personale attraverso le realtà associative in cui sono inserita: in passato il Movimento studenti di Ac e l’Ac stessa, mentre da tre anni a questa parte la Fuci. Sono tutte esperienze che mi hanno permesso di accumulare conoscenze trasversali utili e di intrecciare relazioni d’amicizia importanti. Questo ha a che fare con il concetto ad ampio respiro di “connessione”, che proprio The Economy promuove». Tindara mette in chiaro anche un’altra questione che l’ha spinta a interessarsi di economia: «I tagli alla sanità di cui tanto si parla fanno intuire come l’economia e la medicina siano assolutamente collegate, in termini di diritto alle cure e alle terapie. A volte le equipe mediche devono scegliere se investire in una cura piuttosto che in un’altra, se dedicarsi a un certo caso clinico piuttosto che a un altro, sulla base degli investimenti disponibili».
Tra i dodici villaggi tematici presenti, Tindara era inserita in Business and peace, in cui si è analizzato l’impatto che ogni singolo consumatore ha sull’ambito della guerra, seppur inconsapevolmente. «Vivere in un Paese in pace vuol dire investire su un’economia positiva, è portare beneficio al proprio Paese e alla collettività. Purtroppo, anche aziende italiane finanziano la produzione di armi implicata in diverse economie di guerra, e su questo punto bisognerebbe ragionare».
Alla domanda più difficile – come The Economy of Francesco possa far capire alle persone di non essere solo un sogno né un’utopia – la presidente del gruppo Fuci risponde così: «Il Papa alla fine dell’evento ci ha lasciato un monito, che tutti dovrebbero ascoltare: “Questo è solo l’inizio”, ed è vero, perché quello che è nato come un evento potrebbe diventare un movimento. Abbiamo incominciato quest’anno a pensare, “a mettere le mani in pasta” ma la scommessa deve ancora venire, sia a livello globale sia a livello locale. Il Papa ha voluto ribadire che siamo all’interno di un patto per il futuro, in cui l’economia è connessa con la cultura e la vocazione di ognuno. Le sue parole sono state forti: siamo “chiamati a rispondere adesso, altrimenti la Storia ci passerà sopra”, e questo significa cercare di guardare all’infinito, eppure fare la differenza giorno dopo giorno attraverso le nostre scelte».
Allora The Economy of Francesco lascia questo messaggio: bisogna imparare a essere concreti, ma la strada per diventarlo non è immediata. A suon di metafora, è necessario il tempo della semina, il tempo della raccolta, ed è altrettanto necessario imparare a pensare con una mente nuova e fresca. Non è un caso che alla fine dell’evento siano state inviate 180 pagine di proposte concrete e attuabili al Comitato scientifico del progetto. Aggiunge Tindara in conclusione: «Questi sono i giovani speranzosi e volenterosi, che non sono solo sognatori. Si è vista tanta bellezza nei partecipanti, e ai sogni si è dato un valore positivo, perché – come si dice – sono essi che “danno forma al mondo”». Non altrettanto casualmente è stata scelta Assisi – seppur virtualmente – come luogo d’elezione: un centro di profonda fraternità e spiritualità all’insegna delle figure di san Francesco e di santa Chiara, che hanno saputo rispondere alla chiamata del Vangelo per curarsi di una casa comune “in rovina” e la cui energia spirituale «è il motore grazie a cui possiamo camminare con forza sulle nostre gambe».
Francesca Bertuglia
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