Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria. Silvio Mengotto riprende alcuni testi del Diario di Anne Frank che colpisce per due motivi: tiene viva la speranza e la propria umanità; non parla della Shoah, che il lettore conosce, ma della vita e non della morte.
«Voglio essere utile o procurare gioia alle persone che vivono attorno a me ma che lo stesso non mi conoscono, voglio continuare a vivere anche dopo la morte» (dal Diario, Mercoledì 5 aprile 1944)
Anne Frank nasce il 12 giugno 1929 a Francoforte. Nel 1933, a causa delle persecuzioni naziste, emigra con la famiglia in Olanda. Ad Amsterdam, nonostante la guerra, vive un’infanzia felice. Il 6 luglio 1942 la famiglia Frank si trasferisce, insieme ad altri perseguitati, nell’ “Alloggio segreto” vicino allo stabile della Prinsengracht al n. 263. Il 4 agosto del 1944, a causa di una denuncia, vengono arrestati. Anne Frank viene deportata ad Auschwitz, poi a Bergen-Belsen dove muore di stenti e di tifo.
Nell’alloggio segreto la tredicenne scrive un diario dal 12 giugno 1942 al I° agosto 1944. Scrive le lettere per sé fino a quando, nella primavera del 1944, a Radio Orange sente il ministro dell’educazione in esilio affermare che dopo la fine della guerra tutte le testimonianze della sofferenza del popolo olandese avrebbero dovuto essere raccolte e pubblicate. Il ministro in esilio come esempio citò i diari. Anne Frank ispirata da questo discorso decise che dopo la guerra avrebbe pubblicato un libro basato sul proprio diario. Il 29 marzo ’44 Anne Frank profeticamente scrive: «Pensa quanto sarebbe interessante se pubblicassi un romanzo sull’Alloggio segreto». Leggere il suo Diario è un ricordare, fare memoria per non cadere nella trappola che può renderci “indifferenti”. La voce di Anne Frank, autentica scrittrice, da voce alle mille storie simili alla sua. Il suo Diario colpisce per due motivi: tiene viva la speranza e la propria umanità; non parla della Shoah, che il lettore conosce, ma della vita e non della morte.
Dal Diario
Giovedì 19 novembre 1942
Cara Kitty…. Mi sento male a pensare che mentre io dormo in un letto caldo le mie più care amiche sono state buttate per terra o sono crollate da qualche parte. Io stessa ho paura se penso a tutti quelli cui mi sentivo così intimamente legata e che adesso sono in mano ai più crudeli carnefici mai esistiti. E tutto solo perché sono ebrei.
Mercoledì 13 gennaio 1943
Cara Kitty… I bambini escono in maglietta con gli zoccoli ai piedi, senza cappotto, senza berretto, senza calze, nessuno che li aiuti. Non hanno niente in pancia ma masticano una rapa, lasciano la casa fredda per uscire sulla strada fredda e arrivare in una classe ancora più fredda. Sì, anche in Olanda siamo ormai a questo punto, che per strada tanti bambini fermano i passanti e chiedono un pezzo di pane.
Sabato 12 febbraio 1944
Cara Ketty…splende il sole, il cielo è azzurro intenso, soffia un venticello meraviglioso e vorrei tanto…vorrei…tutto…Parlare, essere libera, avere amici, essere sola. Vorrei tanto…piangere! Mi sembra di scoppiare e so che se piangessi starei meglio; ma non posso farlo. Sono inquieta, passo da una stanza all’altra, respiro l’aria della fessura di una finestra chiusa, mi sento battere il cuore, come se dicesse: – Esaudisci, finalmente il mio desiderio.
Mercoledì 23 febbraio 1944
Carissima Kitty…guardavo anche fuori dalla finestra, vedevo un bel pezzo di Amsterdam, sopra i tetti fino all’orizzonte talmente pallido che non riuscivo quasi a distinguerlo. «Finché esiste questo,» ho pensato, «e io posso vederlo, questo sole e questo cielo senza una nuvola, non posso sentirmi triste». Per tutti quelli che hanno paura, si sentono soli o infelici, il sistema migliore è certamente uscire, andare in un posto in cui si è completamente soli, soli col cielo, con la natura e con Dio. Perché soltanto allora, solo allora si avverte che tutto è come deve essere e che Dio vuole che gli uomini siano felici nella natura semplice ma bella.
Giovedì 2 marzo 1944
Cara Kitty…L’amore, che cos’è l’amore? Penso che l’amore sia qualcosa che in realtà non si può descrivere a parole. Amare una persona significa capirla, volerle bene, dividere le gioie e i dispiaceri. E poi, col tempo, viene anche l’amore fisico, hai diviso qualcosa, hai dato via qualcosa e qualcosa hai ricevuto, che tu sia sposato o meno, che nasca o non nasca un figlio. Non c’entra affatto se hai perso o no l’onore, basta che tu sappia che per tutta la vita avrai vicino qualcuno che ti capisce e che non devi dividere con nessun altro!
Martedì 1 agosto 1944
Cara Kitty…Non sopporto, quando si occupano tanto di me, allora si che divento prima sfacciata, poi triste e alla fine torno a rovesciare il cuore, giro in fuori la parte brutta e in dentro la buona e cerco un modo per diventare come vorrei tanto essere e come potrei essere se…nel mondo non ci fosse nessun altro.
Qui finisce il Diario di Anne Frank. Nella mattina del 4 agosto 1944 la Grune Polizei arresta le otto persone rifugiate. A fine ottobre Anne Frank viene portata con un convoglio nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Come conseguenza delle condizioni igieniche catastrofiche, nell’inverno ’44-’45 scoppiò un’epidemia di tifo che miete migliaia di prigionieri, tra questi anche Anne Frank. Il 12 aprile 1945 il campo fu liberato dalle truppe inglesi.
27 gennaio ’21 Silvio Mengotto
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