«Nessuno può affrontare la vita in modo isolato […]. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme! […] Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme. Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!».
Sono parole di papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”, appena pubblicata.
Abbiamo chiesto di commentare il nuovo documento del Papa sulla «fraternità universale» a Matteo Cesena e Laura Fumagalli, i giovani responsabili di 3P, l’iniziativa dell’Ac ambrosiana che significa «Pane, Parola, Poveri» e che porta i giovani a impegnarsi nei confronti delle persone emarginate e senza fissa dimora nel capoluogo lombardo.
Il secondo e il quarto mercoledì di ogni mese – prima dell’interruzione delle attività a causa dell’emergenza in corso – tutti i partecipanti si ritrovavano alle ore 22 nella chiesa di San Giorgio al Palazzo per la preparazione del the caldo e dei panini da distribuire e, dopo aver dormito qualche ora, alle 5 del mattino si dividevano per andare alla ricerca dei poveri nelle vie del centro storico.
Matteo e Laura, cosa vi ha colpito di più di Fratelli tutti? Quale legame trovate tra l’enciclica e il progetto di cui fate parte?
Matteo: «Non c’è solo una semplice consonanza tra l’esperienza di 3P e l’enciclica Fratelli tutti, ma possiamo riconoscere nelle parole del Papa una scossa molto forte che ci invita a fermarci e riflettere su questa esperienza che ormai da così tanti anni l’Azione cattolica sta offrendo. Vorrei che ci desse risposte su come procedere, su quali cambiamenti apportare, ma il senso di questa enciclica è proprio che risposte pronte non possono esserci, se non in una nuova e diversa apertura al dialogo tra tutti noi e all’accoglienza dell’altro, dell’escluso. Per quanto riguarda 3P, l’enciclica sembra volerci indicare che siamo in un momento in cui il discernimento è necessario, urgente. Nella guida alla lettura offerta da Aggiornamenti sociali si sottolinea che proprio lo schema “riconoscere – interpretare – scegliere” sia alla base della riflessione papale e che sia questo schema che ci possa permettere, attraverso le stesse parole del pontefice, di ripensare alla nostra esperienza di solidarietà»
Laura: «Dell’enciclica Fratelli tutti mi colpisce la forza ma allo stesso tempo la bellezza di parole così preziose. In un tempo difficile come quello che stiamo vivendo ora le parole del Papa appaiono come una luce di speranza, contengono “le istruzioni per l’uso” per recuperare la pace e la gioia di vivere con i nostri fratelli. In questa enciclica, Francesco mette in risalto le forti contraddizioni della nostra società, è un urlo di esortazione verso una società che si sta assopendo giorno dopo giorno».
Ci sono altri temi dell’enciclica che volete mettere a fuoco?
Matteo: «Il Papa si sofferma sulle questioni dell’individualismo e della frammentarietà che sembrano segnare ormai l’umanità di questo secolo, che si rifugia nei propri interessi perché altrimenti non riuscirebbe a rimanere a galla, e così vuole esortare a superare questi meccanismi ormai introiettati e che quasi ci verrebbe da definire naturali. 3P ha sempre voluto porre il focus sull’incontro che i giovani possono sperimentare con la povertà, non si è mai proposto come gruppo di distribuzione alimentare per chi avesse più bisogno. È sempre stata questa la sua particolarità, il suo fulcro: far incontrare ai giovani dell’associazione e di tutta la diocesi quell’esclusione e quella povertà che abitano ancora e, purtroppo, in grande quantità la città di Milano. E, consci che un’esperienza abbia bisogno anche di un’elaborazione, abbiamo sempre ritenuto fondamentale il momento della Preghiera, della Messa e del Dialogo. Tutti momenti che il Papa evidenzia con necessità nella sua enciclica: non ci può essere un superamento di questa crisi se non decidiamo di aprirci veramente ad un nuovo tipo di dialogo autenticamente disposto all’ascolto (della realtà che ci circonda, dei Giovani, degli ultimi e di tutti gli altri). Ci invita, inoltre, alla preghiera, intesa come «invito ai credenti di mettersi all’opera per la fraternità e l’amicizia sociale in modo autenticamente religioso. La preghiera non è infatti una rinuncia alle proprie responsabilità, ma l’apertura nel cuore di ciascun credente di uno spazio di incontro con l’Alterità più radicale, quella di Dio».
Laura: «Mi è piaciuto molto il richiamo a san Francesco. Mentre le nostre giornate si susseguono in modo frenetico, senza pause, spesso in modo egoistico e con noi stessi come soli protagonisti, san Francesco ci dona un insegnamento straordinario: tornare alla semplicità, spogliarci del troppo che pesa e ci schiaccia e ci opprime, per aprirci a relazioni nuove e genuine, capaci di donarci una ricchezza diversa, profonda, capace colmare il nostro desiderio di gioia. Molto bello è anche il richiamo alla parabola del buon samaritano che a noi responsabili di 3P sta a cuore. L’invito che ci fa il Papa è quello di non girarci dall’altra parte ma di trovare invece il coraggio di fermarci, anche quando questo presuppone un sacrificio di tempo e di energie, quando significa esporsi allo sguardo critico degli altri».
Stiamo vivendo un momento difficile: quale è il contributo che possono portare i volontari a chi soffre maggiormente?
Matteo: «Il Papa sembra volerci proporre di accettare questo momento di disorientamento e ritrovarci e ritrovare la fratellanza. È evidente che la situazione pandemica del Covid-19 sfortunatamente, nel nostro caso, non ci permetterà di riprendere troppo presto con i turni di 3P, ma appunto potrà darci l’occasione di confrontarci, di riaprire un dialogo, di pregare, affinché questo tempo di crisi possa divenire un frutto che ci permetta di ritrovare il giusto contatto con la realtà circostante, così che quando sarà possibile, potremo tornare a proporre un’attività che faccia incontrare ai giovani quel mondo silenzioso che si nasconde tra le vie centrali del capoluogo lombardo e che avrà, forse, un bisogno maggiore di qualcuno che sia disposto a fermarsi ad aiutarlo, per quanto, nel nostro piccolo, potremo fare. In generale, non possiamo rimanere fermi, specialmente in questo momento in cui le disparità e i tipi di esclusione sembrano aumentare nella nostra società. Una riflessione approfondita sul volontariato potrebbe essere un’occasione perché questa chiusura che ci caratterizza torni ad aprirsi».
Laura: «La pandemia purtroppo ha lasciato un segno evidente in tutto il mondo. Il dolore e la morte che ha seminato non devono farci paura ma devono essere l’occasione e motivo per riscoprirci fratelli, per ricominciare a tendere le mani verso chi è vicino, perché uniti possiamo superare questo periodo.
Purtroppo, di questa situazione hanno risentito soprattutto i più deboli e i più emarginati, le fasce della società che vengono lentamente relegate agli ai margini, per poi essere dimenticate. Parlo degli anziani ma anche dei poveri, di chi aveva già perso tutto prima del virus. Ora che i progetti come 3P sono fermi non nascondo una preoccupazione per quelle persone che restano abbandonate a loro stesse, private anche di quei gesti piccoli che però potevano fare la differenza. Forse ora più che mai c’è bisogno di gesti, sguardi e parole nuove in grado di cucire le ferite aperte della nostra società. Come fare? Il Papa in questa enciclica ci spiega la soluzione più semplice, che dal buon Samaritano a san Francesco fino ad oggi resta l’unico modo: essere fratelli, abbattere i muri e accorciare le distanze. Donarsi è l’unico modo per ricevere qualcosa di immensamente più grande».
Francesca Bertuglia
Grazie a Matteo e Laura per questa preziosa e profetica testimonianza che, in un recente passato, ho avuto la fortuna di condividere in diverse stagioni con don Luca Ciotti e i giovani di 3P. Due considerazioni.
La profezia
Non c’è solo una semplice consonanza tra l’esperienza di 3P e l’enciclica Fratelli tutti (Ft) ma, sin dalla sua nascita di otto anni fa, c’è stata una intuizione profetica che Ft ha confermato. L’esperienza di 3P non nasce per risolvere i problemi dei clochard che vivono nelle vie del centro di Milano, bensì per educare i giovani, e non solo, all’incontro (non all’elemosina) con una realtà, una verità, che era, ed è, sotto gli occhi dei passanti accecati dall’indifferenza. Incontrarsi, non scontrarsi, è il primo passo per riconoscersi fratelli e sorelle. Come dice Ft siamo iper-connessi in una frammentazione spaventosa. Abbiamo fatto il pieno di connessioni e il vuoto con il prossimo perdendo il gusto di essere fratelli e sorelle. L’invito di papa Francesco a non girarsi dall’altra parte nell’esperienza di 3P è stato l’albero maestro. Una preghiera che si faceva azione e viceversa. A suo modo ha costruito il frutto prezioso del dialogo, di un ponte, con se stessi e con la realtà che ha fatto conoscere persone in difficoltà. Un ponte che costruisce l’incontro tra fratelli e sorelle. «Solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle a essere maggiormente sé stesse, si fa realmente padre» (Ft 4). Questo era san Francesco «che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi» (Ft 2). Don Roberto Malgesini dopo la Messa andava per le strade di Como ad incontrare gli esclusi, gli scartati. A loro portava caffè e biscotti, ma soprattutto portava la comunione del dialogo. Poche parole che dicevano “nonostante tutto tu sei importante”. «I poveri – dice don Roberto – sono la vera carne di Cristo»
Una segnalazione
Causa la pandemia lo scorso febbraio ho interrotto la promozione del mio ultimo libro Presepi I poveri nelle periferie di oggi, con prefazione di Gianni Borsa nuovo presidente di Azione cattolica ambrosiana. «Le pagine che forse – dice Gianni Borsa – più caratterizzano questa opera sono quelle dedicate ai “pastori di oggi”, ai nuovi personaggi del presepe di Betlemme: i poveri, i rom, i rifugiati, i senzatetto, che abitano per le strade di Milano o alla Stazione Centrale, in qualche angolo buio della metropoli o lungo i binari delle Ferrovie Nord o in altri luoghi». La «matematica di Dio», che moltiplica per divisione, si studia per le strade dove vivono i senza tetto. Per questo ho dedicato un capitolo all’esperienza delle 3P dove i giovani dell’Azione cattolica ambrosiana, da otto anni, invitano i senza tetto del centro di Milano per il pranzo di fine anno. «Ieri – dice don Luca Ciotti – una mamma ci ha preparato alcune cose dicendomi “la carne e la pasta che ho cucinato è la stessa che ho preso per cucinare per noi e per il primo dell’anno”. Questo per dire se il povero è Gesù, bisogna trattarlo da Dio». Il libro termina con la cronaca dell’imponente manifestazione degli studenti milanesi del 27 settembre ’19 contro il degrado ambientale nel pianeta terra. L’intuizione della giovanissima leader mondiale, Greta Thumberg è stata quella di dire ai potenti del mondo che i giovani sono poveri di futuro ma lo stanno costruendo. Nel volume pubblico le fotografie di molte persone citate e conosciute personalmente.
* Silvio Mengotto, Presepi I poveri nelle periferie di oggi, Copyright 2020, Il MIO LIBRO, GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
In questo linkato potete ordinare l’acquisto del libro:
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/530597/presepi/
Se desiderate copie del libro scrivete al seguente indirizzo email: silviogriot@hotmail.com