Quale futuro per la chiesa ambrosiana, italiana ed europea? Con questo ambizioso interrogativo ha preso le mosse l’incontro del 6 gennaio del gruppo “AC International”, formato da alcuni soci dell’Azione cattolica ambrosiana che attualmente vivono all’estero.
Da qualche mese il gruppo segue l’itinerario adulti incontrandosi via Zoom, con l’obiettivo di riflettere alla luce dell’esperienza associativa sulla vita da cristiani in realtà estere molto diverse da quella ambrosiana. Il percorso, che ha vissuto dei primi mesi di “rodaggio” e verrà a breve esteso ad altri “espatriati” (eventuali interessati possono rivolgersi alla segreteria diocesana), ha dunque avuto il suo primo incontro “dal vivo” il giorno dell’Epifania a Castelveccana. Ad esso hanno partecipato anche il presidente diocesano Gianni Borsa, il parroco locale don Luca Ciotti, già assistente diocesano dei giovani di Ac, ed alcuni soci della zona.
Gli interventi
Il confronto ha avuto inizio con l’intervento di alcuni dei partecipanti, che hanno presentato la situazione ecclesiale nei loro luoghi di residenza (Germania, Belgio, Irlanda e Iraq). In seguito, Borsa ha sottolineato alcune evidenti difficoltà della pastorale, invitando a viverle come occasione per rilanciare la proposta di Chiesa a partire da ciò che è essenziale. In questo senso, ha indicato le tre parole dell’Ac – pregare, pensare, appassionarsi – come delle vere e proprie linee guida per questi tempi di trasformazione e ripensamento del ruolo della Chiesa e dell’associazione.
Una Chiesa di figli amati
Su una simile lunghezza d’onda anche l’intervento di don Luca, che ha invitato a non affrontare lo svuotamento delle nostre parrocchie (o il calo del numero dei sacerdoti) come una corsa a “tappare i buchi”.
“Questo tempo – ha detto don Luca – ci sfida ad immaginare una Chiesa che non sia piú solo preoccupata di “fare delle cose”. Ma come modificare un volto di Chiesa che non piace più ai giovani e che sembra muta sulle questioni che toccano la vita come la sostenibilità e la cura di chi è fragile? Sogno una Chiesa costituita da figli amati che, vivendo nel mondo, sappiano cogliere ciò che dá gioia e ciò che fa preoccupare della vita, e sappiano compiere scelte che profumino di Vangelo.”
Vivere la fede nel mondo
“Con questo invito a vivere la nostra fede “nel mondo” – un mondo per noi molto ampio – ci apprestiamo a continuare il nostro percorso insieme”, sostiene Giulia Vilone, originaria di Samarate e residente a Dublino. “Vogliamo trovare nuovi modi di confrontarci con le nostre comunità parrocchiali adottive con le quali non condividiamo la lingua, la liturgia e il substrato culturale. Queste sono le sfide che quotidianamente dobbiamo affrontare per continuare a sentirci parte della Chiesa e non delle pecorelle smarrite.” Si tratta di sfide che arricchiscono, perché consentono di sperimentare nuovi modi di vivere la spiritualità cristiana e di vivere la fede non come un’abitudine. “Queste sfide si affrontano meglio se vissute insieme ad altri amici”, continua Vilone. “Chi condivide la stessa situazione può meglio comprendere le difficoltà di doversi adattare ad una Chiesa diversa ed estranea a quella a cui siamo stati abituati.”
Giacomo Cossa ed Egle Mambretti dalla Germania