“Adulti nel cambiamento d’epoca” …Grazie al contributo stimolante della teologa Serena Noceti abbiamo affrontato, all’interno dei Cantieri Adulti, sabato 10 giugno, un tema che ci interpella fortemente in un tempo di “Chiesa in transizione”. Oggi, pur forti delle intuizioni del Concilio e incamminati sulla via sinodale aperta da papa Francesco, non abbiamo superato del tutto il modello di Chiesa di stampo tridentino. Siamo in una fase di paura e di attesa, la fase dell’”intanto”: da un lato una possibile transizione trasformativa, dall’altro una crisi rilevante di partecipazione con un terzo degli abituali praticanti di tutte le fasce d’età che, dopo il lockdown, non sono tornati ad una pratica regolare, ad un’appartenenza ecclesiale attiva. La passione per il già conosciuto, l’abitudine alla standardizzazione e alla ripetizione non sono state superate dallo slancio creativo e innovativo espresso attraverso tante iniziative di Chiesa domestica vissute durante il lockdown.
Il passaggio all’età adulta, ha sottolineato la teologa, richiede la transizione dall’autonomia giovanile ad un responsabile sviluppo di sé non predeterminato, ma che prevede interruzioni, fasi diverse, un “forse, può essere, non è detto”. Ecco allora immaginabile la transizione dall’ ”appartenenza/permanenza” alla “proposta”, alla sfida dell’attenzione ai cosiddetti “ricomincianti”, a coloro cioè, che in forme e modalità diverse, si riavvicinano, ricominciano per tornare ad essere membri della comunità.
Quali adulti nel cambiamento d’epoca?
Adulti con-vocati a vivere un processo in cui “adulti si diventa, insieme” attraverso la proposta di un annuncio che tocca l’umano nei suoi aspetti di vita che potrebbero essere quelli individuati e approfonditi nel Convegno ecclesiale di Verona, dal binomio lavoro-festa alla fragilità, dagli affetti alla tradizione e alla cittadinanza. Tutto ciò con l’obiettivo di iniziare alla vita cristiana coeducandoci permanentemente ad essa e offrendo ai “ricomincianti” luoghi in cui sostare per ripensare, per rivedere ciò che stanno vivendo attraverso il confronto con l’altro pensante.
Adulti pro-vocati da uno stile significativo ed efficace, da esperienze che aiutino a cambiare, da intense opportunità che possano sorprendere ed appassionarci al Regno di Dio. Da qui una forma ecclesiale, anche associativa, policentrica, che curi la persona, che aiuti a leggere la realtà della vita vedendo in essa il volto di Dio, un Dio nascosto che, attraverso la trama dell’umano, si rivela, consegna se stesso.
Di che cosa hanno bisogno la Chiesa, l’Azione cattolica per ricevere la vita, essere nella vita, trasmettere la vita?
Serena Noceti ci ha stimolato ad essere:
- Adulti che sappiano ri-evocare la parola della vita. Sullo stile di Gesù siamo chiamati sì a rispondere ai bisogni della vita ma, al contempo, ci viene chiesto di offrire una Parola che dischiuda la vita come vita definitiva e che vada oltre la risposta al bisogno: siamo chiamati a offrire una proposta che sempre chiede l’oltre e che sempre annuncia l’oltre. Appartiene a noi il compito di mediare il Vangelo e di continuare la missione messianica di Gesù.
- Adulti che sappiano in-vocare per avere la vita in abbondanza. Siamo inviati a vivere, come cristiani, esperienze autentiche e non narcisistiche. Il tempo della pandemia ci ha fatto vivere nuove sperimentazioni che dobbiamo ora avere il coraggio di riproporre nella vita della comunità. E quando, per esempio, nel rito annunciamo e sperimentiamo l’anticipazione del Regno di Dio, sperimentiamo la vita in abbondanza che travalica l’esperienza e i desideri che abbiamo a livello individuale.
- Adulti che vivano la loro vocazione secondo la promessa della vita. Seren Noceti ci ha richiamato alle parole pronunciate da Paolo che aprono la II° Lettera a Timoteo “Paolo, Apostolo di Cristo, secondo la volontà di Dio, secondo la promessa di vita che è in Cristo Gesù”. E’ bello pensare che l’adulto, oggi, quello che annuncia, quello che viene provocato, quello che si coinvolge, in fondo si trova chiamato ad una promessa di vita pur dentro un tempo di contingenza e di fragilità. E’ importante annunciare una promessa di compimento perché, come afferma Bonhoeffer, le risposte, la responsabilità, le capacità di rispondere ai problemi e alla realtà si misurano sempre nel futuro.
Quale la responsabilità dell’Azione cattolica?
Serena Noceti ci ha esortati, come Ac, ad avere una responsabilità non solo di annuncio adulto, ma anche una responsabilità politica (nel senso forte della parola): c’è una responsabilità formativa che non può trascurare il Noi, ma deve assumere una responsabilità pubblica. Da sempre l’Ac è luogo di formazione alla democrazia partecipativa, è luogo di formazione al politico e della classe politica, luogo di pensanti. Che sia nella cultura italiana, nello Stato italiano o nella Chiesa italiana, la responsabilità dell’Ac è quella di offrire uno spazio di interlocuzione come soggetti pensanti perchè ci sia una formazione alla democrazia partecipativa e al senso politico dell’uomo. Ecco allora quanto la Noceti ci ha stimolato a testimoniare rifacendosi al n° 9 della Lumen Gentium “ Occorre portare una parola altra, profetica, provocatoria e una parola di speranza comune. Perché? Perché in Lumen gentium quando si parla del popolo di Dio, si dice a che cosa siamo chiamati cioè alla vocazione che è sempre una con-vocazione. Perché si dice che Dio volle salvare gli uomini non individualmente ma formando di loro un popolo che lo riconoscesse nella verità e nella santità. L’ultima parola è dunque vocazione ma in realtà è con-vocazione che è propria della vostra associazione.”
Una provocazione, quella di Serena Noceti al Settore Adulti della nostra Associazione a saper uscire dagli schemi, a raccontarsi in modo nuovo, ad una formazione continua ed insieme, ad una flessibilità nel progettare sapendo cogliere segni dei tempi.
Chiara Grossi