“Non esiste il liberatore, ma uomini e donne che si liberano”
Alla vigila della Giornata della Memoria, il nuovo documentario Storie di ribelli per amore, realizzato dalla Fondazione Culturale Ambrosianeum si pone l’obiettivo di affrontare i temi quali la libertà, la memoria e la coscienza.
Ho conosciuto e intervistato don Giovanni Barbareschi, ogni volta la sua testimonianza ruotava attorno al tema della libertà che condizionò le scelte della sua vita. Don Giovanni Barbareschi divenne un ribelle per amore per riconquistarla! Il giovanissimo Giovanni Barbareschi, tornato dalla Messa domenicale disse a suo padre di essere orgoglioso di aver partecipato alla Messa vestito da balilla con il fez sulla testa. Suo padre gli disse che quella Messa non vale niente perché obbligati a parteciparvi, “non siete liberi”. Una libertà mai scontata, ma da difendere e conquistare ogni giorno. Questa scelta di libertà è raccontata nello straordinario documentario dove racconta la scelta antifascista del giovane sacerdote, condivisa con altri protagonisti della Resistenza cattolica a Milano. Il documentario nasce da una idea di Marco Garzonio e diretto da Simone Pizzi su soggetto di Giacomo Perego.
Lo scopo del docufilm
Lo scopo del docufilm è quello di affrontare i temi della libertà, la memoria, la coscienza e sulle ragioni che portarono uomini e donne a scegliere la Resistenza. Per Marco Garzonio è anche una “operazione di riconoscenza” personale verso don Giovanni Barbareschi suo insegnante di religione liceale a Milano. Tutte le testimonianze ricordano l’impegno antifascista della famiglia Falck che, in clandestinità, finanziava la Resistenza. Il filmato inizia dal racconto umano di don Giovanni Barbareschi (1922 – 2018) e dalla voce di molti testimoni – alcuni nel frattempo defunti – che si impegnarono per la liberazione dal nazifascismo: Carlo “BINGO” Orlandini, don Giorgio Colombo, don Giovanni Barbareschi, Erica Del Bianco, Gianluca Devoto, Giorgio Bagliani, Marco Garzonio, Natale “TINO” Perin, Pia Majno Uccelli Di Nemi e Tina Anselmi.
Le immagini, che incrociano i ricordi, fanno memoria della intensa attività clandestina, sostenuta dal cardinale Schuster, della Aquile Randagie (Oscar) che, grazie al coraggio degli organizzatori, tra questi anche don Giovanni Barbareschi, riuscirono a salvare in Svizzera oltre 2000 persone tra ebrei, sbandati, renitenti alla leva fantoccio di Salò, partigiani alla macchia. Con l’uso di un drone il documentario propone delle straordinarie riprese del rifugio Capanna Bertacchi al lago Emet, meta per oltrepassare il vicino confine svizzero, in alta Valle Spluga. A don Giovanni Barbareschi non fu risparmiato né il carcere, né la tortura a San Vittore. In modo rocambolesco il sacerdote salvò la vita al colonnello delle SS Eugenio Dollman, cattolico e spia al servizio degli americani.
Il lavoro della memoria
Oggi il lavoro della memoria risulta faticoso, a volte fastidioso. Lo spirito di pacificazione non è amnesia. Le memorie sono scomode perché raccontano la storia di chi non si è voluto voltare dall’altra parte. Non c’è mai abbastanza memoria, per questo il docufilm aiuta a tenere accesa la luce della memoria che ricorda il sacrificò di chi riconquistò la libertà che, ancora oggi, respiriamo. Il docufilm, della durata di 45 minuti, ha un taglio pensato in particolare per i giovani, le scuole, gli oratori e i gruppi giovanili. Vuole comunicare loro il senso della libertà. Come ha insegnato don Giovanni Barbareschi, la libertà non ci viene data una volta e per sempre ma va ogni giorno difesa, riconquistata permanentemente. La frase stampata sul giornale clandestino Il Ribelle “Non esiste il liberatore, ma uomini e donne che si liberano” si rivolge ancora ai giovani d’oggi cui il documentario è destinato.
Silvio Mengotto
Per organizzare una proiezione
Fondazione Culturale Ambrosianeum | Via delle Ore, 3 – 20122 Milano. | Tel. 02.86464053 | mail: info@ambrosianeum.org | www.ambrosianeum.org