Bisogna celebrare la Messa non più come obbligo ma come desiderio. Si deve “abbandonare la prospettiva – dice don Luigi Galli Stampino – del precetto per entrare nella logica che è indispensabile per vivere. Dalla tradizione bisogna entrare nella logica della convinzione”
L’Arcivescovo Mario Delpini ha invitato a riflettere sul tema della Chiesa: Unita, Libera, Lieta. Per l’Avvento l’Aziona Cattolica del Decanato di Turro ha organizzato diversi incontri di approfondimento sul tema dell’Arcivescovo a partire dal Concilio Vaticano II.
Nel primo incontro don Paolo Gessaga ha svolto il tema della Chiesa di fronte ai cambiamenti sociali ed epocali, precisando che il tema dello “scarto” di papa Francesco non è sociologico ma evangelico. Per affrontare il virus del pessimismo è necessario coltivare la vita interiore. Nel secondo incontro il tema era la Chiesa nel Vaticano II e la sua evoluzione storica. Nella stimolante relazione il prof. Giorgio Vecchio ha precisato che nella storia della Chiesa il Concilio Vaticano II non ha avuto un carattere dogmatico, ma pastorale; cioè come ripensare la Chiesa nel mondo, non fuori o lontano da esso. L’indirizzo pastorale è quello di un ribaltamento (la primavera conciliare) dove la Parola deve stare in mano a tutti, non solo ai sacerdoti, religiosi ma anche ai laici.
Nel terzo incontro il relatore don Luigi Galli (è stato assistente dei giovani, poi per gli adulti, di Azione Cattolica ambrosiana) si è soffermato sulla liturgia domenicale della Messa. Il covid ha evidenziato una situazione precaria e straordinaria. Lo svuotamento dei fedeli alla Messa domenicale nasce anni prima della pandemia che ha evidenziato e accelerato il fenomeno. “Le messe strapiene di mezzanotte – dice don Luigi Galli – a Natale sono un incubo. Bisogna abbandonare la prospettiva del precetto per entrare nella logica che la Messa è indispensabile per vivere. Dalla tradizione bisogna entrare nella logica della convinzione, dell’incontro personale. La discriminante è l’incontro personale con Gesù. Non si può amare una persona per obbligo. Lo si ama perché si desidera conoscerlo, perché lo si incontra e, soprattutto, perché il nostro cuore è sedotto, attratto, dal suo amore, altrimenti non ci può essere altra strada”
Come è possibile diminuire il divario tra fede e vita? “Non ho una idea precisa o un suggerimento. Credo che il passaggio decisivo sia un forte recupero del senso della Chiesa. Se diventa il popolo di Dio che vive insieme, che cammina insieme, che scopre il senso profondo di comunità, allora diventa quotidianità. Se invece la Chiesa è isolata dal resto, fatta dal clero e i laici ne sono parte solo in certe occasioni, è impossibile mettere insieme la fede con la vita. Credo che passa tutto attraverso la scoperta del valore ecclesiale della vita cristiana. In particolare penso al matrimonio. Se non si capisce che il matrimonio da una parte e il presbiterato dall’altra sono i due sacramenti della maturità cristiana e le colonne della vita della Chiesa, dal clericalismo non si uscirà mai e quindi ci sarà sempre la separazione tra fede e vita, che è poi tra fede e cultura, tra preti e laici, tra Chiesa e mondo, non ne veniamo a capo”
Per recuperare il senso della liturgia non crede che, ricordando C.M. Martini, la Messa debba essere celebrata nella vita quotidiana dal lunedì al sabato? “Per imparare a celebrare la Messa nella vita bisogna celebrarla bene. Il problema celebrativo della Messa è molto grosso perché i cristiani hanno perso il senso della ritualità, non riescono a dare senso ai riti, in compenso vivono una ritualità mondana dalla mattina alla sera nella vita sociale, la ritualità religiosa a loro non dice più niente. Una celebrazione fatta bene, tranquilla, lenta, piena di silenzio e di ascolto. Poi una educazione per cui questa ritualità si diffonda. Un esempio. Se i bambini non imparano o non sanno dire il significato di mangiare a tavola con i genitori, diventa un’impresa colossale spiegare loro l’eucaristia perché non hanno l’idea della convivialità. Non c’è nulla da fare. Non so da dove partire: dall’educare i genitori, i bambini, da apprendere la Messa per educare i cristiani. Le situazioni sono diverse, ma penso che per riuscire a celebrare la Messa nella vita bisogna celebrare bene la Messa”
di Silvio Mengotto