La città di Milano ai tempi del lockdown e una collana di storie vere costituiscono il filo conduttore di “L’onda lunga”, il docufilm realizzato dal giovane regista Simone Pizzi presentato, su iniziativa di Azione cattolica ambrosiana e Caritas diocesana, nella serata di martedì 15 marzo al Refettorio Ambrosiano.
La pandemia, non del tutto superata, ha spiazzato tutti e tutto: la medicina, la scuola, la società, le relazioni sociali, l’economia, la cultura, il lavoro. Mesi di dolore e ansia per tutti finché il vaccino non ha contrastato, ma non ancora debellato, il virus. Tutto dimenticato? Cosa abbiamo imparato? È cambiata la nostra vita? Come cambierà? Istituzioni e associazioni religiose e laiche si sono attivate: la ripresa ora dipende anche dall’impegno di ognuno di noi.
Con il regista Simone Pizzi alla proiezione sono intervenuti Gianni Borsa presidente di Ac, Luciano Gualzetti direttore di Caritas Ambrosiana e mons. Luca Bressan, presidente della Caritas e vicario della diocesi. Ognuno ha portato le ragioni della serata solidale. Un “Risotto con cinema” è stato servito ai numerosi presenti (il Refettorio gremito) prima della proiezione del docufilm.


Nel filmato il regista Simone Pizzi indaga storie vissute nei lunghi mesi del lockdown dove siamo stati obbligati a rimanere in casa: la badante bulgara che assiste un anziano e si ammala scoprendo di non avere sufficiente tutela; il portiere che perde il lavoro perché turisti e convegnisti non possono frequentare gli alberghi della città; una mamma immigrata che deve contenere la paura dei bambini spaventati dagli allarmi televisivi; una studentessa che, al primo anno universitario, non può assistere alle lezioni in presenza. “Ci sono nodi primari – dice il regista Simone Pizzi – da sciogliere in questo momento per poter pensare di costruire un nuovo futuro a partire dalla risposta solidale che tante realtà hanno già saputo produrre e che raccontiamo nel film”.
Oggi la solidarietà, nella sua drammatica urgenza, deve rivolgersi al popolo ucraino, al milione di profughi in maggioranza donne e bambini in fuga dalle bombe. I bambini del mondo non “capiscono” la guerra, ma la sentono, la toccano con i loro occhi, le lacrime e i sorrisi che sfidano la disperazione. Istintivamente i bambini sono i primi che “ripudiano” la guerra e la distruzione.
La serata si è conclusa con una raccolta straordinaria di offerte per sostenere le attività della Caritas per l’accoglienza dei profughi ucraini e per i bisognosi di Milano.
Silvio Mengotto