“Nei libri di storia contemporanea – dice Giorgio Vecchio – le suore non esistono. Né sono citate nei testi più specifici dedicati alla seconda guerra mondiale e alla Resistenza”. Per superare questo vuoto di memoria, nell’aprile del 2009 l’Ambrosianeum e l’Azione cattolica ambrosiana organizzarono il Convegno Le suore e la Resistenza. Gli atti sono pubblicati nel volume di Giorgio Vecchio Le suore e la Resistenza (Edit. Ambrosianeum – in dialogo) che ha messo in luce un contributo scarsamente riconosciuto e, spesso, fondamentale. La memoria storica di Milano conosce l’aiuto che sr. Enrichetta Alfieri (beatificata il 2 aprile 2011) svolse nel carcere di San Vittore, ma poco del contributo di altre suore che hanno operato nella città di Milano e in Lombardia.
A Milano le suore dimenticate che aiutarono la resistenza
All’Ospedale Maggiore di Niguarda sr. Teresa Scalpellini e sr. Giovanna Mosna collaborano nell’assistere i detenuti politici ospedalizzati. Le due suore, oltre a raccogliere materiale sanitario per partigiani ed ebrei, aiutano i medici nell’organizzare la fuga di partigiani dall’ospedale (F. Pin – O. Lorenzi, Eroine senz’armi, Scuole Grafiche Artigianelli Pavoniani, Monza, 1965). Nella rete ospedaliera di assistenza operava anche l’infermiera cattolica Maria Peron. Nell’aprile ’44, quando viene scoperta l’organizzazione antifascista, Maria Peron si dà alla macchia aggregandosi come infermiera nelle formazioni partigiane in Valdossola.
Le suore del Palazzolo
Madre Donata Castrezzati, superiora delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo di Milano, salvò la vita di molte famiglie ebree, sbandati e antifascisti. Con il tacito consenso del cardinale Ildefonso Schuster, l’Istituto delle Poverelle diventa il soggiorno clandestino degli ebrei in transito verso la Svizzera. Gli ebrei e i ricercati politici nascosti furono più di 200 nella sede di via Aldini, 165 in quella di via Gattamelata e 9 a Torre Boldone nella bergamasca dove c’era un centro di accoglienza per orfani. Nell’Istituto, come clandestina, si nascondeva la professoressa Laura Bianchini, una donna importante. Dopo la guerra viene eletta deputata alla Costituente. Nell’Istituto collabora alla pubblicazione del giornale clandestino il Ribelle. Grazie ad un provvidenziale intervento, Laura Bianchini salvò la vita alle famiglie ebree nascoste tra le macerie dell’Istituto distrutto dai bombardamenti.
Il 17 luglio 1944 la polizia tedesca effettua l’ennesima perquisizione all’Istituto, ma la Madre superiore Clara Filippini ha il tempo di salvare gli ultimi ebrei nascosti. Per diciassette giorni vennero recluse, nel carcere di San Vittore, sr. Clara Filippini e sr. Simplicia Vimercati. Con il provvidenziale intervento del cardinale Ildefonso Schuster le suore vennero liberate. Dopo la guerra Madre Donata Castrezzati viene decorata con la Croce delle Fiamme Verdi. Nel 50° anniversario di vita religiosa (1955) riceve dall’arcivescovo Giovanni Battista Montini una lettera di riconoscenza. Nell’aprile 1956 la comunità israelitica di Milano invia una lettera di ringraziamento e nel 1985 anche C.M. Martini firma un attestato di benemerenza all’opera svolta da Madre Donata Castrezzati.
La Missione germanica
Per aiutare la popolazione stremata dalla guerra papa Pio XII istituisce la Pontificia Opera d’Assistenza (POA) con lo scopo di sostenere i reduci del conflitto, una sorta di Caritas nazionale del tempo. Con questo obiettivo, due mesi dal termine della guerra, le suore del Palazzolo vennero inviate dal Vaticano al campo di sterminio di Dachau dove conobbero padre Davide Maria Turoldo.
Il 10 luglio ’45 la missione in Germania, delle suore del Palazzolo, si divide in due gruppi: Innsbruck e Dachau. “Sr. Pierina, sr. Domenica, sr. Saveria, sr. Francesca e sr. Graziana restano a Innsbruck, mentre le altre – Madre Anastasia, sr. Ildegonda, sr. Erica, sr. Pompea, sr. Erzelinda – partono per Dachau” (Università degli studi di Bergamo, Facoltà di Scienze della Formazione, corso di laurea in Educatore Sociale e di comunità, Classe n.18, La “missione germanica” delle Suore dell’Istituto Palazzolo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Relatore Prof. Marco Pellegrini, Prova finale di Marilena Caproni, Matricola n. 35966, Anno accademico 2007-2008). Ad Innsbruck le suore smistano la posta e cucinano per malati ed ex prigionieri, a Dachau le suore assistono i malati.
L’11 luglio ’45 scrivono una lettera alla Madre Generale descrivendo dettagliatamente gli orrori della guerra e del campo di concentramento. “Poi ci siamo recati nella camera dei gas, dove nell’anticamera i poveretti ricevevano un pezzetto di sapone ed una salvietta, come per illuderli che avrebbero fatto il bagno, quando poi erano dentro si chiudeva la porta e finestre, si apriva l’afflusso del gas e quei poveri martiri finivano la loro vita”. Per motivi sconosciuti la missione in Germania viene bruscamente interrotta dal Nunzio Apostolico e le suore dell’Istituto Palazzolo ritornano a Milano.
Milano, le suore e la resistenza: la Casa di Nazareth
Alcune famiglie ebree trovarono rifugio e assistenza in diverse Case dell’Istituto, compresa la Casa Madre in Corso Magenta 79. Gli ebrei erano seguiti da una suora legata al segreto. Con la collaborazione di alcuni sacerdoti fu possibile accompagnare gli ebrei in Svizzera. Nel segreto più assoluto la Casa Madre ospitava la sede del Comando dei Volontari della Libertà con lo scopo di organizzare e gestire le ultime fasi dell’insurrezione a Milano. Anche la Congregazione delle suore Orsoline di San Carlo (via Lanzone 53) svolse una intensa attività di aiuto verso gli ebrei sull’intero territorio lombardo. La rete di solidarietà era favorita dal fatto che i collegi dell’Istituto erano disseminati sui laghi confinanti con la Svizzera: Pallanza, Como, Porlezza e San Mamete. Dopo la Liberazione, la domenica del 6 maggio ’45 in piazza Castello Sforzesco, era in programma la sfilata ufficiale per festeggiare i partigiani. Il comando del CLN invitò ufficialmente le suore della Casa di Nazareth: Madre Rosa Chiarina Solari, sr. Cremona Caterina Giacometti, Madre Rita Brunetti, Madre Rosa Carmela Stocchi e sr. Rosa Luire. A caratteri cubitali il giornalista di il Popolo titola l’articolo: Due suore alla sfilata. Cospiratori in clausura.
25 aprile ’23 – Silvio Mengotto