Il futuro del lavoro: come, dove, quando? È il titolo dell’incontro tenutosi giovedì 16 settembre in via della Signora, presso la sede Acli provinciali di Milano, organizzato dall’Azione cattolica ambrosiana in collaborazione con le Acli milanesi. Ad introdurre il tema, Tomaso Ajroldi, vicepresidente Adulti di Ac. A Seguire, Alessandra Mazzei, docente unviersitaria presso lo IULM ed esperta in relazioni organizzative e di comunicazione interna, ha esposto e suggerito alcuni dati raccolti tra i soci di Ac per offrire una panoramica su ciò che lo smart working ha rappresentato in quest’ultimo anno e mezzo.
«Cosa significa realmente smart working?
In italiano non esiste una vera e propria traduzione, e l’espressione lavoro agile della legge 81/2017 non ne è sinonimo, così come non lo è il tele-lavoro», ha spiegato Giacomo Pigni, ricercatore di Diritto del lavoro. Ecco, quindi, che trattare di smart working sotto il profilo giuridico e teorico non è così immediato come si potrebbe pensare.
Silvia Negri, esperta di sicurezza sul lavoro e in ambito ambientale e portavoce della Commissione lavoro dell’Ac ambrosiana ha chiarito che «le risposte al sondaggio, fornite dalle quasi duecento persone socie di Ac, riguardavano gli aspetti più svariati del tema: la riduzione dei mezzi di trasporto (il focus sulla sostenibilità tanto cara a papa Francesco), il cambiamento nei rapporti interpersonali, l’efficienza lavorativa, le condizioni adeguate o inadeguate a seconda del contesto famigliare e della strumentazione in dotazione, la proporzione tra le ore settimanali e la retribuzione». Un ulteriore approfondimento sul legame sostenibilità-lavoro agile è stato a cura di Demetrio Macheda, esperto in sistemi di valutazione nell’ambito delle Risorse umane.
La conclusione, come si può immaginare, non è semplice: «La maggioranza degli intervistati vorrebbe che lo smart working non rimanesse una tendenza legata all’emergenza sanitaria attuale. Sognano quindi un’evoluzione delle modalità di lavoro anche ibride. Tuttavia, è chiaro che sotto l’aspetto sia teorico sia pratico si dia priorità a due fattori: la salute e la retribuzione dei lavoratori, in rapporto all’attività svolta a distanza».
Conclude Andrea Villa, presidente provinciale Acli milanesi: «Per cercare di rimettere al centro della vita sociale e collettiva i lavoratori come persone, l’Azione cattolica propone dei gruppi di lavoro, suddivisi secondo tre prospettive: modalità, socialità e valore dello smart working». Un’ampia riflessione e un approfondimento a riguardo sono il passo, seppur piccolo ma necessario, che molte associazioni potrebbero fare nel nome di un intento comune e condiviso.
Francesca Bertuglia