È ricca l’estate in casa Ac. Continuano i racconti dalla Benedicta a Santa Caterina Valfurva. Ecco il turno di Benedetta Bracchi e Sara Fumagalli, due educatrici rispettivamente del campo per 14enni (4-10 luglio) e del primo gruppo Adolescenti (9-16 luglio).
Benedetta – 20 anni, di Cormano (MI), reduce da un’esperienza annuale di volontariato presso la Casa della Carità di Milano – ci spiega che «questa è stata la prima volta a Santa Caterina in qualità di educatrice, ma avevo già partecipato ad altri turni come “animata”. Inizialmente, avevo il timore di approcciarmi a un’età così particolare e complessa come è quella dei 14enni, ma ciò che ho vissuto è stato assolutamente positivo, e dopo questa settimana mi sono sentita ricaricata». «I ragazzi iscritti erano soltanto diciassette, a questo giro, tutti appena conclusa la terza media. È un momento di passaggio, il loro, dunque abbiamo dedicato loro l’attenzione che si meritano, pronti per ricominciare – se vorranno – il prossimo anno associativo con la Notte dei Passaggi a settembre».
Il tema della settimana era Con il telescopio… per fissare le stelle. Diventiamo grandi insieme: sul libretto consegnato ai partecipanti una serie di spunti di approfondimento trasversali, per cercare di capire insieme cosa voglia dire crescere, diventare grandi. Non sono mancati i momenti di condivisione a fine giornata, gli spezzoni di film, la lettura e il silenzio personale, e nemmeno delle piccole “chicche”, come la presenza degli “angeli custodi” durante la gita, per cui ciascun ragazzo aveva l’obiettivo di conoscere più da vicino un altro (il cui nome era stato indicato in un bigliettino dagli educatori) senza mostrarsi esplicitamente. Durante la settimana sono stati ospiti per una testimonianza dei volontari del COE di Milano, l’associazione Centro Orientamento Educativo, fondata nel 1959 da don Francesco Pedretti, con l’obiettivo di promuovere cultura, dialogo, solidarietà e cooperazione internazionale.
«Il gruppo, anche a causa del numero, si è mostrato compatto e propositivo, c’era chi aveva già partecipato ai campi, chi no, ma ognuno ha cercato di mettersi in gioco come riusciva. Ad esempio, noi educatori abbiamo cercato di esser vicini il più possibile, come guida e in amicizia, e guardando alle cose concrete da parte loro abbiamo notato una buona propensione per le attività pratiche, come nell’occasione in cui i ragazzi dovevano presentare agli altri un modello di città che potesse soddisfare più necessità possibili… Anche nelle escursioni organizzate, il gruppo è rimasto soddisfatto. Partendo dalla località Forni siamo arrivati al Rifugio Branca, passando attraverso il ponte tibetano».
Sara Fumagalli, invece – di Barzanò (LC), 23 anni, infermiera, educatrice dell’AcMove – ci riporta del primo turno Ado, con partecipanti dalla prima alla terza superiore. «Noi educatori abbiamo accompagnato un gruppo di 28 ragazzi, la maggioranza del terzo anno. Secondo lo slogan, presentato sul libretto apposito, Matti da legame. Come io ho amato voi abbiamo cercato di guidare al tema così ampio e variegato delle relazioni umane. Ci siamo concentrati su quattro prospettive: famiglia, amicizia, amore, Dio. I ragazzi hanno faticato un po’ riguardo la relazione personale con Dio, ma hanno cercato ugualmente di mettersi in discussione durante i momenti di preghiera, durante il deserto (tempo di silenzio e meditazione personale) e la veglia finale. Abbiamo poi avuto il piacere di avere come testimoni una coppia di sposi, perché raccontassero della relazione amorosa».
Anche in questo turno non sono mancate le camminate nella bella cornice di Santa Caterina: di nuovo la meta del Rifugio Branca e una grigliata serale al Ponte delle Vacche. In quest’ultima occasione – ammette Sara – «si è creato un clima di perfetta convivialità, tutti parlavano, ridevano con tutti, cantavano, e ciò è stato prova del legame creatosi e consolidatosi nelle giornate precedenti». Insomma, l’umanità e la relazione con l’altro sono sempre al centro delle proposte associative a Santa Caterina, e sono ciò che rende un’esperienza meritevole di essere raccontata. Non resta che aspettare le prossime voci.
Francesca Bertuglia