«La si vive con entusiasmo sul momento. Ma il rischio è quello che solo un mese dopo questo entusiasmo si vada a perdere.»
È passato un mese dalla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona, ma sembra sicuramente passato di più, anche secondo Alessandro Ceppi che si ferma a pensare a questa esperienza vissuta come vicepresidente giovani dell’Azione cattolica ambrosiana insieme ad altri 40 ragazzi e ragazze.
«È essenziale ragionarci a mente più fredda per fare tesoro delle cose più significative».
E per Alessandro sono state sicuramente la Parola e le parole che il Papa ha pronunciato in occasione della Veglia serale. Racconta come è incoraggiante vedere che non si è soli, quando magari durante l’anno la fede viene vissuta da ciascuno come una routine, un evento così estemporaneo possa dare un forte slancio all’esperienza di fede di ciascuno.
Il gruppo Ac era insieme ad altri nel campo C02, oltre fiume, dalla parte opposta del palco centrale, sotto un cavalcavia, su un campo terroso con dei tubi un po’ improvvisati per portare l’acqua, eppure questa condizione, per nulla agevole, non ha condizionato l’entusiasmo dei tanti giovani che hanno continuato ininterrottamente a ballare e cantare, ignorando le scomodità. Alessandro tornando a casa ci ha ripensato: «In una situazione “normale” questa condizione sarebbe stata sicuramente fonte di lamentele e nervosismo e invece noi eravamo tutti entusiasti di stare insieme, di vivere quella esperienza di fede con altri giovani!».
Alessandro quali sono le parole del Papa che ti hanno colpito di più?
Alessandro recupera il suo taccuino e legge:
«La prima: “Dio ci ama così come siamo, non come vorremmo essere o come la società vorrebbe che fossimo. Così come siamo. Ci ama con i difetti che abbiamo, con i limiti che abbiamo e con il desiderio di andare avanti nella vita. Dio ci ama così”. Parole che vogliono raccontare una Chiesa che punta ad essere inclusiva e non esclusiva, una Chiesa pronta a confrontarsi con situazioni di vita che prima non avevano voce per essere ascoltate.
Non stancatevi mai di fare domande!
La seconda, che ho sottolineato ben due volte è questa e me la sono ricopiata per intero: “Non stancatevi mai di fare domande! Fare domande è giusto, anzi spesso è meglio che dare risposte, perché chi domanda resta inquieto e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima”. Spesso la comunità giovanile è additata di immobilismo, di prendere per buono ciò che le viene proposto, ed invece io credo sia importante continuare a sapersi interrogare sempre, anche nella propria visione della realtà».
AC giovani: uscire dalla propria comfort zone!
Prosegue il vicepresidente del settore Giovani: «Anche come associazione penso che si possa dare un contributo allo stimolo di questa inquietudine! Infatti vivere la dimensione associativa come la nostra è anche l’occasione di sperimentare e scoprire punti di vista differenti dai nostri. Siamo giovani di tutta la diocesi, con vissuti diversi da un gruppo di oratorio, ad esempio. Noi eravamo in 40, con diversi giovani che non conoscevano l’Azione cattolica, ed erano alla loro prima esperienza associativa. Li abbiamo subito coinvolti nel gruppo, con il piacere di conoscere persone nuove.
Credo che uscire dalla propria zona di comfort sia complesso ma sicuramente fa bene, come fa bene continuare a fare domande!».