“Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina” (Lc 21, 20). Inquieta la pagina del Vangelo di oggi, 11 ottobre, alla luce di quanto sta accadendo in Terra Santa.
Lo scellerato attacco di Hamas di sabato, la dura risposta israeliana: aggressori e aggrediti. Ma in mezzo a missili e bombe c’è la gente comune, vittima della violenza generata da decisioni che passano sopra la testa dei cittadini. Morti, feriti, ostaggi, distruzioni: nessun popolo esce vincitore da una guerra
Quanti popoli soffrono oggi per colpa di pesanti retaggi storici? Di governanti incapaci, indegni, protesi unicamente a mantenere il potere, accecati dal risentimento? Leader determinati a mantenere il proprio posto e i privilegi acquisiti…
Siria, Afghanistan, Yemen, Iraq, Iran, Nigeria, Sudan, Congo, Burkina Faso, Mozambico, Myanmar, Tigray, Kashmir, Birmania, Colombia, Haiti: è un elenco incompleto delle guerre recenti o in corso. Ma non si possono dimenticare i conflitti locali, quelli etnici, quelli a sfondo pseudo-religioso, oppure generati dagli interessi economici e dal controllo delle terre, delle materie prime, delle fonti energetiche.
Governanti nazionalisti, terroristi senza scrupoli, neocolonialisti avidi sono tutt’oggi in grado di seminare conflitti nel mondo e rovinare la vita a donne e uomini di ogni latitudine. Generando, a loro volta, povertà, soprusi, migrazioni forzate.
No, neppure da questo conflitto in Terra Santa emergerà un popolo “vincitore”. Da qualsiasi guerra i popoli escono perdenti, impoveriti, prostrati. Vale per gli ucraini come per i russi, per gli israeliani come per i palestinesi. Tutte le guerre – affermava don Primo Mazzolari nel suo “Tu non uccidere” del 1955 – sono criminali, mostruosamente sproporzionate, trappole per la povera gente, antiumane e anticristiane e “inutili stragi”. Per poi ravvisare: “Se quanto si spende per le guerre si spendesse per rimuoverne le cause, si avrebbe un accrescimento immenso di benessere, di pace, di civiltà: un accrescimento di vita”. I leader di oggi dovrebbero abbeverarsi a don Mazzolari come agli insegnamenti di Papa Francesco, che ripete: “da ogni terra si levi un’unica voce: no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace!”.
Noi di Azione Cattolica ci impegniamo a pregare per la pace, a invocare soluzioni politiche giuste e durature rispettose di ogni popolo, e a seminare pace nei nostri comportamenti quotidiani. È quel poco che possiamo fare ora: ma non rinunciamo a farlo.
Gianni Borsa
Il nostro piccolo gruppo di A. C. prega ogni lunedì per la pace nell’adorazione settimanale.