Si intitola Cristiani testimoni per la Chiesa di oggi e di domani. A confronto con Carlo Maria Martini il nuovissimo volume pubblicato dal Centro Ambrosiano, che porta le firme del teologo milanese (e socio di Ac) Marco Vergottini e del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla. Al centro della riflessione la figura del laico, la teologia del laicato, il “cristiano testimone”, il Concilio e il pensiero sempre attuale per la Chiesa d’oggi dell’arcivescovo Martini. Ne parliamo con Vergottini che interverrà all’incontro del 7 novembre presso Fondazione Ambrosianeum.
Quale obiettivo tu e il vescovo di Novara vi siete posti nel dare vita a questa iniziativa editoriale?
L’idea è stata di mettere a fuoco in un pamphlet il fatto che il concilio Vaticano II ha impresso una svolta sulla coscienza dei laici, e più ancora sull’autocoscienza della Chiesa. Tutti oggi sostengono sul piano dei principi che i laici non sono cristiani di serie B; tuttavia, all’atto pratico, esistono tuttora forti resistenze in una Chiesa troppo clericale (basti pensare alla condizione marginale delle donne!). Nondimeno è data registrare una pigrizia e una certa abulia da parte dei credenti comuni.
Detto in poche parole…
L’intenzione è stata di mostrare come una corretta teologia del popolo di Dio invalidi l’idea di una “teologia del laicato”, per suggerire una rinnovata impostazione del discorso: si tratta – a nostro giudizio – di passare dalla figura del cosiddetto “laico” a quella del “cristiano” (christifidelis).
E cosa fa guadagnare il confronto con il cardinale Martini?
Con il suo magistero e la sua opera egli si è distinto per una fattiva promozione dei fedeli laici: a) vuoi con il richiamo alla piena dignità in Cristo di tutti i credenti, uomini e donne, in quanto membra vive della Chiesa-popolo di Dio; b) vuoi per l’insistenza, nella scia del cap. VI della Dei Verbum, per cui ogni fedele abbia un largo accesso e una fattiva familiarità con le Scritture; c) vuoi nel sottolineare come l’esercizio di fede nel Signore Gesù debba farsi carico della testimonianza evangelica nelle pieghe della vita quotidiana, sociale e civile.
In concreto, come si articola il libro?
In una prima parte, di taglio teologico, io e l’amico don Franco Giulio – vescovo di Novara – proponiamo tre saggi: 1) Congedo dalla figura del «laico» e approdo al «cristiano testimone» (M. Vergottini); 2) Carlo Maria Martini: ripensare in radice la questione dei laici (Marco Vergottini); 3) Essere cristiani testimoni oggi (F.G. Brambilla). Segue poi una seconda parte antologica, che riporta tre interventi di Martini: 1) Chi è il cristiano (1969); 2) La spiritualità laicale (1982); 3) Il cammino del discepolo (1987).
Proponici una citazione bruciante dell’arcivescovo Martini.
La estraggo dall’omelia in Università Cattolica per il primo anniversario della morte del prof. Giuseppe Lazzati. L’Arcivescovo stava commentando l’episodio dell’unzione a Betania, che precede i racconti della passione.
Diceva: «Il gesto del versare il profumo è quello che, in altre parole evangeliche, appare, per esempio, come il vino alle nozze di Cana. È il superfluo necessario, è quel “di più” che potrebbe non esserci e che però indica l’umanità che si dona con autenticità di amore, di affezione, di affettuosità, di simpatia, di disponibilità, di spreco, al limite, ma perché la persona vale più di tutto, ha un valore inestimabile! E quindi il segno del valore della persona e del primato dell’incontro personale. Di fatto Gesù, volendo definire l’azione della donna, che è criticata dai discepoli, la chiama “opera bella”».