Venerdì 20 settembre, nella chiesa di San Satiro a Milano, si è tenuto un momento di riflessione e preghiera, durante il quale l’Azione cattolica ambrosiana ha presentato la proposta della Lectio 2024-2025. I cinque incontri vanno sotto il titolo complessivo “Nel viaggio, la benedizione. La parabola di Tobia”. L’appuntamento ha visto un alternarsi di bravi biblici e testi per la meditazione (letti da Ilaria e Giorgio), accompagnati dalle musiche dell’Ensemble Qiqajon del maestro Roberto Arzuffi. La meditazione dell’arcivescovo Mario Delpini ha impreziosito la serata. Ne riportiamo il video e il testo.
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Chi ha bussato alla porta? Chi chiede di entrare?
Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (Ap 3,20).
In principio c’è il desiderio di Gesù di entrare nella nostra vita e di costruire quell’amicizia che cerca la conversazione e la confidenza. Il bussare di Gesù alla porta di una casa, alla porta della tua vita, assume forme diverse: è la proposta della comunità, è l’esempio di altri, è un evento clamoroso, è un invito personale.
È sempre Gesù che bussa.
C’è il pericolo della distrazione: in casa c’è tanto rumore che il bussare non si sente…
C’è il pericolo della paura e del sospetto: che cosa viene a fare? vuole forse disturbarmi?
È sempre Gesù che bussa: c’è la grazia di vivere il rapporto con Dio condotti dall’amicizia di Gesù.
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Che cos’è la sete?
La sete cerca l’acqua. Quando trova l’acqua e la beve, riconosce che proprio di questo aveva bisogno, l’acqua corrisponde alla sua necessità. C’è dunque qualche cosa che manca e che è però necessario per vivere.
L’immagine della sete si rivela adeguata a dire dell’uomo e del suo rapporto con Dio, secondo la parola del salmista:
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua (Sal 63,2).
Altre immagini offrono parole di preghiera e poesia: infatti abbiamo bisogno, come il giovane Tobi, di una guida per percorrere vie sconosciute; abbiamo bisogno della luce, della lampada per camminare.
La Parola di Dio si rivela un modo con cui il Signore disseta, orienta, accompagna, illumina. Se manca la sete, se non c’è un desiderio come quello dell’essenziale, se non ci sono domande, la Parola può essere annunciata, ma cade come il seme sulla strada.
L’aridità di un terreno senz’acqua, cioè l’infelicità dell’città che ha deciso di fare a meno di Dio, cerca surrogati e anestetici. Poiché il vuoto è insopportabile, si devono trovare i modi per riempirlo di cose, di attività, di distrazioni, di piaceri.
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Che cosa dire della fonte?
Possiamo quindi parlare della fonte, cioè di quell’offrirsi dell’acqua che disseta. La canalizzazione dell’acqua è un’opera di persone che consente all’assetato di attingere l’acqua.
L’analogia può essere esplorata per parlare delle Scritture, opera di autori ispirati, attraverso i quali la Parola di Dio diventa lampada per i passi verso la terra promessa.
È quindi necessario aprire le Scritture e ascoltare gli autori sacri. È però il Signore colui che ci parla e colui di cui abbiamo bisogno.
La lectio non deve essere una tecnica che sequestra tutta l’attenzione e impegna tutte le forze per leggere un libro. Piuttosto è il cammino per incontrare Gesù: che cosa mi vuoi dire? A che cosa mi chiami? Quali risposte offri alle domande che mi inquietano?
Ci può essere anche la tentazione di essere così impegnati a studiare il testo da non avere interesse per il Signore che nel testo parla per rendere partecipe delle sue confidenze, per chiamare all’amicizia e alla conoscenza del Padre.
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A proposito del cammino, delle molte strade, della meta desiderabile.
La lectio è una conversazione che rende partecipi dell’intimità di Gesù, il Verbo di Dio.
Diventa quindi possibile intendere la promessa e l’invito alla sequela che possono dare forma alla libertà e decidere la vita.
La vita si deve intendere come vocazione perché si entra nella vita perché chiamati e tutti i figli degli uomini sono chiamati ad essere figli di Dio nel Figlio Gesù. Non si tratta però di un istante, ma di un cammino in cui ogni passo è necessario, ma il passo che si compie oggi non è la consegna a un binario che costringe in una direzione predefinita a rischio di deragliare. Piuttosto nella scelta piccola o nella grande decisione la familiarità con la parola di Dio e la conversazione con Gesù orienta in una direzione, provoca a far fruttificare i talenti, rende coscienti dei peccati e corregge con la parola forte del profeta o con il suggerimento amabile dell’amico o l’illuminazione rivelatrice della gloria.
La tentazione diffusa è quella di vivere nell’illusione di una libertà disorientata, quindi di uno smarrimento, costretti a procedere dall’inarrestabile scorrere del tempo, dalla pressione sociale, dall’ardere di una passione, dall’oppressione di una depressione.
Al contrario il Signore è il mio pastore: non mi costringe su una strada, ma mi accompagna a pascoli fecondi di ogni bene.