Inerti, stanchi, ciechi e rassegnati, disillusi dalla vita, abbandonati al corso degli eventi. In maggioranza convinti che l’Italia sia in declino, incapaci di reagire alla drammatica crisi demografica, con tanti giovani in fuga dal Paese, timorosi di essere travolti da una guerra. Privi di ideali e appagati dalla ricerca di uno spicchio di benessere quotidiano, gli italiani si afflosciano, incapaci perfino di desiderare. Questo, in sintesi, rileva la relazione annuale del Censis. Alla luce di questa impietosa fotografia meglio si comprende il messaggio che l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha rivolto alla città e alla diocesi in occasione dei Vespri alla vigilia della solennità di sant’Ambrogio: Il coraggio uno se lo può dare – Per una pratica della fiducia.
Contro l’epidemia della paura
Un vibrante invito a “cercare l’ispirazione per reagire alla mediocrità e alla rassegnazione”. Dopo il Covid la nostra società è pervasa da un’epidemia, quella della paura che contagia tutto seminando rabbia aggressiva, sfiducia che trattiene dal decidere, intraprendere e donare. La drammatica crisi demografica è anche figlia di questo contesto, abilmente manipolato da cinici seminatori di terrore per trarre profitti da un corpo sociale sfibrato e “congeniale a coltivare individualismi che giovano ai mercanti e alle ambizioni autoritarie”.
Ricordando il pavido don Abbondio che crede di essere saggio ritenendo che il coraggio “uno non se lo può dare”, il nostro Vescovo invece ritiene saggio darsi ragioni e condizioni per avere coraggio e praticare la fiducia. Occorrono reazioni di fede, morali, culturali e comunicative invitando i media a non fare solo cassa di risonanza “di problematiche spaventose, di prospettive preoccupanti”.
La fiducia necessaria
Il Vescovo quindi sottolinea: “Per una comunità, per una città, per un Paese la fiducia è una condizione irrinunciabile per una coesistenza pacifica delle persone, delle culture, delle religioni. La fiducia è un atteggiamento necessario per affrontare le sfide di oggi e per andare verso il futuro. La fiducia è l’antidoto per contrastare il declino della nostra civiltà […] Con la paura si invoca l’immunità, per difendersi dall’altro. Con la fiducia invochiamo la comunità, che è difesa dell’altro”.
E in questo senso, ammonisce, il senso della trascendenza della vita – la fiducia in Dio – è un elemento prezioso che nutre la fiducia e non “un fastidio” che va censurato. Se la pratica cristiana non è superficiale e convenzionale, Gesù ispira una fiducia incrollabile. Il beato Pier Giorgio Frassati diceva: “L’avvenire è nelle mani di Dio e meglio di così non potrebbe andare”.
L’appello alla città
Mons. Delpini rivolge un appello alla città: “Ci saranno ancora, a Milano, uomini e donne che si fanno avanti per seminare fiducia? Ci saranno uomini e donne che aiutano la città a cambiare aria perché sono onesti, sinceri, dediti al bene comune, affidabili nelle parole che dicono, trasparenti nel loro operare, virtuosi senza esibizionismi, costanti senza testardaggine, pronti alle responsabilità senza arrivismi? Ci saranno uomini e donne pronti a contribuire al presente e al futuro della città promuovendo un umanesimo della fiducia, che non si curano per prima cosa di rendere attraente la città dando fiducia agli investitori, ma sono convinti che la città avrà un futuro se avrà abitanti, se avrà bambini, se custodirà rapporti di solidarietà, di buon vicinato, di corresponsabilità?”.
Non dobbiamo lasciarci prendere da tristezza e rassegnazione. Nulla è scontato e deciso, il destino non è per forza destinato al peggio. Ogni epoca ha i suoi travagli, ogni tempo ha la sua resurrezione. Raccogliamo quindi l’invito del Vescovo: “Eccoci, noi ci facciamo avanti. Saremo seminatori di fiducia!”.
Alberto Mattioli, membro del Consiglio Diocesano di Azione cattolica ambrosiana