“Noi cristiani vorremmo essere cittadini di un’Europa protagonista nell’opera di pace e di sviluppo dei popoli, vorremmo coltivare e tenere vivo il sogno dei padri fondatori, per evitare che la cultura europea sia impostata sul mero individualismo, sugli imperativi del mercato, sugli egoismi nazionali. Perciò sentiamo il dovere di vivere anche l’appuntamento elettorale di giugno con responsabile partecipazione”. Lo afferma mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, presentando alla diocesi il documento sulle prossime elezioni europee elaborato, discusso e approvato all’unanimità dal Consiglio pastorale diocesano. “Per questi motivi – dichiara mons. Delpini – ho accolto con favore l’idea del Consiglio pastorale diocesano di elaborare, nel corso dell’ultima sessione svoltasi a febbraio, il breve testo/appello rivolto a tutte le comunità cristiane”.
“Ora è compito di tutti contribuire alla circolazione di tale documento – precisa l’arcivescovo – e alla promozione di occasioni per approfondirne e svilupparne ulteriormente i contenuti: nelle parrocchie e nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali, e – perché no? – anche in contesti non ecclesiali ma in cui i cristiani sono attivamente presenti. Qualunque documento, seppure ben redatto, per arrivare allo scopo non deve rimanere un foglio stampato, ma ha necessità di avere le gambe che lo fanno circolare e la faccia di qualcuno che ci crede in prima persona”.
“L’Europa comunitaria nasce da un sogno”: comincia con queste parole il documento del Consiglio pastorale diocesano. “Un sogno di pace, giustizia, solidarietà con al centro il valore assoluto della persona e della sua dignità. L’Europa non è, né può essere solo uno spazio economico. Oggi godiamo dei frutti di questo processo storico e politico: la pace, la democrazia, la libertà, lo sviluppo, il sistema di protezione sociale, ma nessuna di queste acquisizioni può essere data per scontata né garantita per sempre”.
L’“esperimento” europeo “è la costruzione di un luogo di incontro e dialogo tra popoli, culture, religioni differenti. Auspichiamo in particolare che l’Unione europea faccia proprio un compiuto senso di laicità che affermi e consenta l’effettivo pluralismo di ogni espressione culturale e religiosa anche nello spazio pubblico”, vi si afferma. “Questa Europa ci appassiona, ne sentiamo il bisogno, il mondo ne ha bisogno, soprattutto oggi in un contesto internazionale segnato da conflitti, dalla rinascita di particolarismi, nazionalismi, populismi. Anche i giovani ci indicano una casa da abitare, una opportunità da cogliere, una promessa da compiere, un orizzonte per il quale spendersi”.
Il processo di integrazione europea “è avanzato in questi 70 anni con fasi di accelerazioni e altre di rallentamento. Di fronte alle ultime prove l’Unione europea ha risposto in modo differenziato: ad esempio rigidamente nella crisi finanziaria del 2008, con forti ripercussioni sociali; in modo coraggioso, solidale ed efficace in risposta alla pandemia”, afferma ancora il Consiglio pastorale della diocesi. “In gioco oggi c’è l’idea di Europa che desideriamo per il futuro. L’Europa infatti è un processo aperto che chiama in causa il nostro protagonismo e anche il nostro contributo critico, di fronte alle grandi sfide perché si possa costruire un’Europa coesa e maggiormente integrata”.
Le grandi transizioni in atto, che definiscono il “cambiamento d’epoca” che attraversiamo, “chiedono la partecipazione e il contributo fattivo dei cristiani, fra queste: questione demografica, disuguaglianze da sanare, diritti da garantire, fenomeni migratori da affrontare insieme, ambiente da tutelare, rivoluzione digitale da governare, una politica estera di cooperazione e di pace sulla base del diritto internazionale”.
“La comunità cristiana – sostiene il documento ambrosiano – avverte la responsabilità di portare il proprio contributo a questo processo: è il patrimonio che va dai santi patroni dell’Europa ai ‘padri fondatori’, all’intero magistero della Chiesa, fino all’impegno quotidiano, motivato e coerente, di tanti credenti che si spendono nella società e nella politica. Un patrimonio da riscoprire, vivere e testimoniare. Un messaggio di fiducia e di speranza che ha accompagnato sin dagli esordi il cammino verso l’Europa unita, improntata ai principi di solidarietà e sussidiarietà”.
“Come comunità cristiana ci sentiamo chiamati a custodire e vivere nelle nostre realtà questo grande progetto assumendo alcuni impegni: costruire con tutti spazi di incontro e dialogo finalizzati alla edificazione del bene comune; organizzare incontri di conoscenza e approfondimento delle sfide che l’Europa ha di fronte a sé; valorizzare e rilanciare nei nostri territori il dialogo ecumenico e interreligioso”. In questo senso “l’esercizio del diritto-dovere del voto è una esplicita espressione del nostro impegno e della nostra cura per la ‘casa comune’ europea. Per questo l’8 e 9 giugno ci sentiamo chiamati e invitiamo a partecipare alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo”. Infine: “Siamo tutti chiamati a ridestare il sogno europeo”.