Ha avuto un sorprendente successo di critica e di pubblico l’esordio alla regia di Paola Cortellesi. C’è ancora domani è un film che rilegge un tratto di storia, rilevandone un problema antico. Lo fa con semplicità e la giusta leggerezza che non è sinonimo di superficialità. Soprattutto, lo fa con uno sguardo pieno di speranza. Francamente ne avevamo bisogno, immensamente bisogno, in questa stagione di guerra e violenza, di visioni binarie troppo soffocanti, senza profondità, dove è difficile fermarsi e provare a rimettere in ordine i pensieri.
L’invito dell’Avvento
C’è ancora domani, in fondo è l’invito dell’Avvento. Un invito ad andare oltre, a non fermarsi. La Parola evangelica che ne accompagna l’avvio ci suggerisce proprio questo. Uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta». Accade, nella vita personale e del mondo, di accorgersi che qualcosa si sta sgretolando, che ha fatto il suo tempo, che ha bisogno di altre partenze o ripartenze. La domanda su ciò che si perde e su quanto si perde, come, d’altra parte, quella sul “quando” tutto questo deve avvenire, rischia, in questi frangenti, di imbrigliare ogni cosa, di metterci in stallo. Per questo Gesù dice loro: Badate che nessuno v’inganni! L’invito, piuttosto, è ad andare altrove, a rimettersi sempre in cammino: Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto (Mc 13, 21-23).
Chiamati a seguire Gesù
Sorprende il fatto che non lo si possa identificare in un luogo soltanto. Non è né qui né là, o lo è già stato, non lo si può trattenere, non ce ne si può impadronire. Di fatto, Egli passa e va altrove, invitando sempre i suoi discepoli a seguirlo. Insomma, non è mai possibile localizzarlo del tutto! È questo il suo singolare modo di mostrarsi. Gesù appare “in mezzo” ai suoi discepoli e alla folla, ma assomiglia a un centro mobile, in continuo transito. Egli si manifesta dislocandosi, non insediandosi. E già questo ci dà molto da riflettere su cosa e come pensare di Lui e attorno a Lui. Sta qui il rinnovato invito dell’Avvento in questo tempo, ancora una volta, così doloroso. Siamo chiamati a seguire Gesù, ma, come è accaduto ai discepoli, non appena lo abbiamo raggiunto, siamo sollecitati a seguirlo «altrove». Come per i discepoli di Emmaus, siamo sempre in viaggio con Lui, anche quando Egli sparisce dalla nostra vista (Luca 24).
La gioia fatta di niente
Ma questo rinnovato invito a rimettersi in cammino è dentro una certezza che ci racconta dell’incredibile buona notizia dell’umanità di Dio. Come scriveva don Primo Mazzolari, Egli viene. E con Lui viene la gioia. Se lo vuoi, ti è vicino. Anche se non lo vuoi, ti è vicino. Ti parla anche se non parli. Se non l’ami, egli ti ama ancor di più. Se ti perdi, viene a cercarti. Se non sai camminare, ti porta. Se tu piangi, sei beato perché lui ti consola. Se sei povero, hai assicurato il regno dei cieli. Se hai fame e sete di giustizia, sei saziato. Se perseguitato per causa di giustizia, puoi rallegrarti ed esultare. Così entra nel mondo la gioia, attraverso un bambino che non ha niente. La gioia è fatta di niente, perché ogni uomo che viene al mondo viene a mani vuote. Cammina, lavora e soffre a mani vuote, muore e va di là a mani vuote. Il coinvolgimento di Dio precede la storia, l’avvolge e la oltrepassa, portandola al suo compimento nel suo ritorno. È il mistero dell’incarnazione e del suo Avvento. La gioia fatta di niente, che viene al mondo, come ogni uomo, a mani vuote, è la gioia incomparabile del suo venire. Ecco, Egli viene, si respira ancora, si allargano gli orizzonti ristretti dalla paura: c’è ancora domani!
Don Cristiano Passoni
Che bello, la Gioia, fatta di niente…ma Presenza!