«I ragazzi e le ragazze hanno bisogno di incontrare adulti che sappiano infondere in loro il desiderio di crescere, di diventare grandi e schiudersi a sé stessi».
È uno degli innumerevoli spunti che emergono dal volume “Come diamanti. Essere adolescenti oggi in un mondo affascinante” (Edizioni In dialogo), firmato dal pedagogista Fabrizio Travaini. Il libro offrirà l’occasione per un incontro/dibattito intergenerazionale, promosso da Azione cattolica ambrosiana, in collaborazione con il Refettorio Ambrosiano, in cui giovani e adulti potranno parlarsi, ascoltarsi, confrontarsi. L’appuntamento è per mercoledì 11 settembre, alle ore 20.30, al Refettorio ambrosiano in piazza Greco 11 a Milano (non occorre prenotarsi). Insieme all’autore interverranno Alessandra Augelli, pedagogista, don Claudio Burgio, educatore. Intermezzi musicali a cura di Rossana de Pace con Giulio Milanesi.
Abbiamo intervistato Fabrizio Travaini a partire da alcuni passaggi fondamentali del suo testo che guarda nel mondo degli adolescenti.
Nel tuo libro parti con la “metafora dell’elefante”. Cosa intendi dire?
Spesso i genitori affermano che i loro figli sono “come elefanti in un negozio di cristalli” per evidenziarne la goffaggine ed irruenza tipica dell’infanzia, rimarcando i “disastri” che combinano proprio perché troppo esagitati. Ho invertito questa similitudine, evidenziando come nell’ultimo decennio gli adolescenti sono stati descritti e pensati “come cristalli in un negozio di elefanti”, dunque estremamente fragili, in pericolo, disorientati e spaventati. Nel testo ho poi voluto esporre quattro elefanti, ovvero quattro ostacoli/pressioni/fatiche che i ragazzi e le ragazze di oggi sono costretti a dover affrontare per passare da cristalli a diamanti.
Non ci sono più gli adolescenti di una volta. Perché?
Perché gli adolescenti di una volta non sono mai esistiti. Sono stati fatti dei ritrovamenti che testimoniano come, sin dai tempi dell’antica Babilonia, passando per l’Egitto, la Grecia e giungendo fino a noi, la generazione degli adulti si è sempre lamentata di quella dei giovani. Un adulto degli anni Sessanta guardando ai giovani che inneggiavano e promuovevano la cultura hippie li etichettava come drogati senza troppi ripensamenti e i giovani che ascoltavano la musica heavy metal erano maledetti assoggettati alla musica del diavolo. Non c’è mai stata una generazione giovane che piacesse e suscitasse approvazione in quella degli adulti. Inoltre in questi ultimi decenni, sono avvenuti drastici e rapidissimi cambiamenti che hanno coinvolto pressoché ogni ambito della vita dell’uomo e che hanno inevitabilmente rimescolato le carte, scombussolato ordini, gerarchie e valori preesistenti. Questo ha portato a una ulteriore incomunicabilità tra generazioni, difficile da abitare da entrambe le parti.
“Almeno so dov’è”: frase che pronunciano talvolta i genitori a proposito del cellulare in dotazione ai ragazzi. È voler bene o solo controllo da parte di adulti a loro volta insicuri?
Non può esistere una risposta che sia univoca e granitica. Quello a cui stiamo assistendo però in questi anni è un fenomeno che Lancini ha definito “paranoicizzazione del mondo”, dunque vi è una pericolosa tendenza a vedere pericoli e minacce dappertutto e in tutte le persone. Quando noi eravamo adolescenti non eravamo controllati e geolocalizzati come molti degli adolescenti odierni, non tanto perché i nostri genitori si fidassero di più di noi, quanto perché non vi era la possibilità di accedere a questi “strumenti” e la percezione che si aveva del mondo non era quella attuale. La domanda si pone diversamente allora. Chi deve vincere, la paura o la fiducia? Ovviamente, in linea di principio, dal punto di vista pedagogico, è sempre più indicato fidarsi dei propri figli, nella consapevolezza che non si possono eliminare definitivamente i rischi che essi potrebbero incontrare negli ambienti frequentati e nelle città in cui vivono.
Adolescenti e sessualità… Gli adulti sanno testimoniare il valore della scoperta, bella e graduale, degli affetti e della corporeità?
No. Gli adulti hanno sdoganato, banalizzato e addirittura promosso la pornografia. Nel libro riporto delle statistiche rilasciate dal più famoso sito pornografico al mondo ed è lapalissiano come gli adulti siano i primi ad usufruirne massicciamente. Inoltre in tutti quei reality come Temptation Island, Too Hot to Handle, Naked Attraction e via discorrendo sono sempre e solo adulti quelli che accettano di svilire l’importanza e il valore della sincerità, della fedeltà e dell’autentico ascolto dell’altro e dei suoi bisogni più profondi. Nelle principali piattaforme d’intrattenimento proliferano film e serie tv per teenager, pensate, scritte e ideate da adulti dove si possono trovare vere e proprie scene pornografiche, relazioni fortemente sessualizzate e promiscue, morbosità per le perversioni sessuali e superficialità nel trattare l’argomento, senza alcun tipo di rilettura o tentativo di rielaborazione dei contenuti che vengono proposti. Radio e podcast su Youtube danno voce a giovani pornostar e onlyfanser in cui ciò che emerge è la facilità con cui ci si possa arricchire mercificando il proprio corpo. In aggiunta a tutto ciò, anche le pubblicità sono sempre più farcite di allusioni sessuali per prodotti commerciali che non hanno alcun tipo di pertinenza con il tema della sessualità. Per risolvere questa crescente e pervasiva pornografizzazione della società, la richiesta che si leva a gran voce è quella di inserire l’ora di educazione sessuale a scuola, così potremo stare tutti più tranquilli.
La famiglia, la scuola: siamo in grado di aiutare i nostri ragazzi a “diventare grandi”?
Solo ed esclusivamente quando tra tutti gli adulti coinvolti vi è una vera alleanza educativa. Un patto esplicitato che venga rispettato soprattutto durante le avversità e le inevitabili criticità del percorso di crescita degli adolescenti. Ad oggi ritengo che ci siano parecchi squarci da ricucire e innumerevoli ferite da lenire per poter rigenerare un terreno fertile caratterizzato da dialogo e ascolto reciproco.
“Da Dio a Io il passo è breve”. Adolescenza e fede: il Vangelo e la Chiesa sanno parlare a chi sta crescendo?
In questo momento storico preciso stiamo assistendo a una vera e propria diaspora degli adolescenti (ma anche dei giovani adulti) dalle chiese, dalla liturgia e dalla partecipazione ai sacramenti. Sacre Scritture, Antico Testamento e Vangelo suonano alle nuove generazioni come anacronistici tentativi di rispondere alle domande di senso sulla vita, non tanto perché in questi scritti non vi siano risposte autentiche, quanto perché le modalità con cui vengono loro proposte spesso non collimano con il registro comunicativo e la visione del mondo che hanno i ragazzi oggi. Quando si è provato a “stare al passo coi tempi”, seguendo lo spirito del tempo, il rischio che si è creato è stato quello di mettersi in ridicolo (preti influencer e tiktoker…) perdendo il vigore e la profondità della proposta cristiana. Nonostante queste criticità ritengo che la Chiesa saprà affrontare questa ennesima sfida che le si para davanti e troverà una chiave di volta che permetterà di rinnovarsi e rinvigorire. È auspicabile che nell’immediato futuro venga sempre più riconosciuta l’importanza della partecipazione e della responsabilizzazione dei laici in tutte le comunità. Diverso è il discorso per gli oratori, che restano ancora luoghi essenziali per riscoprire la gioia e l’entusiasmo del servizio per i più piccoli e che soprattutto in estate si ripopolano di animatori, adolescenti volenterosi di dedicare il loro tempo e le loro energie provando un’esperienza di gratuità difficilmente replicabile in altri contesti.
Gianni Borsa