Oggi, per noi italiani, non è una giornata qualsiasi. È il 25 aprile ed è una giornata di festa perché si celebra la liberazione del nostro Paese dal nazifascismo avvenuta nel 1945 al termine del secondo conflitto mondiale. È una giornata che ha segnato la rinascita d’Italia, che ci ha permesso di lasciare alle spalle vent’anni di dittatura, ci ha permesso di riappropriarci della libertà, di diventare una democrazia, di essere padroni del nostro destino.
È stato il punto di partenza di un lungo periodo di pace e di progresso per il nostro Paese e per l’Europa intera che, come vediamo dalle immagini di guerra di questi mesi, non possiamo più dare per scontato.
La democrazia, infatti, non è una conquista immutabile e fissa, ma è un percorso che va alimentato quotidianamente con la pazienza dell’ascolto, la fatica del pensare, il dialogo e la mediazione fra diversi, affinché sia consolidato nelle coscienze e nel costume delle persone.
Nelle crisi sistemiche che stanno attraversando tutta Europa si annidano e tornano a vivere i miti dell’antidemocrazia, camuffati da parole come “patria, sicurezza, sovranismo, tradizione” e purtroppo anche da alcuni riferimenti religiosi. La violenza e la paura, il razzismo e l’affermarsi di concetti disumani stanno tornando a radicarsi sempre più nella nostra società occidentale; emerge, allora, quanto più urgente e fondamentale il nostro compito di annunciare e difendere la libertà e la democrazia, il “più perfetto ma anche il più difficile sistema di autogoverno” che l’uomo abbia inventato.
La festa della Liberazione di quest’anno, visto anche quanto sta accadendo in Ucraina, ci invita a fermarci e a riflettere, a ragionare e discutere insieme sul senso del nostro stare assieme, del nostro essere Europei e Occidentali. Dal 25 aprile in poi abbiamo cominciato a elaborare una «forma essenziale e fondamentale di solidarietà umana», che richiede l’impegno libero e costante di ogni cittadino perché possa progredire e migliorare sia in libertà che in giustizia. Festeggiare oggi, nonostante tutto, significa ricordarsi della stella polare indicataci da coloro che ci hanno preceduti e che hanno dato la propria vita per noi: pur divisi dalle idee, dalle provenienze e dalle scelte politiche, dobbiamo ricordarci di essere membri della medesima comunità – umana innanzitutto – e di lavorare per la pace, il progresso e la felicità di tutti gli uomini e di tutte le donne del nostro tempo. Buona festa della Liberazione!
Alberto Ratti