Anche quest’anno, la Benedicta di Santa Caterina Valfurva ha ospitato il gruppo dei Giovani di Azione cattolica per il turno a loro dedicato, questa volta secondo il titolo Imagine. Mettiamoci in azione. Da sabato 30 luglio a mercoledì 3 agosto, una trentina di partecipanti, insieme ad alcuni adulti di riferimento, ha provato a interrogarsi su una tematica complessa quanto variegata e attuale: come possono i giovani essere parte integrante di una Chiesa accogliente? Come possono portare il proprio contributo e svecchiare ciò che a volte può risultare poco sentito e lontano?
Per scoprirlo abbiamo raccolto la testimonianza di Clarissa Pezzola – 23 anni, di Cantù, educatrice in Azione cattolica e studentessa di Lettere.
«Premettiamo che alla fine delle giornate trascorse insieme noi giovani abbiamo raccolto più domande che risposte, come era prevedibile, data la ricchezza del tema affrontato – esordisce Clarissa. Grazie a don Fabio, don Mattia (che insegna al Seminario Arcivescovile di Venegono) e Silvia Landra (per diversi anni presidente diocesana dell’associazione) ci siamo chiesti come la Chiesa possa stare al passo con i tempi, quale cambiamento vorremmo che si promuovesse».
Tra le diverse relazioni e i diversi confronti, Clarissa cita un concetto interessante riportato da don Mattia: «Nella giornata di domenica è emerso il tema delle origini della Chiesa, della Pentecoste, in cui ogni apostolo – secondo la tradizione – sembra che riceva il proprio carisma con ordine e linearità, quando in realtà ciò che non si può tralasciare è il fatto che in quel momento ci deve essere stata una grande confusione. Ognuno di quei discepoli aveva il proprio carisma, le proprie peculiarità, ognuno parlava una lingua diversa, insomma. Il discorso del don ci ha suggerito – in senso positivo – che questo agire in maniera più personale dovrebbe essere una risorsa ancora oggi nelle comunità cui apparteniamo».
In servizio, in ascolto
Riguardo il tema del servizio è stata interessante la testimonianza di Alessandro, che, su invito di Silvia Landra, ha raccontato la propria esperienza come assistente sociale presso ex l’Ospedale psichiatrico di Milano Paolo Pini. Ci dice Clarissa, «Alessandro ha riportato la sua difficoltà nel trovare la propria strada da giovane, nel sentirsi a proprio agio in un ambiente particolare, come quello in cui opera. Ma le risposte sono arrivate quando si è messo davvero in ascolto degli altri, quando ha capito che l’angolo di mondo in cui voleva stare era proprio quello».
Non sono mancate letture e approfondimenti, ad esempio facendo riferimento all’esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco o alla Lettera agli Efesini o al concetto di povertà, che in fondo appartiene a tutti noi indistintamente. Ad arricchire la settimana, i preziosi momenti di convivialità, musica e condivisione a gruppi – oltre alla splendida escursione con meta il Sunny Valley, un lodge a 2700 metri d’altezza, nel cuore della Valle dell’Alpe.
Un trampolino di lancio
E conclude Clarissa: «Cosa mi porto, quindi, a casa da questa Santa Caterina? Sicuramente la conferma che per approfondire determinate tematiche e situazioni non bastano poche giornate apposite ma anche un lavoro di ricerca e attenzione personale, e di conseguenza uno sguardo rivolto alle proprie comunità e contesti sociali di appartenenza… Santa Caterina è come un trampolino di lancio in questi termini, viene offerto uno spunto perché ognuno personalmente faccia un passo in più. Poi sta al singolo decidere se saltare oppure no, se tuffarsi con cautela o con più coraggio… Ecco, anche quest’anno ho vissuto Santa Caterina come un luogo in cui ognuno può trovare il proprio spazio per esprimere il proprio carisma».
Francesca Bertuglia