Il cuore del carisma degli studenti dell’Azione Cattolica è segnato dall’I care (“mi interesso”) di don Milani, nato proprio in contrasto al “me ne frego” fascista. L’antifascismo ce lo siamo cuciti addosso, spesso letteralmente, perché rappresenta, a parere nostro e dei nostri predecessori, un valore imprescindibile per la crescita di cittadini attenti a chi e ciò che li circonda, impegnati nella costruzione di una società che non lasci indietro nessuno. Infatti, come in molti in questi giorni stanno ricordando, l’opposizione ad ogni tentativo di richiamare dinamiche e ideali fascisti è una componente fondante della nostra Repubblica e della nostra Costituzione: su questo si mantiene unita da quasi ottant’anni la democrazia Italiana, fatta da idee politiche legittimamente anche molto diverse ma sempre tenute a rispettarsi a vicenda.
Non possiamo quindi non esprimere solidarietà alla dottoressa Savino e agli studenti coinvolti nelle vicende di Firenze degli ultimi giorni, auspicando una rettifica da parte delle istituzioni rispetto alle dichiarazioni del ministro Valditara. Affermare che l’antifascismo sia una mera posizione politica e minacciare azioni disciplinari contro l’azione educativa di una preside sfruttando una posizione di potere, non è accettabile da parte di chi dovrebbe rappresentarci.
In Azione Cattolica, grazie soprattutto all’impegno del Movimento Studenti a livello nazionale, gli studenti lavorano da tempo per mettere le proprie competenze e le proprie idee al servizio delle istituzioni, in maniera propositiva e non solo oppositiva, nonostante l’istruzione venga troppe volte messa in fondo alla scala delle priorità nel nostro Paese. Dal tema della sicurezza sul lavoro – ricordiamo Lorenzo Parelli e gli altri studenti morti in orario scolastico – a quello della salute mentale fino all’attenzione verso la salvaguardia dell’ambiente, per fare qualche esempio, dal mondo della scuola continuano a sollevarsi voci che ci offrono la possibilità di avviare una seria analisi sulle profonde crepe che la nostra società presenta. E la scuola stessa, in linea teorica, può offrire gli strumenti per sigillarle: l’educazione e la cultura, i mezzi più efficaci per permetterci di guardare ad un futuro migliore.
I recenti fatti di Firenze e le conseguenti reazioni sono, purtroppo, l’ennesimo esempio di quanto le istituzioni (a prescindere dalle forze politiche che si sono succedute alla guida del Paese) stiano perdendo occasioni preziose di crescita. In ogni aspetto della vita quotidiana, la contemporaneità sta velocemente facendo nascere nuovi bisogni e nuovi desideri che si traducono nei numerosi tentativi di smuovere le acque “dal basso”. Nel corso degli anni ci sono stati esempi virtuosi di iniziative concrete e alternative rispetto ad uno status quo insoddisfacente, ma troppo spesso solo grazie a singoli individui e piccole realtà. Queste esperienze hanno imposto riflessioni che avrebbero potuto generare un effettivo cambiamento, ma coloro che avrebbero dovuto coglierle sembrano non essere stati recettivi, ignorando – se non contrastando – tali manifestazioni. A questo proposito ci viene subito in mente la vicenda, a noi cara, della scuola di Barbiana di don Milani, sintomo del fatto che i problemi qui trattati non sono una novità.
A nostro parere gli ambienti accademici, già consapevoli di queste dinamiche, possono essere la chiave di volta nella formazione di una nuova classe dirigente sensibile alle sfide presenti e future. Nel frattempo noi, studenti e cittadini consapevoli di non poter delegare ad altri il nostro domani, continueremo a chiedere con speranza e passione di essere ascoltati ed educati. Viene però da chiedersi, quando verremo considerati?
La segreteria diocesana ACS
Dopo tanti anni di insegnamento alla scuola primaria, ora più che mai sento la necessità di sottolineare che un Paese che non è attento a bambini (scuola) e anziani è un Paese che non ha ragione di essere.
Quando uno stato non investe in cultura ed attenzione alle fasce deboli ha fallito dal punto di vista politico, sociale, umano. Certo investire in cultura non permette di raccogliere frutti economici, ma apre la strada ad una realtà in cui l’uomo è messo al centro del Creato, quel Creato di cui fatichiamo anche a custodire e proteggere in vista di chi lo abiterà (generazioni future). Auspico che le coscienze di molti giovani siano destate dal torpore di questo mondo in cui l’ indifferenza è il peccato maggiore.
Forza ragazzi, non fatevi illudere da facili mete e guadagni, perseverate nello studio e nel lavoro laborioso per cui il Creatore ci ha dato questa meravigliosa VITA!