Ha tono partecipato il racconto dei ragazzi del Viaggio ai confini appena concluso. Una settimana, dal 12 al 18 giugno, promossa dall’Azione cattolica studenti alla scoperta della Toscana per gli studenti dalla prima alla quarta superiore. A fare metaforicamente da guida durante il percorso la figura di Galileo Galilei, secondo una serie di precetti: osservare, guardarsi attorno e contemplare, formulare ipotesi, porsi domande, sperimentare, formulare una teoria, fare tesoro della propria esperienza.
«Per due anni, a causa delle motivazioni risapute, non è stato possibile organizzare il Viaggio ai confini, perciò la mia prima e ultima esperienza risaliva alla prima superiore, mentre ora ho concluso il quarto anno», esordisce Elena Pomoni (originaria di Premana in provincia di Lecco, 17 anni, studentessa di un liceo classico, educatrice Acr). «Se posso fare un confronto, quell’anno eravamo stati sulle montagne svizzere, fisicamente il viaggio era stato impegnativo per via delle passeggiate e del clima più freddo, invece ora il caso della Toscana è stato più tranquillo, con spostamenti più dilatati, utilizzando anche i mezzi pubblici. Di certo il caldo ha giovato».
Anche Simone Parini (17 anni, originario dei dintorni di Abbiategrasso, quarto anno liceo classico, educatore Acr) concorda con Elena. «Rispetto all’esperienza in Svizzera, in Toscana il viaggio è stato più “turistico”, eravamo più immersi nel contesto cittadino e culturale, e questo è stato divertente, non eravamo isolati in un luogo naturale, come tre anni fa. Pur consapevole che questo sia stato il mio secondo e ultimo Viaggio ai confini (nell’anno della maturità non si parte, ndr), non ne sento il peso, perché se avessi la possibilità di tornare in qualità di educatore, saprei che il senso del viaggio è esattamente lo stesso», commenta.
Continua Elena:
«la bellezza di questo viaggio è il fatto di avere la V maiuscola, di vivere un viaggio sia fisico sia mentale e di crescita personale allo stesso tempo. Di per sé nell’associazione è uno dei pilastri fondamentali coltivare le relazioni e i momenti di condivisione, ma essendo questo un percorso itinerante, è stato assolutamente arricchente avere la possibilità concreta e quotidiana di spalleggiarsi l’un l’altro, unire – per così dire – la teoria alla pratica».
Condivisione come cuore dell’esperienza
Anche Simone cita la condivisione come cuore dell’esperienza: «Durante questa permanenza in Toscana mi sono stupito di molte cose, innanzitutto, trovandomi tra i partecipanti più grandi d’età mi sono sentito più responsabile nei confronti degli altri, ho cercato di fare la mia parte. I momenti di conversazione e condivisione sono stati un’occasione di scoperta degli altri e di porre gli interrogativi giusti, ne ricordo uno con particolare piacere, come se in un’immagine sintetizzassi il viaggio… Eravamo a Siena il secondo giorno, alloggiavamo in un convento. A un certo punto, partendo da un piccolo gruppo riunito, ci siamo ritrovati a parlare in molti di più, spaziando tra diversi argomenti anche attuali. Persino dopo la cena abbiamo proseguito con il dibattito, ed è stato un piacere, perché il momento di condivisione da “strutturato” è divenuto naturale e spontaneo».
Assaporando la libertà di essere insieme
Poggibonsi, Siena, San Gimignano, Empoli, Pisa tra le tappe del Viaggio ai confini, che ci si spostasse in bicicletta, a piedi o in treno. Anche Elena ci riporta un’immagine on the road: «A un certo punto del tragitto, essendo suddivisi in gruppi con le biciclette, qualcuno di noi ha bucato le gomme o ha avuto problemi con i pedali, e una famiglia lì nei paraggi ci ha supportato come poteva, si è fermata lì con noi. È stato un episodio molto semplice, ma negli occhi mi è rimasto qualcosa di speciale. E allo stesso modo, è capitato che, per incoraggiarci a vicenda mentre macinavamo chilometri in bicicletta, inventassimo il gioco di essere degli “ingredienti di un panino”, per cui dovevamo restare compatti».
Dunque, aspettare chi rimaneva indietro, consolare chi ne aveva bisogno, camminare in silenzio in salita e vivere un attimo di meditazione. Staccare completamente dal proprio cellulare, fare a meno anche dell’orologio per non lasciarsi distrarre dall’esterno o dal programma. In sintesi, questo riferiscono i ragazzi per vivere al meglio un’esperienza al tempo presente, che apre le porte all’estate, e fa anche assaporare una certa libertà.
“Se vuoi scoprire nuove terre e decidi di imbarcarti, a un certo punto accadrà questo: sarai sul mare e saprai di avere alle spalle la tua terra, ancora a portata di sguardo, e davanti a te qualcosa di nuovo e pericoloso; se ti volterai indietro potrai ancora vedere i lineamenti di ciò che per te vuol dire casa, sicurezza e abitudine, ma se vorrai scoprire nuove terre dovrai smettere di voltarti e andare avanti, sapendo che, se ti voltassi, vedresti solo il mare. Quello sarà il momento in cui comincerà la filosofia: quando dietro di te non ci sarà più casa, e davanti non ci sarà ancora qualcosa. Intorno solo l’ignoto, pronto a provocare esperienze di incredibile meraviglia”.
(citazione proposta nel sussidio del viaggio, tratta dal libro di A. Colamedici e M.Gancitano, Lezioni di meraviglia)
Francesca Bertuglia