Ora canta in Paradiso le eterne lodi alla Trinità… o forse no, si darà da fare perché il coro eterno possa svolgere il suo compito al meglio… lei rimanendo silenziosa e attenta affinché nulla possa sfuggire al suo sguardo operativo sempre allerta…
Tutto si poteva chiedere a Rosa tranne che di fare un discorso, lungo o breve non importa, qualsivoglia fosse la circostanza. Nulla mai sfuggiva, però, al suo sguardo attento e perspicace quando, in una qualsiasi riunione soprattutto della sua amatissima Azione Cattolica diocesana, ogni cosa doveva funzionare perfettamente o almeno nel migliore possibile dei modi. Le parole che in ogni caso pronunciava erano sempre appropriate, dicevano… quello che dovevano dire, senza una virgola in più.
L’ho conosciuta così, una “marea” di anni fa, quando era (e lo è stata, mi pare, fino alla morte o comunque ha accompagnato chi dopo di lei ha assunto la medesima responsabilità) responsabile per l’Azione cattolica diocesana della zona pastorale di Varese.
Perfetta e “indomabile” organizzatrice, si preoccupava che tutti i soci di A.C. della sua zona fossero adeguatamente informati, riuniti in preziosi momenti comuni insieme con i responsabili diocesani dell’associazione. Nel richiedere la partecipazione a questi eventi era sempre cortesissima, ma anche assolutamente ferma. Ricordo perfettamente nel quadriennio in cui toccò a me di rappresentare in consiglio diocesano gli adulti di A.C., le sue garbate richieste di partecipazione alle quali non si poteva rispondere “no, non me la sento!” o cose del genere. Ritornava sulla richiesta con gentile ma ferma caparbietà… alla fine era un “sì” che diventava gioia quando l’evento si compiva e il responsabile diocesano in questione (molte volte toccò anche alla sottoscritta) si trovava davanti un’assemblea perfettamente organizzata, presenza dell’assistente ecclesiastico inclusa.
Molti, in diocesi, l’hanno conosciuta e la ricordano nel loro cuore con affettuosa nostalgia. Il suo servizio in curia, come segretaria di Mons. Giovanni Giudici, era di grande efficienza e nel contempo fatto “con il cuore”. Non era soltanto una perfetta “funzionaria” (come lo era stato per le Poste italiane, nel suo lavoro professionale). Pur non usando mai una parola in più del necessario, faceva sentire tutti guardati con attenzione, “serviti” con efficienza ma anche con un sentimento che non si può definire altro che “affettuoso”.
Amava la Chiesa, la nostra ambrosiana. L’aveva amata e servita con l’Azione cattolica; l’ha amata e servita come efficientissima segretaria di una Vescovo. La finestra del suo ufficio in curia, per tutti gli anni in cui svolse il suo lavoro, era vicino a quello del Vicario generale, non poteva che essere così. Lì arrivavano telefonate per mons. Giovanni Giudici, che lei “smistava” con sapienza, in modo che (da perfetta segretaria, appunto) arrivasse al telefono del suo “capo” (ma lei non lo chiamava così…) soltanto ciò che era necessario arrivasse.
Ma l’efficienza professionale di Rosa non nasceva soltanto dalla bravura, delle capacità professionali appunto. Nasceva da qualcosa di più profondo, dal suo amore incondizionato per la Chiesa e per la Trinità. La sua vita l’aveva indirizzata così fin da giovanissima, attraverso. un’appartenenza sentita nella profondità del suo essere, alla Chiesa e attraverso questa, al Signore nella Gioventù femminile e nell’Azione cattolica. Rosa poteva essere tranquillamente definita “donna di Dio”; aveva, nella concretezza dei giorni, ridonato al Signore ciò che il Signore stesso le aveva donato, facendola nascere e crescere soprattutto nell’amore alla Trinità, amore che diveniva ogni giorno concreto nel servizio.
Di Rosa nessuno può ricordare una parola “in più” di ciò che fosse necessario comunicare. Ma ciò che diceva era ciò che dove va essere detto. Di Rosa nessuno può forse ricordare altro che l’efficienza in ogni compito. Ma ciò che faceva eseguendo o di sua volontà, era sempre ciò che doveva essere. Né più né meno; ma non soltanto eseguito o prodotto con ammirevole efficienza: eseguito o prodotto con amore.
Rosa ha amato con profondità e autentica passione il Signore che ha servito, proprio per amore, nelle circostanze che la sua vita le ha fatto incontrare. Nel lavoro professionale, nel servizio nell’Azione cattolica diocesana e in tutte le altre circostanze che nessuno forse, oltre lei, ha conosciuto. Non è stata – fra molto altro – unicamente la segretaria efficientissima di un nostro Vescovo. È stata di meglio, molto meglio: ha saputo trasformare in servizio sapiente alla Trinità anche lo scrivere a macchina correttamente ed elegantemente una lettera… nel rispondere con cortesia e fermezza al telefono… nell’amare tanto l’Azione cattolica diocesana (e in essa la Chiesa del Signore) da dedicarvi tutta la propria vita.
Una piccola sottolineatura finale: non è stata, Rosa Visco, unicamente una perfetta funzionaria prima, una ammirevole cooperatrice poi: è stata soprattutto una fantastica “operaia nella vigna del Signore”. Silenziosamente, senza mai un gesto eclatante, ha trasmesso – attraverso i suoi gesti consuetudinari – l’amore stesso di Dio per il Suo popolo. Con semplicità. Sempre senza una parola di troppo. Da “punto di riferimento”.