Il II turno dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni è stato tra i monti di S. Caterina Valfurva dal 30 giugno al 4 luglio. Altri cinque giorni ricchi di formazione e di divertimento per l’Acr, come ci confermano le testimonianze degli educatori e dei responsabili raccolte finora. Anche in questo caso, le parole di Giovanni Buratti (insegnante, 23 anni, di Triuggio, in provincia di Monza-Brianza) – responsabile del campo – non fanno eccezione.
«Ammetto che è stata la mia prima esperienza nel ruolo di responsabile di un turno – esordisce Giovanni – e inizialmente ero preoccupato e titubante, pensando di non essere portato per questo compito, ero convinto di non riuscire a dare il massimo. Tuttavia, ho accettato, e quanto è emerso alla fine della settimana è stato davvero positivo». A questo giro i partecipanti erano 34, di cui 20 ragazze e 14 ragazzi, accompagnati da cinque educatori, in aggiunta al responsabile: ne sono derivate quattro “bolle”, ognuna composta da 8/9 iscritti, così da migliorare la logistica a causa delle normative anti-contagio. Don Fabio Riva e don Cristiano Passoni, alternandosi, hanno accompagnato le attività delle diverse giornate.
Come nelle settimane precedenti, i ragazzi delle medie si sono dedicati al tema del viaggio di Giona: una vicenda biblica cui non è così immediato avvicinarsi, specialmente a quest’età, eppure a S. Caterina non sono mancate strategie avvincenti per far apprezzare questa storia e il suo messaggio profondo – tra momenti di riflessione, giochi di squadra e drammatizzazioni. Continua Giovanni, «Tutti si sono mostrati sempre collaborativi e propositivi, anche durante i momenti di riflessione è stato incoraggiante e interessante sentire il punto di vista di ogni ragazzo, che anzi colpiva gli educatori per le proprie condivisioni. In generale, si è cercato di tirare fuori il meglio di sé stessi, di unire le proprie capacità a quelle degli altri. E questo valeva sia per i ragazzi stessi sia per gli educatori. Questo ha coinciso con la forza del gruppo, nonostante ci potesse essere qualche difficoltà organizzativa (anche dettata dal fatto che alcuni erano alla prima esperienza da educatori) e un po’ di fretta per ultimare tutte le attività». Inoltre, non è mancata la consueta gita tutti insieme, tra il “ponte delle vacche” e il sentiero della “romantica”…
Tutti gli educatori dell’Acr sono d’accordo su questo punto: dare sempre l’attenzione che le persone e i dettagli meritano, così da mettere in pratica davvero la cura verso l’altro, dunque il valore educativo che un’esperienza come S. Caterina può regalare. Infatti, anche Giovanni è dell’idea che «nonostante si possa sempre migliorare, l’impegno di ogni educatore nei confronti dei ragazzi e delle loro esigenze, e d’altro canto l’animo propositivo ed entusiasta dei ragazzi è ciò che rende un’esperienza estiva del genere unica e stimolante, e i frutti si sono visti. Infatti, una volta tornati a casa, parlare coi genitori e avere conferma che la vacanza è stata vissuta pienamente, che i ragazzi si sono sentiti accolti, è sicuramente una grande soddisfazione educativa. Anche se per un breve tratto, li abbiamo accompagnati nel loro percorso di crescita, personale e spirituale». Giovanni cita anche i momenti di preghiera ben riusciti, realizzati ad hoc per i ragazzi di quest’età, che spesso tendono a essere ribelli o a distaccarsi da questioni di fede. «Eppure, siamo rimasti stupiti dalla loro meditazione e profondità, ad esempio durante la lettura di un Salmo quando era presente anche don Fabio. La preadolescenza è sì un periodo complesso, ma a volte sottovalutato… Sono stato felice di osservare questi ragazzi senza pregiudizio nei confronti della loro età, anzi ammetto che hanno saputo mettersi in relazione con gli altri e regalare la bellezza e l’energia che li contraddistingue».
Francesca Bertuglia