Sei morta la notte di San Lorenzo. Sei morta la notte dei desideri, la notte in cui si guarda al cielo il più possibile, la notte di chi si ama e va in un prato a vedere le stelle cadenti, la notte di chi apre gli occhi sull’infinito e lo sconosciuto.
Ci hai lasciato come testimone combattiva di un femminismo che fa bene a tuttə e di una società che non lascia indietro nessuno, ma soprattutto ci hai regalato opportunità di confronto e di discussione continua.
È questo che fanno gli intellettuali e tu la eri.
La tua vita lascia una traccia profonda perché le tue parole ed i tuoi scritti hanno cambiato la vita di molti. La domanda che hai portato a luce piena e che ci è cara: “si può essere cattoliche e femministe?” è stata essenziale per preparare il terreno ad un cambiamento culturale che ancora è in atto. In “God Save the Queer” hai provato a mostrare come sia possibile essere cattoliche e femministe, a patto che non si rinunci alla complessità e alle contraddizioni insite nel nostro stesso credo di un Dio giusto e misericordioso, onnipotente eppure sofferente, eterno eppure morto in croce.
Con grande forza, hai portato avanti il sogno di una Chiesa che abbracciasse tuttə così come sono, senza distinzioni di genere ma con un amore che si moltiplica. Negli ultimi mesi soprattutto, hai dato forma a questo desiderio accompagnandoci all’interno della tua personale rivoluzione del concetto di “famiglia”, ribadendo il valore politico di ogni esistenza e testimoniando un amore per il prossimo capace di valicare i confini davanti a cui solitamente ci fermiamo.
Raccontavi il Vangelo parlando di un Dio degli ultimi, di chi non è ancora libero di amare e sostenendo che la libertà di un uomo non è tale se ancora tanti altri non la hanno: che la tua libertà sarebbe rimasta mutilata fino a che tuttə non avessero avuto la possibilità di essere liberə di amare.
Siamo onorati, come associazione di averti avuta come nostra socia, referente in Sardegna dei giovani di Azione Cattolica, ma soprattutto siamo grati della testimonianza di bene e di cura che hai lasciato in questa Chiesa: donna capace di vivere la soglia, di esplorare il limitare e le contraddizioni della nostra fede, affrontando senza timore il confronto dialogico tra posizioni che sembrerebbero a primo impatto inconciliabili.
Grazie per esserti mostrata nella tua debolezza e nella tua realtà fatta di legami. Grazie per aver parlato del nostro Dio che è relazione, che nel suo mostrarsi Trino e Uno, ci mostra che mai potrà esistere una Chiesa che non metta al centro e prioritaria la relazione prima di qualsiasi altro tipo di questione.
Grazie perché ci hai mostrato che non siamo eterni e nemmeno onnipotenti , ma che vale la pena essere adulti “che pensano in termini di eredità”, come hai detto tu. Grazie per essere stata quel tipo di adulto che spinge a farci domande e che, come ci ha detto il Papa alla Giornata Mondiale della Gioventù, “coltiva l’inquietudine, che è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima.”
Siamo grati di aver vissuto nella tua stessa epoca e averti ascoltata. Piangiamo la tua memoria come si piange la morte di una persona che è stata anche un modello di vita che dà speranza.
Che la terra ti sia lieve e che il Signore ti culli nel suo amore.
La vicepresidenza del settore giovani
Non pensavo che Michela Murgia fosse divenuta l’autorità morale di AC. Profondamente deluso dal vedere un articolo così ingenuo che sponsorizza una idea di famiglia lontana anni luce dall’esperienza della Chiesa. Difficile avere speso tanti anni nella formazione di famiglie e fidanzati e giovani e vedere una presa di posizione così ingenua di fronte ad atti e gesti che di cristiano hanno solo l’apparenza vedendo sponsorizzare una idea di famiglia basata sul poliamore. Se questa è la posizione dei responsabili giovanili di AC credo che serva una profonda riflessione interna su come AC interpreti il suo ruolo di associazione ecclesiale in comunione con i vescovi e i parroci. L’uso poi della “ Ə” nel testo è tutto un programma.