Davvero, quella offerta dalla nuova ricerca storica pubblicata da Ernesto Preziosi dedicata alla figura di Alda Miceli – Alda Miceli. Una donna protagonista del Novecento, Prometheus, 2023 – è certamente una opportunità grandissima: la ricostruzione della lunga esistenza di questa donna, vissuta tra il 1908 e il 1998, offre a tutti noi la possibilità di cogliere, nella esperienza viva di una specifica vicenda umana, il valore della proposta formativa della Gioventù femminile di Azione cattolica, soprattutto nell’intreccio inscindibile tra valori civili ed ecclesiali, tra educazione alla fede ed alla cittadinanza, di cui lei fu da giovane oggetto e da adulta soggetto promotore, dal momento che prese le redini dell’associazione nazionale (dal 1949 al 1959) dopo l’epoca di Armida Barelli, di cui fu amica e collaboratrice.
La vicenda di questa figura ha le sue radici nel contesto in cui s’era formata la sua famiglia d’origine, ovvero un piccolo paesino della Calabria, Longobardi, caratterizzato ad inizio del XX secolo da arretratezze e drammatici limiti sociali e culturali: una famiglia decisamente benestante dove si incontrano, mischiati in modo straordinario, echi dei valori del Risorgimento e istanze del cattolicesimo del tempo. La fondazione del circolo della Gf nel suo paesino, cui aderì nel 1928 insieme alla sorella, è certamente per lei una svolta, perché rappresenta una opportunità per guardare al di là dell’orizzonte in cui stava crescendo e, contemporaneamente, per imparare a mettersi in gioco nel proprio territorio, cercando di affrontare le povertà che ora vedeva, sentendosi chiamata ad una missione grande per la formazione delle giovani donne in cui, come scrive Preziosi, Miceli fu “discepola e maestra”. Cogliamo in questi passaggi la straordinaria caratteristica dell’impianto formativo della Gf di essere stato capace di suscitare e sostenere energie nuove in tutti i contesti del nostro paese, anche e soprattutto in quelli più lontani dai centri culturali, economici e religiosi del tempo (Milano e Roma), di essere stato adatto e adattabile per raggiungere tante giovani ed offrire loro un bagaglio di umanità, cultura e fede decisamente nuovo, ricco e vario.
Tanto che, nella sua storia, fu possibile per Alda Miceli essere chiamata presso l’Università Cattolica, come guida a Milano del pensionato femminile “Marianum” (1941) ed essere impegnata, successivamente, all’interno degli organismi direttivi, in anni tutt’altro che facili per l’ateneo. Senza però mai dimenticare la sua terra d’origine, dove tornerà nel periodo dopo la fine della seconda guerra mondiale, per ricostruire una rete associativa femminile ed alimentare un sentimento di partecipazione al nuovo stato democratico.
Interessante ricordare che, dopo l’impegno in Azione cattolica, lei segua la nascita del Centro italiano femminile (Cif), ancora una volta uno strumento di educazione alla partecipazione per le donne; proprio di questa struttura diverrà presidente a partire dal 1962, rimanendovi per quasi un ventennio. Come significativo scoprire che fu invitata come uditrice al Concilio Vaticano II.
Il volume di Preziosi dà conto, con una documentazione ampia e ricca, di tutti questi passaggi, con l’avvertenza a far ascoltare, in più momenti, la sua stessa voce, i suoi ragionamenti e ricordi. Molto interessante anche l’appendice, in cui sono riportati i testi di lettere a lei indirizzate da Barelli, padre Gemelli ed altri protagonisti di quei tempi, che ben rendono l’idea degli impegni, anche pratici ed onerosi, e degli orientamenti di una intera generazione di credenti, che seppero mettersi in gioco fino in fondo per l’animazione del proprio tempo.
Luca Diliberto