Cosa propone oggi il settore Giovani dell’Azione cattolica ambrosiana
L’estate che si è appena conclusa è stato un periodo ricco di iniziative ben riuscite per il settore Giovani dell’Azione cattolica ambrosiana. Santa Caterina, la Giornata mondiale della gioventù a Lisbona, il “viaggio ai confini” e il campo di volontariato dell’Acs hanno radunato tanti giovani dell’associazione e ne hanno avvicinati di nuovi.
Ora riprende il cammino ordinario dell’anno e molti adulti si domandano in cosa consiste oggi la proposta dell’Ac per i giovani, dove e quando si ritrovano, cosa fanno? Ben sapendo che tutta la Chiesa sta attraversando un momento non facile nell’annuncio del Vangelo alle nuove generazioni e che, purtroppo, parrocchie e oratori fanno sempre più fatica a coinvolgere i millennials. Problemi da cui non è esente anche l’Azione cattolica ma che non impediscono di poter affermare che i giovani ci sono e sono seriamente impegnati nell’essere protagonisti del proprio cammino ecclesiale.
Per farci raccontare in cosa consiste oggi la proposta giovanile dell’Ac milanese abbiamo partecipato a una riunione della Vicepresidenza del settore alla quale erano presenti i due vicepresidenti diocesani, Francesca Rosellini e Alessandro Ceppi, l’assistente diocesano, don Fabio Riva, e i responsabili delle diverse articolazioni: Sara Brambilla e Riccardo Pini per i Giovani dai 20 ai 30 anni, Clarissa Pezzola e Francesco Viganò per i Giovanissimi dai 14 ai 19 anni e Angela Bonato e Pietro Galbiati, segretari diocesani dell’Acs.
Cosa propone oggi il settore Giovani?
Francesca Rosellini, vicepresidente del settore Giovani: «La proposta del settore Giovani è il frutto della riflessione che era stata portata avanti già dai responsabili che ci hanno preceduto. La domanda che sta alla base è: cosa può fare l’Azione cattolica per la Chiesa ambrosiana senza riproporre doppioni di ciò che già offrono gli oratori? E quali sono le esigenze che i giovani esprimono all’associazione? L’ascolto che continuiamo a condurre con i nostri coetanei ci fa dire che i giovani chiedono spazi in cui essere in primo luogo accolti così come sono. Lo ha confermato chiaramente anche la Gmg di Lisbona».
Il rapporto dei giovani con la Chiesa è diventato più problematico?
Francesca Rosellini, vicepresidente del settore Giovani: «Dipende. Se la Chiesa non giudica, accoglie, ascolta e offre spazi per pensare noi ci troviamo in piena sintonia e vogliamo portare il nostro contributo. Agli adulti noi chiediamo che ci testimonino cosa vuol dire fare una scelta di vita e portarla avanti con passione. Ma chiediamo che l’adulto non pretenda che la sua scelta di vita sia l’unica via di bene possibile. A un giovane oggi si aprono mille scelte possibili ed è difficilissimo scegliere. Ci attrae, quindi, un adulto che si mette accanto nel fare scelte con noi. Non ci piace, invece, l’adulto che afferma: “la mia scelta è la verità”. Nella Chiesa, siamo convinti, si possono fare scelte differenti ma volerci bene ugualmente, perché ci sono tanti modi per essere cristiani».
Tornando alla proposta dell’Ac. Per l’articolazione Giovani, dai 20 ai 30 anni, non ci sono gruppi sul territorio ma solo appuntamenti diocesani. Perché questa scelta?
Riccardo Pini, responsabile articolazione Giovani: «Ci siamo interrogati sul ruolo di tutto il settore Giovani in una Chiesa che, almeno per quanto riguarda le nuove generazioni, è sempre più “liquida”. Oggi i giovani vivono un anno in un luogo, sei mesi dopo all’estero con l’Erasmus, l’anno dopo ancora in un’altra parte d’Italia per lavoro o per una specializzazione di studio… In tanti, così, non ci chiedono cammini strutturati, come erano quelli di un tempo, fatti di una serie di incontri cadenzati, per esempio mensili, in un gruppo di persone più o meno fisso nel decanato o nella zona pastorale. Una richiesta che emerge dai nostri coetanei, invece, è quella di potersi incontrare e formare tra giovani ma in spazi più “liberi” e “occasionali”, scegliendo tra diverse proposte. In questo contesto, abbiamo deciso però di non trascurare la cura della relazione, che resta centrale, e di offrire comunque esperienze “di Chiesa”, anche se non legate in un percorso tematico organico. I giovani ci chiedono anche che la soglia d’accesso sia inclusiva e non giudicante. Ecco perché tante proposte del settore Giovani sembrano “spot” nel calendario dell’anno».
Francesca Rosellini, vicepresidente del settore Giovani: «Quindi non abbiamo gruppi territoriali di giovani dai 20 ai 30. Ma questa dimensione del gruppo la offriamo grazie alla collaborazione con la Fuci che, invece, ha dei veri e propri gruppi per gli studenti presso le diverse università milanesi. Lì, nei luoghi dove i giovani vivono il loro impegno quotidiano in modo stabile, l’esperienza del gruppo è possibile. Per esempio, il 16 ottobre ci sarà un aperitivo per i giovani fuorisede che si trovano a Milano per lavoro o studio. Lì presenteremo le proposte di Ac e Fuci insieme. Quella dei Giovani di Azione cattolica, quindi, oggi è una comunità territoriale ma diocesana. Si ritrova per vivere la formazione, la spiritualità e l’amicizia: abbiamo le proposte estive (Santa Caterina, la Gmg etc), i ritiri di Avvento e Quaresima e la Notte degli ulivi nella Settimana Santa. Poi, molti di questi giovani sono anche impegnati nel territorio come educatori dell’Acr, di AcMove e nei loro oratori».
L’articolazione dei Giovani dai 20 ai 30 anni dell’Azione cattolica ambrosiana però propone anche un’iniziativa a cadenza fissa: gli incontri diocesani intitolati “La mia mente. Il mio mondo”, che si tengono una volta al mese, il mercoledì sera, presso la parrocchia di San Giorgio, in via Torino. Di cosa si tratta?
Francesca Rosellini: «Anche se è una proposta con un filo rosso ogni singolo incontro è pensato come a sé stante in modo da poter accogliere chiunque voglia partecipare. Dal punto di vista dei temi, è un percorso che in tre anni vuole mettere a fuoco corpo, mentre e anima. Lo scorso anno ci siamo concentrati sul corpo, quest’anno vorremmo fare altrettanto sulla mente anche se, ovviamente, quando si parla di una di questi elementi costitutivi dell’uomo e della dona è impossibile non parlare degli altri due».
Riccardo Pini responsabile articolazione Giovani: «Quindi declineremo il tema della mente parlando di ciò che pensiamo, del nostro modo di essere, del rapporto tra ragione e fede. Affronteremo anche la questione di grande attualità dell’intelligenza artificiale e di come inciderà sempre più sulle nostre vite».
Sara Brambilla, responsabile articolazione Giovani: «Metteremo a fuoco anche la questione dei pregiudizi e dei preconcetti, dei meccanismi con cui ci relazioniamo agli altri. Ogni serata inizia con l’aperitivo e poi c’è l’incontro, generalmente con un testimone o un esperto».
I Giovanissimi, dai 14 ai 19 anni, invece hanno gruppi sul territorio. In cosa consiste la proposta per gli adolescenti di questa età?
Clarissa Pezzola, responsabile diocesana dei Giovanissimi. «La presenza di gruppi sul territorio è una priorità che ci siamo dati perché a quest’età gli adolescenti sono ancora legati al luogo in cui vivono. Io e Francesco ci siamo dati come obiettivo del triennio di ravvivare il territorio. Non è semplice…».
Francesco Viganò, responsabile diocesano dei Giovanissimi: «La difficoltà principale è trovare dei giovani che si prendano la responsabilità di essere educatori in questi gruppi. . Stiamo cercando anche adulti disponibili. Attualmente ci sono otto gruppi (a Milano, Monza, Lentate sul Seveso, Sovico, Monticello Brianza, Busto Arsizio, Saronno e Melzo). A breve contiamo di avviarne qualcun altro perché abbiamo raccolto disponibilità e interesse. Quando al percorso formativo, si chiama AcMove ed è un percorso articolato in sei temi, presentati in un sussidio. Quest’anno parliamo di intelligenza artificiale, di cosa posso fare contro il cambiamento climatico, del perché fare volontariato, a cosa serve studiare, cosa vuol dire essere inclusivi e come testimonio la mia fede agli altri? I temi vengono poi svolti autonomamente nei gruppi ma noi offriamo agli educatori due incontri diocesani in cui approfondiamo i sei temi e diamo indicazioni per affrontarli coi i ragazzi».
Clarissa Pezzola, responsabile diocesana dei Giovanissimi: «Nel corso dell’anno abbiamo poi alcuni appuntamenti diocesani. La prima, in ordine cronologico, è la “No panic”, in collaborazione con l’Acs, che offre due appuntamenti nell’anno, a novembre e febbraio, per i ragazzi di quarta e quinta superiore che vogliono un aiuto nell’orientarsi nella scelta di cosa fare dopo le superiori. È una scelta tra proseguire gli studi (e con quale indirizzo) e lavoro ed è anche una scelta vocazionale. Poi abbiamo gli esercizi spirituali in Avvento e Quaresima e le iniziative estive con quattro turni di settimane formative a Santa Caterina Valfurva».
E poi c’è l’Acs che si rivolge a studentesse e studenti dei cinque anni delle scuole superiori. Qual è la proposta nel corso dell’anno?
Angela Bonato, segretaria diocesana Acs: «Di No panic ha già parlato Clarissa. Poi abbiamo “Reflex” il cammino diocesano che prosegue per tutto l’anno circa una volta al mese, il sabato pomeriggio, in Centro diocesano, inaugurato da una due giorni che si svolge ai primi di ottobre. Si parla della scuola, com’è e come la vorremmo e di come da studenti viviamo il nostro protagonismo a scuola. Poi abbiamo la Quattro giorni, nel corso delle vacanze di Natale, in cui andiamo alla scoperta di una città italiana e l’estate con il Viaggio ai confini e il Campo di volontariato (che quest’anno potrebbe raddoppiare, diventando due campi)».
Pietro Galbiati, segretario diocesano Acs: «Ci siamo dati anche l’obiettivo di fare delle iniziative anche nelle scuole. Quest’anno collaboreremo, per esempio, con l’istituto Hensemberger di Monza per potare dentro alla scuola gli stessi temi della “No panic”».
Angela Bonato, segretaria diocesana Acs: «Questo è il nostro “calendario” d’iniziative che però non rende del tutto l’idea del grande lavoro di pensiero e organizzazione che c’è alle spalle. All’interno dell’Ac ci sono esperienze per tutti ma ci sono anche gruppi di giovani che rendono possibile tutto questo».