In Canton Ticino, a una manciata di chilometri da Milano, cent’anni fa nasceva l’Unione femminile cattolica ticinese (Ufct), ramo di quell’Azione cattolica che in Svizzera era sorta una decina d’anni prima di quella italiana ad opera di un gruppo di giovani.
In questo secolo di vita da poco festeggiato, il rapporto con l’Azione cattolica ambrosiana e con la sua diocesi è sempre stato vivo e fecondo, al di là della frontiera che le separava. Molti assistenti e dirigenti dell’associazione milanese venivano invitati per animare incontri, ritiri spirituali, occasioni di formazione.
È quanto emerge nel volume Donne che hanno fatto l’Unione. Cento anni dell’Unione femminile cattolica ticinese (1920-2020), che racconta per la prima volta le vicende delle giovani e delle donne che hanno dato vita a un vero e proprio movimento sociale e religioso che per decenni ha saputo coinvolgere gran parte della popolazione femminile ticinese. Donne del popolo, di ogni età e condizione sociale, alle quali l’Ufct ha offerto un’occasione unica di emancipazione rispetto alla chiusa mentalità del tempo, quando restavano relegate in famiglia, sottomesse a una cultura dove solo l’uomo aveva diritti.
Queste donne si sono distinte facendo prevalere ciò che le univa: l’amicizia e la “sorellanza” (termine da loro stesse utilizzato fin dagli inizi), con uno stile che a Milano aveva portato un paio d’anni prima Armida Barelli, la “Sorella maggiore”, a fondare la Gioventù femminile cattolica. L’amicizia vissuta, che le ha tenute unite come sorelle, è caratteristica fondamentale per comprendere la solidità di un’associazione rimasta ininterrottamente attiva per un secolo.
C’è un profondo legame tra le diocesi di Lugano e di Milano alla quale, fino alle fine dell’Ottocento, appartenevano alcune terre ticinesi visitate da san Carlo Borromeo e che ancora seguono la liturgia ambrosiana. Non è un caso, quindi, che quando si tratta di dare all’Ufct una sua struttura organizzativa, si chieda alle sorelle milanesi di dare un supporto. Sarà una stretta collaboratrice di Armida Barelli, la varesina Maria Rimoldi, vicepresidente della Gioventù femminile milanese, a presenziare al congresso di fondazione a Lugano, quel 24 ottobre 1920, con un intervento che si rivelerà poi fondamentale nel definire l’apostolato laicale e l’identità della nuova organizzazione.
In seguito, la stessa Rimoldi seguirà passo a passo gli inizi dell’Ufct. Nel marzo del 1922 realizza un vero e proprio tour di propaganda, tenendo conferenze a Lugano, Bellinzona e Locarno, per offrire indicazioni concrete sullo sviluppo dell’organizzazione che, non a caso, ricalcherà la struttura organizzativa dell’Unione femminile milanese.
Maria Rimoldi offre dettagliate indicazioni su come ci si debba strutturare, comporre e consolidare. Parla della necessità di istituire una scuola per propagandiste, anelli di congiunzione tra le dirigenti e la base, vere e proprie animatrici di circoli e formatrici di socie. Racconta quello che a Milano è avvenuto e che si ripeterà anche in Ticino quando le prime giovani oseranno uscire di casa, prendere il treno o la bicicletta e da sole andranno per paesi ad incontrare gruppi e circoli, e fare ciò che un tempo era di esclusiva competenza del parroco sotto il proprio campanile. Suggerisce di proibire i balli e limitare le rappresentazioni teatrali. Indica i mezzi per migliorare la vita religiosa e morale delle socie. Illustra come distinguere contenuti e diffondere la stampa associativa. Arriva addirittura a impostare una riunione di comitato. Contenuti che verranno accolti e applicati dalle dirigenti ticinesi e che per decenni caratterizzeranno in modo indelebile l’organizzazione dell’Ufct secondo il modello milanese.
Il fondamentale contributo di Maria Rimoldi non è però isolato. Già in precedenza, in vista del congresso di fondazione, era stato pubblicato un numero unico che raccoglieva interventi di personalità e figure di primo piano. Tra essi, spiccano per incisività e passione, gli articoli scritti da padre Agostino Gemelli e don Francesco Olgiati (fondatori, con Armida Barelli e Ludovico Necchi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore).
Nel volume, arricchito di documentazione fotografica, i riferimenti sono continui, fino ad arrivare ai nostri anni. L’ultimo incontro dell’Ufct con un gruppo di donne milanesi è avvenuto solo quattro anni fa, quando Maria Dutto con alcune ex dipendenti dell’Università Cattolica, per gran parte socie di Ac, ha voluto visitare Lugano e la sede dell’associazione.
Luigi Maffezzoli, Donne che hanno fatto l’Unione. Cento anni dell’Unione femminile cattolica ticinese (1920-2020), Armando Dadò editore, Locarno, 2021, pp. 246