Il tempo per noi è cosa importantissima. Abbiamo schedulato tutto nelle nostre vite e tutta la nostra normalità è scandita dal tempo, che abbiamo eletto come unità di misura universale. “Il Tempo è denaro” dopotutto.
Questo tempo dell’orologio è utile ma cretino, dentro ci sta tutto, ma non importa niente cosa sia quel tutto, purché sia riempito e il tempo possa passare.
Alla scadenza si passa ad altro. Il Tempo regola la qualità, il nostro rendimento, quasi fosse il senso stesso del nostro essere al mondo la capacità di riempire il più possibile il nostro tempo.
Questo saturare ci ha portato verso una insensibilità comune e dilagante, come in una anestesia nei confronti della gratitudine, lasciandoci nell’indifferenza, non importa se cose buone o cattive, purchè sia saturo.
Ora questo tempo dell’orologio va riscattato? Ma come va riscattato?
Noi siamo, anzi eravamo comunità sulla soglia di questo svuotamento. La pandemia ha imposto drasticamente una calmata dei tempi dell’orologio, ora la sfida è cercare di proporre eticamente questo riscatto.
Come? Forzando i suoi spazi per i tempi della Vita, onorandola e non sacrificandola, facendo soprattutto perno sull’alleanza con le generazioni tra le generazioni, nella cura delle relazioni che ci impongono anche tempi diversi dal nostro, come quello dei bambini e anziani. Dobbiamo sforzarci per resistere al deterioramente della qualità umana, dei tempi della famiglia, dell’amore, del lavoro, per l’edificazione della comunità, portando così il nostro contributo al bene comune.
Marco Colombo