Classe 2000, originario di Riva del Garda (Trento), Federico Vivaldelli coprirà per il biennio 2022-2024 la carica di presidente diocesano della Fuci milanese (Federazione universitaria cattolica italiana).
Fuci e Azione Cattolica radici comuni
Questa realtà federativa – presente su tutto il territorio nazionale – è cara anche all’Azione cattolica in virtù delle radici comuni e storiche collaborazioni. Nel biennio passato Vivaldelli è stato già presidente del gruppo della Fuci Cattolica. La Fuci, infatti, è presente nelle università milanesi con tre gruppi: Università Statale (gruppo presieduto da Elisa Granata), Università Cattolica (gruppo ora presieduto da Leonardo Cervi) e polo universitario di Città Studi (quest’ultimo si rivolge sia gli studenti del Politecnico che quelli delle facoltà scientifiche della Statale ed è presieduto da Isabella Daino). La presidenza diocesana ora assunta dal giovane studente trentino coordina le iniziative dei tre gruppi.
Vivaldelli, nuovo Presidente Fuci milanese, si racconta
«Finito il liceo classico, mi sono trasferito a Milano tre anni fa, in uno dei collegi dell’ateneo, per iscrivermi a Giurisprudenza in Università Cattolica», racconta Vivaldelli. «Avevo già in partenza il desiderio di conoscere nuove forme associative che potessero essere formazione e aggregazione stimolante in questa nuova città. Già a Riva del Garda avevo frequentato l’associazione ecclesiale Via Pacis, una realtà con cui sono in contatto tutt’ora, quando rientro a casa. Tuttavia, come studente universitario avevo l’intenzione di conoscere un ambiente che coniugasse formazione personale e spiritualità, per cui – in un certo senso – fede e ragione non fossero contrapposte, ma procedessero in parallelo. L’ho trovato nella Fuci». E racconta che la prima iniziativa a cui ha preso parte è stata proprio una delle proposte condotte in collaborazione con l’Azione cattolica. «È state era l’esperienza di convivenza diocesana in Casa Zaccheo nell’ottobre del 2019. Da quel momento, ho cominciato a frequentare il gruppo Lazzati della Cattolica, e a conoscere le persone e le dinamiche di questa realtà.».
Il passaggio stretto della pandemia
Federico spiega che nel tempo della pandemia le attività associative sono state particolarmente penalizzate ed è stato più complicato il “ricambio generazionale”, tra neolaureati che lasciavano il gruppo e nuove matricole che non hanno avuto la possibilità di conoscere l’associazione che era “ferma” a causa del lockdown. «Gli anni tra 2020 e 2022 sono stati tosti per tutti, e anche in questo ambito di servizio ci siamo dovuti adattare, abbiamo cercato di reinventare i nostri gruppi, di sfruttare in modo positivo gli strumenti digitali perché non si perdesse il desiderio di parlarsi, di confrontarsi, di conoscersi, seppur in modo parziale. Per fortuna, in quest’ultimo anno accademico una buona parte delle attività è tornata in presenza, ed è stato un po’ come ripercorrere i primi passi», commenta.
La Fuci come luogo in cui mettere in gioco le proprie qualità
La Fuci, aggiunge ancora il neo-presidente, si propone agli studenti come un luogo dove avere la possibilità di mettere in gioco le proprie qualità, cercare un confronto paritario e proficuo, coltivare la propria crescita personale su più fronti. «Una realtà universitaria con “un’offerta” ampia, perché ogni studente possa trovare il proprio posto e sentirsi arricchito dal punto di vista spirituale, culturale e relazionale». Prosegue Vivaldelli: «La scommessa dei prossimi due anni è continuare a puntare sulle relazioni e sulla collaborazione, in primis, Azione cattolica ambrosiana, Meic, Pastorale universitaria e giovanile, come si è sempre cercato di promuovere in passato». E conclude: «Ciò che vorrei trasmettere è la consapevolezza che prendersi un impegno vuol dire mettere passione nel proprio servizio. Se devo far capire a qualcuno che questa esperienza è importante, devo saper condividerne la bellezza. Perciò credo che la Fuci – e tutte le realtà associative pari – abbia la missione di essere accogliente perché, come ha detto recentemente anche Papa Francesco nell’omelia della festa dei Santi Pietro e Paolo, questo deve essere “il tempo di una Chiesa in cui ciascuno possa sentirsi accolto e accompagnato”».
Francesca Bertuglia