L’apertura ufficiale dell’anno centenario della nascita di Gianna Beretta Molla, domenica 15 maggio 2022 a Magenta, ci offre una preziosa occasione per riscoprire e far parlare nuovamente questa santa, che tanto ha da dire al nostro tempo, alla vita e allo stile delle nostre famiglie e al formidabile compito ecclesiale e formativo dell’Azione cattolica.
Nell’immagine “ufficiale” che l’ha presentata al mondo in occasione della sua canonizzazione, Gianna è ritratta con in braccio la sua bambina. E il “titolo” con il quale la Chiesa l’ha posta sugli altari, per la prima volta nella storia, è “Mamma di famiglia”.
Sta tutto qui il suo segreto: questa donna, originaria di Magenta, nata il 4 ottobre 1922 e morta prima di compiere quarant’anni, ha fatto un tutt’uno della sua esistenza, vivendo con grande passione la dimensione spirituale, l’amore per il suo sposo, la dedizione alla famiglia e alla professione medica, senza dimenticare gli altri e, in particolare, il servizio ai poveri.
LA FORMAZIONE GIOVANILE
In questo quadro di vita “riuscita”, perché decisamente felice – come spesso ha raccontato il marito Pietro Molla –, hanno avuto un grandissimo peso la formazione giovanile di Gianna e l’appartenenza all’Azione cattolica. Non solo ne ha assorbito il messaggio spirituale, fissato nel celebre motto di allora – “preghiera, azione, sacrificio” – ma l’ha diffuso a sua volta con convinzione, prima da delegata delle Beniamine, poi delle Aspiranti (i nomi delle sezioni delle più piccole dell’associazione), poi da presidente della Gioventù femminile, delle Giovanissime e infine come presidente parrocchiale a Magenta, un incarico ricoperto fino alla morte.
«Ripercorrendo, attraverso i suoi appunti, gli scritti per le conferenze e le testimonianze di quanti l’hanno conosciuta, quegli anni di impegno ecclesiale – ricordava monsignor Antonio Rimoldi, storico dei Seminari milanesi e primo biografo ufficiale di Gianna Beretta Molla –, riconosciamo alcuni tratti caratteristici della personalità della giovane e poi della donna: energica e determinata, sicura della direzione da intraprendere e capace di mostrarla anche alle persone vicine a lei, ma insieme delicata e capace di ascolto, così da conquistare anche le ragazze più timide e ritrose. Lo spessore spirituale che alimentava costantemente questo impegno e l’apostolato in Azione cattolica si dimostrò ben presto. Nell’anno in cui fu delegata Aspiranti, Gianna istituì infatti, all’interno della sezione magentina, il cenacolo delle Aspiranti che si impegnavano a essere le vere apostole del gruppo. Per loro tenne adunanze settimanali durante le quali affrontò temi come: la preghiera, la grazia, l’eucaristia, l’apostolato».
I suoi discorsi e le “conferenzine” preparate per le giovani di Azione cattolica, pur risentendo di un linguaggio fortemente contrassegnato dall’epoca in cui viveva, lasciano trasparire un progetto personale fortemente radicato nella spiritualità e aperto al mondo, all’impegno nella storia, alla forza degli eventi, in cui agisce lo Spirito. Un modo di intendere la vocazione che ancora oggi è un punto di riferimento fondamentale nei percorsi di Ac.
LA DETERMINAZIONE DI GIANNA
È con questa capacità di ascoltare i segni e le provocazioni della propria vicenda umana, in cui si incarna la chiamata evangelica per ciascuno, che Gianna modifica i progetti e i sogni che l’avevano accompagnata da ragazza. Voleva fare la missionaria in Brasile, come il fratello, e invece la salute non le consente di partire; allora si volge alla professione medica e diventa pediatra di base (diremmo oggi), per essere in prima linea con chi soffre e dedicarsi all’origine della vita. La stessa determinazione la sorreggerà quando, alla vigilia di un delicato intervento chirurgico durante la quarta gravidanza, dirà a Pietro: «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – lo esigo – il bimbo, salvate lui».
Fra le carte rintracciate da monsignor Rimoldi e ora custodite a Mesero presso la Fondazione a lei dedicata, c’è una sorta di “inno al sorriso”, che possiamo leggere nello spirito della “regola di vita” che Gianna ha messo in atto nella sua intera esistenza e ha scritto probabilmente quando era presidente della GF di Magenta (1946-1949): «Sorridere a Dio, da cui ci viene ogni dono. Sorridere al nostro angelo custode perché ci fu dato da Dio per guidarci in paradiso. Sorridere ai genitori, fratelli, sorelle, perché dobbiamo essere fiaccole di gioia, anche quando ci impongono doveri che vanno contro la nostra superbia. Sorridere sempre, perdonando le offese. Sorridere in società, bandendo ogni critica e mormorazione. Sorridere in Associazione bandendo ogni critica e mormorazione. Sorridere a tutti quelli che il Signore ci manda durante la giornata. Il mondo cerca la gioia ma non la trova, perché lontano da Dio. Noi, che abbiamo compreso che la gioia viene da Gesù, con Gesù nel cuore portiamo la gioia. Egli sarà la forza che ci aiuta».
Maria Teresa Antognazza