RELAZIONE XVIII ASSEMBLEA AZIONE CATTOLICA AMBROSIANA – 11 febbraio 2024
Gianni Borsa, a nome della Presidenza diocesana
Carissimi delegati all’Assemblea diocesana, siamo qui, in questa università, evocativa della storia della nostra Azione Cattolica Ambrosiana, per fare il punto sull’associazione a chiusura del triennio 2020-2024, iniziato in piena pandemia; e siamo qui per guardare avanti, per progettare insieme i prossimi passi dell’Ac della diocesi di Milano.
GRAZIE!
È bello avere con noi tanti amici. Abbiamo ascoltato le parole dell’Arcivescovo Mario: grazie! Facciamo tesoro delle sue indicazioni. E ancora una volta gli diciamo che ci è caro, e che con lui vogliamo continuare a servire la Chiesa di Milano, ad animare ogni nostra parrocchia e comunità pastorale, partecipando alle Assemblee sinodali decanali, sostenendo le iniziative pastorali della diocesi. Lei sa che può contare su di noi!
Diciamo grazie per la sua presenza e per l’amicizia che ci lega al vescovo Claudio, il nostro assistente generale, che nel pomeriggio presiederà qui la celebrazione eucaristica. Caro don Claudio – mi permetto di darti del tu, come usiamo in associazione –, continua ad accompagnare l’Ac Ambrosiana e l’Ac Nazionale come stai facendo con grande dedizione e simpatia: ti sentiamo vicino!
Grazie ai rappresentanti di realtà ecclesiali e civili, associazioni, movimenti; le espressioni della pastorale diocesana, i rappresentanti del volontariato, dell’università, dell’economia. Questo è il tempo delle alleanze, delle collaborazioni rafforzate. C’è un bene grande da costruire, c’è un Vangelo da testimoniare, una umanità da promuovere. Facciamo nostri gli inviti di don Lorenzo Milani: è l’I care, è la chiamata a “uscirne insieme”. Dunque grazie per quanto abbiamo fatto insieme in questi anni e per quanto continueremo a costruire insieme.
Lasciatemi dire ancora qualche grazie: in fondo cosa c’è di più bello di dire “grazie”? A tutti coloro che, tramite l’impegno in Azione Cattolica, ci mostrano cosa significhi quel “Fanne vita, fanne amore” che è il titolo della nostra Assemblea. La quale si inserisce nel percorso dell’Assemblea nazionale sul tema “Testimoni di tutte le cose da lui compiute”. E subito segnaliamo una bellissima notizia: all’inizio dell’Assemblea nazionale, il 25 aprile, Papa Francesco ci aspetta tutti in Piazza San Pietro per un incontro intitolato, non a caso, “A braccia aperte”.
Torno ai ringraziamenti e mi vengono in mente i volti della Presidenza diocesana e del Consiglio, con i quali abbiamo condiviso in questi anni, non semplici, la responsabilità associativa (e che hanno dimostrato una notevole dose di tenacia e di pazienza nel sopportare questo povero Presidente); grazie ai nostri numerosi educatori, che danno energie e cuore per i ragazzi, gli adolescenti e i giovani loro affidati; grazie ai responsabili territoriali, che animano l’Ac nei quattro angoli della nostra diocesi. Grazie agli assistenti, le “perle preziose” che ci aiutano a tornare, ogni volta, all’Eucarestia e alla dimensione contemplativa della vita. Grazie a coloro che in questo triennio hanno dato disponibilità a far parte di commissioni e gruppi associativi, a svolgere i servizi più silenziosi, a farsi carico di qualche situazione personale che chiedeva speciale attenzione. Grazie a chi ha guidato la cooperativa In Dialogo, prezioso strumento in appoggio a tante attività associative; a chi ha custodito e retto la nostra Fondazione Faap per la promozione di attività pastorali ed educative; all’Editrice In Dialogo, partner prezioso sul piano formativo e culturale. Confermiamo stima e ci ripromettiamo costante collaborazione con l’associazione “Città dell’uomo”, la Fondazione Lazzati, con gli universitari della Fuci, la FAV Fondazione Ambrosiana per la Vita, il Movimento Terza Età, l’Istituto secolare Cristo Re, l’Istituto secolare delle Missionarie della regalità di Cristo.
Ancora un grazie alla nostra Segreteria, immancabile “motore” per innumerevoli iniziative: Luigia, Marina e Simona vogliamo dirvi grazie!
Alla Presidenza dell’Azione Cattolica è chiesta, in occasione dell’Assemblea triennale per il rinnovo delle cariche, una relazione che racconti a che punto siamo, ciò che abbiamo fatto, un fare che sia espressione visibile di un essere, di una identità associativa dinamica. I ringraziamenti appena espressi sono parte essenziale di questo racconto, a cui do voce a nome di tutta la Presidenza.
Il documento assembleare
Nella bozza di Documento assembleare, sulla quale ci concentriamo nel pomeriggio, e che è passata al vaglio di oltre 150 assemblee territoriali, esprimiamo gran parte di ciò che intendiamo mettere in gioco in questa assemblea: ovvero il percorso svolto, l’approfondita riflessione sull’“essere e fare Ac nel tempo nuovo” che ha segnato ampia parte del triennio; i punti qualificanti sul profilo e la missione associativa; la ricerca di nuovi ambiti di azione proprio in relazione al “cambiamento d’epoca” che stiamo attraversando.
Nel Documento assembleare ci soffermiamo anche sui tre verbi espressione di un’Ac fedele alla propria storia e ugualmente impegnata ad abitare una realtà ecclesiale, culturale e civile in rapidissima trasformazione. Pregare, pensare, appassionarsi dicono che vogliamo anzitutto coltivare – nella preghiera personale e comunitaria – una spiritualità radicata nell’incontro della vita con la Parola, ritrovando il gusto e la profondità della relazione intima e sorgiva con il Signore. Con il verbo pensare desideriamo esprimere la cura per una formazione associativa che consenta di interpretare il tempo presente, con senso critico, aprendo il confronto con tutti sui temi che interessano il dibattito sociale, politico ed ecclesiale attuale, con l’intento di generare azioni a favore del bene comune. Vorremmo poi sempre più appassionarci alla vita, al senso della vita, al profilo esistenziale del laico cristiano che abita, con gioia, questo tempo che il Signore ci consegna, carico di sfide, coltivando la passione evangelizzatrice che richiede di cercare linguaggi, progetti creativi e nuovi luoghi per vivere il Vangelo ed esercitare la carità, con un riguardo speciale per le persone più fragili, per chi è povero o solo, chi ha avuto meno dalla vita, e con un occhio particolarmente attento alle generazioni future.
Questo significa quell’“aver cura” delle persone, cui più e più volte ci siamo reciprocamente richiamati in questi anni.
“Chiamare notte la notte”
Quanto finora detto non può peraltro prescindere da una lettura del tempo che stiamo attraversando. La quale – almeno per farvi cenno – impone il dovere di un lucido realismo (Giuseppe Dossetti ci inviterebbe a “chiamare notte la notte”). Un realismo, sincero eppure sereno, l’opposto di una lettura ingenuamente autorassicurante, la quale rischia di renderci miopi di fronte alle urgenze relazionali, educative, sociali ed ecclesiali che stiamo attraversando. C’è un mondo in ebollizione, una “guerra mondiale a pezzi”, povertà crescenti, ingiustizie intollerabili; senza trascurare il diffondersi di paure, personali e collettive – a volte legittime –, che tendono a chiuderci in noi stessi. Timori troppe volte diffusi e rinfocolati da chi – per interessi politici o elettorali – ci vuole portare a sollevare muri, a vedere nel migrante una minaccia, a giudicare con ingiusta severità e a trattare con nessuna misericordia chi la pensa diversamente, chi obietta al pensiero dominante, chi crede diversamente, chi ama diversamente, chi invoca diritti negati o mortificati.
Alla notte segue l’alba
Noi vogliamo restare nell’oggi con la forza irriducibile della speranza cristiana, con la fiducia nella efficacia della Grazia (con la certezza che “alla notte segue l’alba”). Non una fiducia miracolistica e passiva. Semmai una fiducia che attiva e mobilita le nostre coscienze e le nostre responsabilità. Richiamati ad agire di conseguenza nella storia, nella vita di ogni giorno, nella società civile, nella nostra amata Chiesa.
Avvertiamo, allo stesso tempo, una rarefazione della partecipazione alla comunità cristiana, e forse una trasformazione della qualità della vita cristiana. Certamente il Covid ha accelerato processi che arrivano da lontano. Ma occorre ugualmente considerare il profondo cambiamento in atto nel rapporto vita-fede in una stretta relazione con i mutamenti nella mentalità corrente, nei costumi, nei valori, negli atteggiamenti individuali e collettivi. Tanti aspetti centrali della vita cristiana non possono più essere dati per scontati. La liturgia, la preghiera, la partecipazione alla Messa, i fondamenti dottrinali, l’insegnamento sociale della Chiesa andranno sempre più considerati punti di arrivo anziché essere solo condivisi punti di partenza. Siamo poi convinti che occorra avere uno sguardo mite e sincero verso le nostre comunità, non corrosivo, che sappia riconoscere il bene che c’è e che aiuta a individuare nuove vie per la testimonianza evangelica.
In questo senso l’Evangelii Gaudium di papa Francesco è il riferimento, di respiro conciliare, che sentiamo vicino e percorribile, dove ci viene fra l’altro ricordato che “la realtà è superiore all’idea”. Ci riferiamo ugualmente al magistero dell’Arcivescovo Mario nelle sue Lettere pastorali e nei discorsi di Sant’Ambrogio.
Un tempo di semina
Vi leggiamo l’esortazione a considerare quello che stiamo vivendo come un promettente tempo di semina, di missione, da laici nella quotidianità. Un richiamo al senso di comunità, al vivere di una vita donata, e un appello costante alla fiducia. Una sinodalità che porti tra i suoi frutti uno stile di Chiesa che parla a tutti e che accoglie tutti; generando una profezia coraggiosa su povertà, solidarietà, ascolto dei giovani; assegnando il giusto – e finora assolutamente inadeguato – spazio alle donne e al carisma femminile.
Come AC Ambrosiana individuiamo in particolare due elementi costitutivi per un rinnovato impegno ecclesiale.
In primo luogo la cura per l’esistente, a partire dalle strutture e dalle iniziative che rientrano nella consuetudine pastorale: una liturgia a misura dei credenti, che sappia rinnovarsi, e sia vissuta in comunità accoglienti, così da aiutare ciascuno ad accostare il mistero e la grazia dell’incontro con il Signore; una catechesi che provi a parlare alle persone di ogni età e condizione; un’azione caritativa generosa e profetica, espressione di slancio evangelico; la presenza educativa degli oratori, il valore delle aggregazioni laicali… Si tratta, come detto tante volte, di rendere straordinario l’ordinario.
In secondo luogo avvertiamo come occorra una rinnovata profezia dal basso, capace di intercettare i sogni e i bisogni di ragazze e ragazzi, donne, uomini, in questa complicata stagione di radicali cambiamenti. Si richiede, dunque, uno slancio creativo, la disponibilità a “prendere il largo” o, se si vuole, a vivere quella dimensione di “Chiesa in uscita” su cui insiste papa Francesco. Con il coraggio di osare; coraggio e fantasia che possono caratterizzare la Chiesa del terzo Millennio.
I crocevia in cui essere pronti
Ci siamo detti tante volte, in questo percorso assembleare, che intendiamo individuare alcuni crocevia nei quali farci trovare pronti, innovativi, generosi.
Ci interessa lavorare – come affermiamo nella bozza di Documento assembleare – in alleanza con tutti coloro che hanno a cuore la vita della propria comunità, in un dialogo franco e aperto, senza preclusioni e senza preconcetti, sapendo riconoscere i germi di bene ovunque si manifestino.
Vogliamo spenderci – per quanto siamo capaci – per costruire insieme, ragazzi, giovani, adulti, la comunità cristiana, dando ascolto alle idee e alle attese di tutti. In particolare ci preme mettere al centro le nuove generazioni, protagoniste del presente e del futuro della Chiesa. Per questo l’Associazione si impegna nell’elaborare e sperimentare modi nuovi e originali di vivere la fede, le relazioni e la fraternità.
Avvertiamo il richiamo di farci compagni di strada dei poveri, non solo in senso materiale ma anche spirituale ed esistenziale, favorendo la loro presenza nella comunità, ascoltando la loro voce, offrendo calore e umanità. Non è un buon segno vedere un povero tendere la mano fuori dalle chiese, e restare alla porta delle nostre comunità. Il Signore si avvicinerebbe e lo inviterebbe ad entrare. E noi?
Ci sentiamo al contempo interpellati da tutte le questioni cruciali che segnano i nostri giorni: la pace, la giustizia sociale, l’accoglienza dei migranti, l’educazione, il diritto al lavoro e alla salute, l’emergenza climatica, la sfida insieme incombente e promettente dell’intelligenza artificiale. Occorre immaginare e offrire oasi di pensiero, occasioni di ascolto, osservazione e comprensione della realtà. Servono cristiani “autorizzati a pensare”, “lieti e pensosi”, disponibili a portare il loro contributo, evitando la sterile lamentosità di chi afferma che “il mondo va per la sua strada”. Provando ad essere – con umiltà – lievito e fermento della realtà sociale e culturale con la costante novità della proposta cristiana.
Quattro priorità
Questa Assemblea vorrebbe consegnare al prossimo Consiglio diocesano almeno quattro priorità tra loro correlate e maturate in questi anni.
Primo: definire progetti e individuare azioni per la testimonianza cristiana negli ambiti della vita laicale: la famiglia, la scuola, il lavoro, l’impegno socio-politico, la comunicazione… Sono temi centrali, sui quali ci siamo coinvolti e spesi, anche in alleanza con altre realtà. Sempre più l’Azione Cattolica deve collocarsi qui, nell’esistenza quotidiana, affiancando la vita delle persone. Nell’epoca del relativismo, dei punti esclamativi propinati dai social, ai battezzati è chiesto di portare il Vangelo nelle strade delle città, sapendo che oggi essere cittadini ed essere credenti non coincide più.
Secondo aspetto: rafforzare e rendere ancora più vitale il rapporto centro-periferia, avendo a cuore la vitalità dei gruppi locali di AC, accompagnati, nutriti e incoraggiati dal Centro Diocesano, affinché sul proprio territorio siano lievito per le rispettive comunità.
Terzo elemento: portare avanti la revisione – e qualora occorra la semplificazione – della struttura associativa, sulla base dell’Atto normativo che saremo tra poco chiamati a votare.
Quarta, ma non ultima priorità: assumere con responsabilità il tema della sostenibilità dell’associazione, sul piano delle risorse umane ed economiche, così da assicurare all’Ac stabilità ed efficacia operativa.
Il Dna dell’associazione
Concludendo. La storia della nostra associazione ci consegna un Dna con alcuni elementi irrinunciabili: servizio educativo, unitarietà, diocesanità, democrazia. Siamo convintissimi che ci sia una domanda di spiritualità e una ricerca di senso e di Dio che sono più larghe della dimensione religiosa. Sentiamo che c’è una chiamata cui rispondere; un cammino da intraprendere con lo spirito missionario dei due discepoli di Emmaus, i quali, incontrato Gesù Risorto lo riconoscono allo spezzare del pane per poi ripartire con un cuore ardente. Siamo consapevoli della necessità di assicurare una presenza laicale aggregata nella nostra Chiesa e nella società come forma organizzata e visibile di fraternità e di testimonianza cristiana. Sentiamo però che dobbiamo preparare una nuova e più attuale “bisaccia del pellegrino”. Vorremmo evitare di essere – come ci mette in guardia papa Francesco – credenti “abituati” per divenire piuttosto credenti “innamorati”.
Sentiamo il bisogno di pregare, stando a tu per tu con il Signore, rimettendoci in ascolto della sua Parola, nella consapevolezza che Gesù ci parla, ci parla sempre. L’Adoro il lunedì, gli esercizi spirituali, la Lectio proposta a livello decanale sono solo alcune espressioni del pregare che vorremmo confermare nella loro semplicità e popolarità. Siamo altresì convinti che il pensare e l’appassionarsi possono dare un nuovo volto e vivacità alla comunità cristiana, che necessita di nuova vivacità. Avvertiamo la chiamata di fare dell’Ac un luogo di sperimentazione, mantenendo lo sguardo e il cuore aperti al nuovo, pur nella consapevolezza che questo ci rende vulnerabili. Forse è anche questo il percorso per essere discepoli-missionari.
Rilanciamo i momenti formativi adeguati alle diverse età; manteniamo le belle proposte di incontro, festa e vacanza: l’AcFest di fine maggio, tutte le ricche proposte estive, l’Ac7 di settembre, la Giornata parrocchiale di inizio ottobre, la Giornata dell’Adesione dell’8 dicembre, il fecondo percorso avviato con gli ex responsabili che abbiamo chiamato “Ac&Friends”.
Intendiamo curare e animare quelle che consideriamo “le nostre case”: la sede milanese di via Sant’Antonio, l’ospitalità offertaci in San Giorgio a Milano, la Benedicta a Santa Caterina, l’Eremo San Salvatore sopra Erba. Vorremmo riprendere il progetto delle “case di zona” dell’AC, sulla base di alcuni esempi virtuosi che abbiamo già sperimentato.
Ebbene, siamo persuasi che le nostre energie risultano modeste, che i nostri cuori sono incerti, i nostri passi sempre troppo prudenti. Ma non ci tiriamo indietro. Nella certezza che, pur tra mille incoerenze, possiamo contare sulla misericordia del Signore, sul sostegno della Chiesa Ambrosiana e del nostro Arcivescovo, sulla vicinanza di tanti amici, sulla passione di ogni socio. Ci auguriamo di avere sempre un sorriso da donare alle sorelle e ai fratelli che il Signore, nella sua benevolenza, porrà sulla nostra strada.
Ci rendiamo conto che il cammino sarà impegnativo. Così ci affidiamo al monito della Beata Armida Barelli: “È impossibile? Allora si farà!”.
Grazie.