Il presidente nazionale di Ac, Giuseppe Notarstefano, ha presentato a Milano il suo libro che è una riflessione sul tempo presente e sull’impegno che i credenti possono assumersi per uscire dalla tempesta.
S’intitola Verso noi. Prendersi cura della vita di tutti il libro recentemente pubblicato per i tipi dell’editore Ave dal presidente nazionale dell’Azione cattolica. Giuseppe Notarstefano. Il volume è stato presentato lo scorso 17 gennaio in Università cattolica in un incontro moderato dal presidente diocesano dell’Ac ambrosiana, Gianni Borsa, nel quale è intervenuto anche monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica italiana e dell’Università Cattolica.
IL LIBRO
Notarstefano, che insegna Statistica economica alla Lumsa di Palermo, imposta il suo libro sulla metafora della “tempesta”. La società italiana (e la Chiesa del nostro Paese) stanno attraversando una temperie in cui, secondo il presidente di Ac «non si vede l’orizzonte e la prospettiva che scorgiamo è solo parziale e instabile» e per questo «non rinunciamo a leggere e accogliere come un dono questo tempo». Una situazione simile a quella del racconto evangelico della tempesta sedata, in cui i discepoli appaiono smarriti e non si fidano neppure di Gesù fino a che non vedono che egli, veramente, è in grado di dominare gli elementi.
Invece, sostiene che se «questo tempo è anche un dono», i credenti sono chiamati a «entrare in profondità e non fermarsi alle narrazioni che se ne fanno: una società immobile, ferma e incapace di percorsi di innovazione… Girando l’Italia», assicura invece il presidente di Ac, «io vedo una realtà comunitaria che vuole costruire percorsi per la vita delle persone». Per tutto questo, però, occorre saper “leggere i segni dei tempi”, come si diceva al Concilio, operazione che «non è una mera analisi sociologica ma è la capacità di capire cosa della realtà ci interpella. Cosa ci chiede una partecipazione personale al cambiamento».
IL CAMBIAMENTO D’EPOCA
In quest’ottica ecco che il presidente dell’associazione, anche in considerazione del percorso assembleare in corso in queste settimane, che porterà all’assemblea diocesana milanese dell’11 febbraio e a quella nazionale del 25-27 aprile, «occorre che la vita associativa sia un luogo in cui connettere la vita delle persone». Nella Fratelli tutti, fa osservare Notarstefano, «papa Francesco ci dice che la storia non è finita. L’esito del cambiamento d’epoca non è scontato ma stiamo prendendo coscienza che non eravamo approdati al migliore dei mondi possibili. I credenti, in questo, hanno il compito di essere al servizio della speranza. Il tema del futuro ha a che fare con il nostro metterci a disposizione di quei cambiamenti che sono possibili se li facciamo insieme».
Il compito che attende i cittadini e i credenti italiani, e di riflesso, in particolare, interpella l’Azione cattolica, non è «una mera transizione, cioè un passaggio da un punto all’altro, ma una trasformazione che sia anche moto interiore, cioè conversione. Ecco perché papa Francesco parla di conversione ecologica. Entrare, insomma, ancora più in profondità. Vivere la scelta religiosa che è scelta di profondità. Di vivere questo tempo».
«Questo libro è un dono per la riflessione che il presidente Notarstefano ha fatto all’associazione e alla realtà ecclesiale», ha detto l’assistente nazionale monsignor Claudio Ciuliodori. «Il cammino sinodale è più volte richiamato in questo testo e lo stile sinodale è stile di Chiesa che cammina insieme e dialoga attraverso la storia e la vita delle persone, riconoscendo in essi la presenza del Signore».
In sintesi, conclude Notarstefano, la riflessione del libro esprime il desiderio di «un’esperienza associativa che si sintonizzi ancora di più sulla vita. E, ancora di più, la consapevolezza che la nostra esperienza di laici credenti si gioca nella vita quotidiana. Il Vangelo ha una grande capacità di generare la vita, una forza istituente. C’è realtà possibile di bene. Una chiamata a rimettersi in gioco. Ci sentiamo un’associazione attenta e lavoriamo perché ci sia una bella esperienza comunitaria a sostegno di tutto questo».