Negli anni ’80 il nome di Maria Dutto mi era noto dalla lettura di alcune pubblicazioni promosse dal Gruppo Promozione Donna dove – segno dei tempi – la spiccata sensibilità nei confronti della donna mi aveva colpito. In un incontro pubblico organizzato dal Gruppo Promozione Donna c’erano, tra gli ospiti, l’arcivescovo Carlo Maria Martini e Adriana Zarri, una delle prime teologhe italiane. Ricordo di aver visto per la prima volta Maria Dutto (ora raccontata nel libro di Giorgio Vecchio, Maria Dutto. Una storia al femminile. Donna, cattolica, milanese, edito da In dialogo), al convegno di Assago “Farsi prossimo”, che parlava amichevolmente con l’arcivescovo Martini. Tra loro c’è sempre stata un’intesa di fondo, umana e pastorale.
Ero curioso di conoscerla personalmente. Per una intervista la raggiunsi nella sede dell’Opera Impiegate, dove era la presidente. Mi colpì il sorriso, che non è mai mancato, e l’accoglienza. Entrambi eravamo contenti di conoscerci. Da dieci anni tenevo nel cassetto la bozza di quello che diventerà il mio primo libro (Donne nel respiro di Ruàh. Il protagonismo delle donne nella morte e risurrezione di Gesù). Titubante, le consegnai copia della bozza per un desiderato parere. Nell’arco di poche ore mi telefonò entusiasta. Per lei la “bozza” non doveva rimanere nell’oscurità di un cassetto. Il libro venne pubblicato e ristampato. Maria Dutto è stata la madrina al “battesimo” del mio primo libro.
Proprio nel cammino sinodale in corso è emerso il debito di ascolto della Chiesa verso i giovani e le donne. Senza questo ascolto la Chiesa, ferita di clericalismo, rischia molto. Perché non ci si apre all’ascolto “pastorale” delle donne nelle parrocchie, nei consigli pastorali? Ritornano, per un rilancio, le parole di Martini: “La Chiesa deve porsi in ascolto. Deve lasciarle esprimere da protagoniste. Il loro modo di leggere, interpretare la vita ha una rilevanza che deve segnare un cammino pastorale che non può vedere le donne perennemente soggette o brave e fedeli esecutrici, quasi vergognose o timide di fronte alla forza che potrebbero esprimere in novità”.
Una novità che Maria Dutto, con coraggio e contro corrente, ha saputo interpretare negli anni ’70 in mezzo a tensioni sociali e culturali che interpellavano anche la fede, la Chiesa (il ’68, il nuovo femminismo, le contestazioni operaie e l’attuazione del Vaticano II). Aveva intuito, come la francese Madeleine Delbrèl, che bisognava cambiare le modalità di annuncio della fede ascoltando voci, storie, esperienze delle donne, come faceva Gesù che scandalizzava gli stessi discepoli. Gesù non voleva quote rosa, ma l’ascolto in primis delle diversità emarginate, scartate, dell’epoca di ieri e di oggi: i poveri, gli ammalati, i bambini. E le donne. Bisogna stare nel mondo, non fuori dal mondo. Per annunciare non basta giudicare rimanendo dietro alla scrivania!
La straordinaria e lunga esperienza (40 anni) del Gruppo Promozione Donna lo conferma. Una profezia da riscoprire dove, non è di poco conto, non esisteva il referente ecclesiale come era nei vari settori dell’Azione cattolica ambrosiana. Questo a conferma di quanto fosse di spessore la figura, la lealtà pastorale di Maria Dutto alla Chiesa. Nella rivista il Punto del gruppo troviamo ricchissimi temi e problemi: tra questi la violenza anche verbale sulle donne, di impressionante attualità. In questa esperienza, da riscoprire per l’oggi, Maria Dutto recupera il tratto dell’originalità che caratterizza il Vangelo, i cristiani. “Bisogna essere originali – diceva Carlo Acutis – non fotocopie”.
Maria Dutto sperimenta spazi e luoghi di una inedita, forse silenziosa e trasformante, liturgia laica, mai laicista, dove il protagonismo delle donne ha fatto vivere, e sbocciare, i primi frutti del Concilio Vaticano II. “Nel Vangelo Gesù – diceva Maria Dutto – ci dimostra che ascoltare le donne non era una formalità: guardava la loro vita, raccoglieva desideri e tensioni, non le lasciava in disparte, non chiedeva loro di starsene a casa, ma si faceva seguire. Le amava e le sanava. Questo è il mio sogno riguardo alla presenza delle donne nella Chiesa”.
Oggi, grazie alla sensibilità di papa Francesco, importanti passi sono stati fatti nella Chiesa. Alcune donne, nominate da papa Francesco, hanno assunto ruoli di notevole responsabilità nella Chiesa universale. Non ultimo il diritto di voto nell’assemblea sinodale della Cei. Un passo che sfiora la “rivoluzione”. Passi importanti che hanno bisogno di una più vasta conferma e tessitura pastorale, di una crescita culturale, anche tra vescovi e sacerdoti. A pare mio, questo cammino, questo spessore culturale e pastorale, lo troviamo nelle tracce di profezia lasciate – altra eredità – da Maria Dutto una donna libera, originale e coraggiosa.
Silvio Mengotto