Mercoledì 14 febbraio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – nell’aula N1.010 della sede di Via Nirone, 15 – alle ore 17 si terrà la presentazione del libro: “Maria Dutto: una storia al femminile. Donna, cattolica, milanese” di Giorgio Vecchio. Dopo l’introduzione di Maria Bocci Professoressa ordinaria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, interverranno Gianni Borsa, Presidente Azione Cattolica ambrosiana e Mirella Ferrari Professoressa emerita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sarà presente l’autore Giorgio Vecchio. Modera l’incontro Alessandro Zaccuri, Direttore Comunicazione Università Cattolica del Sacro Cuore.
In occasione di questo appuntamento riproponiamo un’intervista della scorsa estate a Grazia Villa, che ha conosciuto da vicina la personalità di Maria Dutto a fine degli anni 70.
“Maria era proprio bella”
“Maria Dutto ha insegnato – dice Grazia Villa – alla Chiesa, alla società, alle donne, ad essere donne laiche in piedi. Una laicità al femminile, assolutamente senza sé, senza ma”
Grazia Villa, avvocata ha frequentato l’Università Cattolica quando Maria Dutto era segretaria dell’Istituto Toniolo e collaboratrice del prof. Giuseppe Lazzati. Dal ’76 al ’78 è stata responsabile della Fuci in Cattolica, ha conosciuto Maria Dutto negli stessi anni della sua presidenza in Azione Cattolica ambrosiana: “con il suo acume – dice Grazia Villa – , la sua intuizione, ha saputo intercettare tutto il mio disagio, il mio desiderio di vivere da donna all’interno della Chiesa e dell’impegno politico con una affermazione forte dell’essere donna”.
Crede che l’esperienza del GPD abbia svolto un ruolo profetico nella Chiesa e nella società?
“Ne sono pienamente convinta! Anzi ne sono più consapevole adesso che in quel periodo. Tra le tante cose che Maria mi ha insegnato è stata anche la cura dell’aspetto estetico. Ai convegni, ai corsi di aggiornamento, diceva “se volete mettervi davanti alle telecamere non vestitevi come le donne dell’Azione Cattolica, dovete essere affascinanti”. Ovviamente senza un’esposizione o una riduzione della personalità all’attrazione fisica, ma per valorizzare la bellezza, la nostra fisicità come parte essenziale dell’essere donne. C’era quel desiderio di andare oltre, soprattutto tra di noi. Maria era tra quelle forti e determinata. Pur con garbo, nella capacità di mediazione che lei aveva, non le mandava a dire a nessuno, né alla Chiesa intesa come gerarchia, né al clero e neppure al prof. Lazzati con il quale nell’occasione della fondazione di Città dell’uomo, disse al professore “non so se mi posso iscrivere, essendo una città per l’uomo non c’è posto per me”. Questa sua parresia e franchezza l’apprezzavo molto. Se vado a vedere alcune documentazioni, interventi, convegni, la rivista il Punto, le cose che Maria ha detto alcune sembrano scontate, altre ancora da raggiungere, ma il gruppo le diceva già quarant’anni fa”
Maria Dutto aveva uno stile pastorale femminista?
“Nella sua ultima e bellissima intervista, realizzata con la fondazione C.M. Martini, c’è un passaggio dove Maria con estrema tranquillità, e qui torna la profezia, usa la parola “femminista”. Maria Dutto non aveva problemi a nominare il femminismo cristiano. Essendo donna intelligente e capace di mediazioni, se andava ad un convegno col clero non si presentava dicendo sono Maria Dutto e femminista cattolica, questo avrebbe creato dei muri. Lei stessa mi disse, “mi raccomando quando vai al convegno in quella tal parrocchia non dire che sei femminista cattolica, lo devono capire da quello che dici, non dalla tua auto dichiarazione”
Quale eredità lascia Maria Dutto?
“Se devo dire cosa ha insegnato a me e alla Chiesa, alla società, alle donne, è quello di essere donne laiche in piedi. Una laicità al femminile, assolutamente senza sé, senza ma. Se il professor Lazzati mi ha insegnato da ragazza il principio di laicità a cui teneva tantissimo, concetto che nella Chiesa è stato sdoganato, Maria me l’ha insegnato nell’esistenza, nella vita, nella pienezza di una donna completa, realizzata, acuta e serena. Una donna donna! E’ stato il suo fatto rivoluzionario anche rispetto ad alcune figure del femminismo cattolico ma che avevano un approccio austero, un po’ “zittellesco”. Maria dà l’idea della pienezza, della realizzazione di sé, della completezza. Questo per una ragazza, per tutte le donne che l’hanno incontrata, significa attingere forza, dignità, bellezza. Maria era proprio bella!”
Silvio Mengotto