Mi è stato chiesto il dolce ma impossibile compito di ricordare una cara amica.
Ci provo, chiedendo scusa per le parole che rischiano di rimanere sulla superficie e di non cogliere l’essenza di una donna tanto speciale.
Comincio col chiamarla per nome: Maria Rosa, un nome che ben annuncia la sua generosità, altruismo, tenerezza, profumo, comprensione e disponibilità all’ascolto. In questo nome c’è già tutta la capacità di accettare un progetto di vita più grande di lei e la disponibilità ad accoglierlo con fede e fiducia, dolcezza e serietà, con gran senso di responsabilità e del dovere. Sul piano personale, familiare e professionale.
Con Howard ha dato vita a una famiglia stra-ordinaria, riuscendo a trasformare la malattia di Sophia in un’opportunità di crescita per tutti, dai fratelli John e Francesca a chi le era accanto, e a far amare la bellezza di questa ragazza con la Sindrome di Down, per la quale si è battuta come una leonessa, fino a regalarle 19 anni di vita, contro i tre che i medici avevano previsto per lei.
Chi la conosceva a livello personale, forse ignorava il suo altissimo profilo professionale, che Maria Rosa viveva con spontaneità e semplicità, come fosse normale fare una carriera universitaria di quel livello in un paese straniero, tanto da diventare capo del Dipartimento di Filosofia presso il King’s College di Londra; come fosse un gioco da ragazzi fare ricerca e tenere seminari in Italia, Germania, Israele, Svizzera e negli USA e annoverare pubblicazioni di pregio nelle principali case editrici universitarie al mondo (Cambridge University Press, Oxford University Press, Yale University Press); come fosse facile per lei, che quando si trasferì in Gran Bretagna non sapeva una parola di inglese, divenire presidente della “Società Britannica di Storia della Filosofia della Religione”; come fosse nell’ordine delle cose avere un alto riconoscimento per una pubblicazione di eccezionale valore sulla storia della scienza (il Pfizer Award).
Tutto questo e molto altro facevano parte del suo modo di prendere la vita e di assumersi le responsabilità, mettendo in circolo i talenti – piccoli e grandi – che in gioventù l’Azione cattolica ci ha insegnato a far fruttare. Geniale e innovativa, è stata sua l’idea di fondare l’Agorà, una delle cose più belle e coinvolgenti che abbiamo fatto insieme: invitare amici non credenti a un confronto leale e sincero sui nodi della fede. Esperienza che ci ha permesso di andare alle radici della nostra stessa fede, per riuscire a “rendere ragione” del nostro Credo.
Ci sono pagine su Internet dedicate alla sua carriera, ma pochi sapevano del travaglio della sua vita privata e della dura lotta che combatteva da vent’anni contro un tumore aggressivo e mortale che, pur avendola duramente segnata nel corpo, non è mai riuscito a strapparle la vitalità, la speranza e la gioia di vivere.
Ora che dobbiamo lasciarla andare, il dolore è lacerante, ma la speranza è certezza. Noi, con lei, vogliamo credere che «questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio» (Gv 11,4). Perciò, attendiamo il nostro incontro nell’imminente festa di Pasqua, affinché ci sia concesso di intravvedere un po’ della sua luce che risplende.
Roberta Osculati
Di Maria Rosa mi è rimasta impressa l’intensità della sua preghiera, il modo in cui sembrava essere assente e completamente immersa nel dialogo col Signore a cui era immensamente devota. La sua umiltà nascondeva la grandezza della sua persona, sempre disponibile ed amorevole con tutti. Hai lasciato un segno in tutti noi, Maria Rosa. Buon viaggio!
Luisa Vedovato
Sei stata la mia maestra alle elementari e di te ho un dolcissimo ricordo, le canzoni con la chitarra, la tua pazienza e i tuoi sorrisi! Quando ti sei sposata ci hai voluto li con te a far festa. La vita è stata dura forse troppo con te ora splendi nella luce così come splendeva il tuo sorriso.
Cara Maria Rosa, ti ho incontrata e conosciuta a Oxford quando Sophia era ancora piccolina e giocava con Francesca o con lei guardava qualche film di Walt Disney, mentre io insegnavo italiano a John.
Ancora non riesco a prendere sul serio la tua ‘partenza’, non riesco a crederci, eri ancora giovane, ma ancor di piu’ perche’ la tua presenza’, sin da quando ti avevo conosciuta, emanava attorno a se’ il profumo dell’Eterno.
Ti vorro’ sempre tanto bene.
Lucia