Mercoledì 22 febbraio 2023 si è svolto il quarto incontro del percorso “Il mio corpo. La mia casa” presso la Fondazione Casa della Carità a Milano. La multiculturalità della “corporeità”, multiculturalità e corpo, è stata la tematica centrale della serata, che ha riservato ai giovani di AC un momento di condivisione e di scoperta dell’utilizzo del corpo in altre culture e religioni. Dopo essere stati accolti da Fiorenzo De Molli, direttore operativo presso la Fondazione, l’incontro ha avuto inizio nella mensa della Casa, dove i ragazzi hanno cenato e si sono addentrati nell’atmosfera di multiculturalità e convivialità che il luogo ha fin da subito mostrato. Si è proseguito poi con l’ascolto delle testimonianze di alcuni ospiti e operatori che la Casa accoglie. L’interazione con persone di età, origini, storie differenti, ha permesso di lasciarsi stupire dalla loro consapevolezza della bellezza di poter vivere insieme, dal riconoscere che questo non è affatto un limite, ma anzi, un grande dono per tutti.
I giovani di AC hanno avuto la possibilità di farsi coinvolgere dal racconto di due genitori cattolici di vent’anni provenienti dal Perù e dal Venezuela che insieme al loro bambino sono arrivati in Italia in cerca di un Paese in cui ricostruire la propria vita, ma per i quali la lontananza fisica dal Sudamerica e la nostalgia di non poterci ritornare rimangono un pensiero costante; lo stesso vale per le donne e i bambini afghani di cui si occupa un’altra giovane operatrice attraverso un progetto a loro dedicato all’interno della Casa. Una giovane educatrice senegalese e musulmana, nata e cresciuta in Italia, ha poi parlato del legame particolare che vive con il suo Paese d’origine, in quanto immigrata di seconda generazione: insieme a questo, la profondità del rapporto con la religione che le ha trasmesso la sua famiglia e il senso di indossare il velo, da lei inteso come raggiungimento della più alta maturità spirituale, sono stati alcuni dei temi analizzati.
Si sono aggiunte poi le voci di una donna napoletana, dallo spirito pacifico e molto aperto alle novità che la Casa le ha mostrato nel breve periodo trascorso insieme a tante persone di età ed origini diverse, per passare poi alla spontaneità di un giovane ragazzo africano che fa l’educatore in Italia e che ha avuto la fortuna di non sentirsi mai giudicato per il colore della sua pelle, nonostante la consapevolezza che purtroppo questo non sempre accade.
Dalle loro parole si è appreso quanto il rapporto con il proprio corpo, in qualsiasi religione, può essere motivo di conflittualità, ma allo stesso tempo quanto affermi anche la propria persona, quanto sia lo specchio delle proprie credenze e manifesti il proprio vissuto. L’incontro alla Casa della Carità ha portato alla scoperta di nuove culture e ha permesso di guardare oltre la propria corporeità, per entrare nel mondo di altri, nella relazione con persone che, in fondo, così tanto diverse da noi non sono.
I prossimi appuntamenti saranno il 26 aprile e il 17 maggio, il tema sarà il corpo come strumento di relazione con Dio.