Sabato 11 febbraio l’aula Barelli del Centro Schuslter era affollatissima per l’incontro Ma ci credi davvero? La sfida di essere giovani cristiani oggi. Un dialogo con don Armando Matteo, segretario per la sezione dottrinale del Dicastero vaticano per la dottrina della fede e autore del libro Riportare i giovani a Messa. La trasmissione della fede in una società senza adulti (Ed. Ancora). L’evento sarà disponibile per intero su Yotube.
Il nuovo libro di don Armando Matteo è un provocatorio ma stimolante libro che si e ci interroga sulla trasmissione della fede in una “società senza adulti”. Un libro sui giovani, soprattutto con quelli che faticano con la fede. Un libro su e per gli adulti: sul loro profilo umano, educativo, religioso…
Mettersi in ascolto dei giovani
Un dialogo necessario, anzi indispensabile, quello tra le generazioni, perché la Chiesa – come affermato da don Matteo – ha un debito di ascolto verso i giovani. Nella Chiesa è forte la volontà “di mettersi in ascolto – dice papa Francesco – di tutti i giovani, nessuno escluso. E questo non per fare politica. Non per un’artificiale giovano-filia, no, ma perché abbiamo bisogno di capire meglio quello che Dio e la storia ci stanno chiedendo. Se mancate voi giovani, ci manca parte dell’accesso a Dio. Senza i giovani avremo una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire”.
Rispondendo a delle domande formulate da giovani di Ac, don Armando Matteo ha affermato che il Sinodo sui giovani non ha riflettuto sino in fondo sulla “rottura nella trasmissione generazionale della fede”, chiaramente indicata da papa Francesco sin dai tempi dell’Evangelii gaudium, trascurando anche il fenomeno della trasformazione della nostra società senza adulti.
“Gli adulti di oggi – dice don Armando Matteo – non sono più quelli di una volta, vivono un eccesso di positività. Dalla valle delle lacrime siamo passati al sorriso di Amazon. Siamo nell’epoca dove trionfa Peter Pan”.
Usando una metafora, riportare i giovani a Messa significa riportare la fede nella vita e la fede nella vita pastorale, nella dimensione ecclesiale. Occorre rimettere al centro delle attenzioni pastorali la trasmissione della fede all’interno della famiglia e ripensare come compito principale tutto ciò che la Chiesa fa e vive la questione stessa del credere oggi. “Nel libro – afferma, intervistato dopo l’incontro, don Armando Matteo – cerco di richiamare l’attenzione non solo sull’assenza dei giovani, che è molto evidente, ma anche sull’assenza dei loro genitori. In particolare i 40enni e 50enni. Riportare i giovani a Messa significa entrare in quel grande compito cui papa Francesco ci chiama, cioè una conversione della mentalità pastorale. Quindi riuscire a riportare la fede nella vita del mondo di oggi, soprattutto degli adulti di oggi”. Emerge “la necessità di rinnovare il linguaggio delle nostre liturgie ancorate a una mentalità pastorale, e cristiana, che ancora presenta la fede come esperienza consolatoria, di contenimento della sofferenza, del dolore, dell’angoscia”. “Di tutto questo – precisa don Armando Matteo – risente molto il linguaggio della teologia. Ne risentono molto tutti i nostri canti. Papa Francesco ci invita a fare una rivoluzione unica. Noi dobbiamo sempre più riscoprire l’esperienza della fede come esperienza di festa, di gioia, di bellezza. In questo c’è anche un aspetto che riguarda la celebrazione liturgica. La liturgia è il punto di massima esposizione con cui la Chiesa presenta il cristianesimo”.
La liturgia domenicale
La stessa liturgia domenicale della Messa dovrebbe stimolare una maggiore partecipazione dei presenti attraverso un coinvolgimento, diretto e preparatorio, ad esempio della preghiera dei fedeli. “Preghiera dei fedeli – precisa don Armando Matteo – è un genitivo soggettivo! Sono i fedeli che presentano le preghiere, invece è diventata preghiera sui fedeli! Attualmente questo già lo permette il rito ma a volte, per inerzia e tante ragioni, si preferisce non impegnarsi in questo tipo di esperienza. Bisogna dire che la preghiera dei fedeli è uno spazio di straordinaria condivisione di vita in cui la comunità sente tutte le parti insieme, sia quelle che hanno motivo di lodare, ringraziare Dio, sia quelle che hanno motivi di sofferenze che chiedono l’aiuto di Dio per la loro esistenza”.
Per don Armando viviamo un periodo di “rimbecillimento”. Negli ultimi 40 anni la condizione degli adulti è notevolmente migliorata, trasformata, aprendo possibilità che i nostri genitori e nonni non potevano minimamente immaginare. “La vita è più lunga – conclude don Armando – con meno sofferenze, tanto tempo a disposizione, tanto benessere. Ovviamente tutto questo è diventato una sorta di gioco di cui abbiamo perso la guida e il sistema capitalistico ne ha fatto il suo punto di partenza. Questa gioia di vita è diventata fine a se stessa trasformandosi in una sorta di ubriacatura, cioè l’epoca del Peter Pan. Il mercato ha bisogno di Peter Pan, quindi lo alimenta costantemente”. Il messaggio finale è però chiaro: occorre ritrovare un mondo adulto cosciente, preparato, coerente. Così che possa interloquire con le nuove generazioni. Consegnando alla Chiesa – e all’Ac – una responsabilità formativa capace di generare futuro e una reale e limpida testimonianza del vangelo nella vita quotidiana.
Silvio Mengotto