“Negli ambiti dell’economia, della cultura, della politica, della scuola come del lavoro, nella costante attenzione ai più piccoli, ai fragili e ai poveri, vi incoraggio a cercare strade per camminare con tutti, perseguendo la pace e la giustizia. Questo è ciò che la beata Armida Barelli fece nel suo tempo con spirito di totale affidamento al Signore e con stile improntato alla concretezza”: parole di papa Francesco, pronunciate sabato 22 aprile in piazza San Pietro, incontrando Ac, Università Cattolica e Missionarie della Regalità a un anno dalla beatificazione della Barelli. Una grande festa, durante la quale il pontefice ha avuto parole di incoraggiamento e di sostegno alle tre realtà che devono molto alla beata Armida, “una donna generativa”, solida, profonda, concreta. In puro stile ambrosiano.
Giornata intensa, quella romana, dove era presente una delegazione della diocesi di Milano, guidata dall’arcivescovo Mario Delpini, con don Walter Magni come delegato del Consiglio episcopale milanese, e – per l’Ac Ambrosiana – i vicepresidenti Adulti Maria Malacrida e Tomaso Ajroldi, l’amministratrice Silvia Lunardi e l’assistente generale don Cristiano Passoni. In piazza tanti altri soci della nostra Ac, assieme a quelli provenienti da 130 diocesi, e agli amici dell’Università, dell’Istituto Toniolo e delle Missionarie. Dopo l’udienza con il Papa, l’arcivescovo Mario Delpini ha presieduto la celebrazione eucaristica.
Nel suo discorso ai partecipanti al pellegrinaggio a Roma, Bergoglio ha fra l’altro affermato: “Mi rivolgo ora a voi, fratelli e sorelle dell’Azione cattolica”, evidenziando un tratto particolare della fondatrice della Gioventù femminile di Ac: “il suo essere apostola. Sappiamo che il Regno di Dio germoglia, cresce e fruttifica continuamente dappertutto: la vita di Armida Barelli esprime questa dinamica e ci permette di contemplare come il Signore compia cose grandi quando le persone si rendono disponibili e docili alla sua volontà, impegnandosi con umiltà, creatività e intraprendenza. La sua biografia narra di una grande perseveranza nel cercare di rimanere con il Signore, come un tralcio nella vite, e mostra il suo desiderio di condividere questa esperienza con tanti altri”. “Essere apostole e apostoli vuol dire – ha sottolineato Francesco – essere laiche e laici appassionati del Vangelo e della vita, prendendosi cura della vita buona di tutti e costruendo percorsi di fraternità per dare anima a una società più giusta, più inclusiva, più solidale. Ed è importante fare tutto questo insieme, nella bellezza di un’esperienza associativa che, da un lato, allena a saper ascoltare e dialogare con tutti e, dall’altro, esprime quel ‘noi più grande’ che educa alla vita ecclesiale, vita di popolo che cammina insieme”.
Il pontefice ha aggiunto: “Al cuore della vita associativa ci sia sempre una formazione integrale, e al cuore della formazione la spiritualità evangelica. L’essere radicati e dedicati alla vita delle vostre Chiese locali alimenti sempre in voi la spinta missionaria, per allargare ancora di più il vostro cuore e il vostro sguardo contemplativo sul mondo”.
Intensa anche l’omelia del vescovo Mario, secondo cui parlare di corresponsabilità nella Chiesa è parlare del ruolo del laicato, elemento fondante di associazioni quali l’Azione cattolica: “Forse anche nella Chiesa italiana di oggi è opportuno che i vescovi riconoscano la loro inadeguatezza, che rinnovino la coscienza di quello che è essenziale per il loro ministero e che chiedano alla comunità forme inedite di partecipazione alla missione”.
Alla società odierna, spesso preda della malinconia e del malumore, non servono solo ministri, ma soprattutto – ha specificato mons. Delpini – uomini e donne di buona volontà: “L’Azione cattolica e l’Università Cattolica non hanno bisogno di ulteriori ministeri istituiti, ma di uomini e donne che abitano il mondo, che sono a proprio agio nella storia, che si dedicano a interpretare i bisogni e i malumori, le possibilità e le occasioni di questo nostro tempo, perché i poveri non siano trascurati, perché le inquietudini siano stimoli a cercare oltre, a cercare ancora, invece che motivi di paura e di paralisi”.
L’Ac ambrosiana è grata di avere come esempio luminoso e attuale la figura di Armida Barelli, così pure quella di un’altra grande donna, santa Gianna Beretta Molla, della quale stiamo ricordando il centenario della nascita (il 28 aprile a Magenta sarà celebrata una messa da mons. Delpini a chiusura delle celebrazioni del centenario). Riconosciamo in queste figure vere testimonianze di fede operosa e intelligente, che ci spinge a rinnovare il nostro impegno quotidiano ad essere testimoni nella Chiesa e laici attivi nel nostro tempo. Ci guidano i tre verbi – pregare, pensare e appassionarsi – che abbiamo individuato come “pilastri” del profilo laicale nella nostra realtà lombarda e ambrosiana, a partire dai quali confermiamo la nostra attiva, libera e moderna corresponsabilità nella società e nella Chiesa.
Gianni Borsa
Presidente diocesano Azione cattolica ambrosiana