Il nostro impegno, da laici, per il bene del Paese
Un indimenticabile testimone e maestro dell’Azione cattolica ambrosiana e, più ampiamente, del laicato cattolico italiano come Giuseppe Lazzati, amò e servì la Chiesa e la nostra associazione sino all’ultimo suo giorno. Ma egli non smise mai di richiamarci alla consapevolezza che il laico di Azione cattolica non dismette la sua condizione e la sua responsabilità secolare, che egli cioè coopera alla edificazione della comunità cristiana da laico. Ci avvertiva contro il rischio di una autoreferenzialità ecclesiale. I cristiani non sono del mondo, ma hanno i piedi ben piantati nel mondo e operano attivamente per umanizzare il mondo. Responsabilmente solleciti per la sorte della città dell’uomo. Quella situata e concreta, dunque nell’Italia e nell’Europa di oggi.
Le parole di Papa Paolo VI
In questo senso è opportuno richiamare le parole, preziose e attualissime, di Papa Paolo VI nella Octogesima Adveniens (n. 4):
«Spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro Paese, chiarirla alla luce delle parole immutabili dell’Evangelo, attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione nell’insegnamento sociale della Chiesa. […] Spetta alle comunità cristiane individuare, con l’assistenza dello Spirito Santo – in comunione coi vescovi responsabili, e in dialogo con gli altri fratelli cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà –, le scelte e gli impegni che conviene prendere per operare le trasformazioni sociali, politiche ed economiche che si palesano urgenti e necessarie in molti casi».
Politica, nodi da sciogliere e opportunità. Un’occasione per discutere e riflettere
Ci piacerebbe, dunque, che i nostri gruppi di Azione cattolica ritagliassero momenti per riflettere e discutere insieme, e con le loro comunità, circa le concrete sfide di questo tempo (basti pensare a pace, economia e lavoro, welfare, istruzione, salute, ambiente…) per convenire, se possibile, intorno a una sorta di agenda delle priorità programmatiche che richiamano l’impegno di ciascuno. Un’opera di discernimento etico-civile che vorremmo attraversasse la sensibilità e il coinvolgimento dei nostri gruppi di Ac, pur in un periodo già impegnativo come l’anno assembleare che ci attende.
4 spunti di discussione
La Presidenza diocesana di Azione cattolica si limita a segnalare quattro spunti.
- Il primo, pressante e concretissimo, va sotto il vecchio nome di questione sociale. Talvolta eufemisticamente lo si chiama “disagio”, ma oggi siamo ben oltre. Trattasi di “sofferenza sociale” di una parte sempre più estesa del nostro Paese. Povertà, precarietà, disoccupazione, esclusione sociale. A cominciare dai migranti.
- Secondo tema: la stanchezza della democrazia. L’astensionismo di massa è un sintomo eloquente. Ma i segnali sono molteplici: sfiducia nella politica e nelle istituzioni, passiva assuefazione a una informazione manipolata e soggetta a stretto controllo politico, tendenza alla delega al capo di turno, verticalizzazione del sistema a discapito di partecipazione e istituti di garanzia. Accogliamo favorevolmente il fatto che la prossima Settimana sociale dei cattolici in Italia affronterà proprio questo argomento (“Al cuore della democrazia”, Trieste, 3-7 luglio 2024).
- Terzo: rassegnazione alla cultura della guerra. Fa riflettere che si sospetti persino dell’incessante appello alla pace di Papa Francesco. Sembra che, prima ancora che sul terreno, la guerra abbia vinto negli animi, che gli strumenti del dialogo e del negoziato non possano essere neppure evocati per lasciare la parola solo alle armi. Domandiamo: se non in tema di pace e di giustizia, dove mai si manifestano la radicalità e la differenza evangelica?
- Quarto spunto: le stesse questioni sopra evocate possono essere ricondotte a una cifra sintetica e a un impegno conseguente: quello del dovere di una fedeltà attiva e creativa alla Costituzione e, quando necessario, di una difesa di essa. Perché la Costituzione non è una mera regola, ma è la “legge fondamentale”, il “patto di convivenza”, il condensato di un patrimonio etico-civile che tanto deve a una ispirazione cristiana presa sul serio. Un patrimonio intessuto di libertà, giustizia, uguaglianza, partecipazione, cooperazione e pace. Di questi valori si nutre la “coscienza costituzionale”. Oggi appannata ed erosa.
Non è tempo di un facile ottimismo
È d’obbligo bandire ogni eventuale diplomaticismo con il quale ci fa comodo non disturbare le nostre tranquille coscienze: questo nostro tempo, in Italia e nel mondo, non ci autorizza a un facile ottimismo. L’etica della responsabilità prescrive di guardare bene in faccia la realtà. Ammoniva un vecchio e saggio monaco e “padre costituente” come Giuseppe Dossetti, ricordato di recente dal Presidente Sergio Mattarella: «Dobbiamo avere l’onestà e il coraggio di chiamare notte la notte». Senza infingimenti o parole autoconsolatorie.
Se alla notte seguirà l’aurora dipenderà anche da noi, dalla nostra attiva mobilitazione. Dalla nostra attitudine a informarci e a suscitare dibattito, sollecitando ferme e coraggiose prese di posizione nelle nostre comunità locali. Dipenderà anche da noi, laici di Azione cattolica, cittadini responsabili e attivi della Repubblica e della “casa comune” europea.
La Presidenza diocesana dell’Azione cattolica ambrosiana