La straordinaria attualità profetica di Carlo Maria Martini non è una novità. Chi conosce il pensiero del cardinal Martini sa che ha precorso i tempi della società e della Chiesa in diversi ambiti e su diversi temi.
In occasione del 96° anniversario della nascita di Martini, mercoledì 15 febbraio alle ore 18, nella suggestiva cornice della Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana di Milano (p.zza Pio XI), si terrà una tavola rotonda a partire dai temi e dagli stimoli contenuti nel volume Sciogliere il cuore (Centro Ambrosiano, 216 pag., 19,50 euro)
“La Chiesa che verrà. Sinodalità: la lezione di Martini”.
Ci lasciamo introdurre dalla prefazione del libro Sciogliere il cuore di Paolo Foglizzo, redattore di “Aggiornamenti sociali”, che sarà presente all’evento del 15 febbraio.
I testi del card. Martini non smettono di interpellarci, anche a distanza di anni da quando scritti e pronunciati. Cambia però il motivo che li rende interessanti: non è più la spinta a conoscere le idee e le posizioni dell’Arcivescovo di Milano, che sono radicate in un tempo ormai lontano e in vicende i cui contorni sono inevitabilmente sfumati; con il passare del tempo, a risultare generativo è piuttosto il suo approccio ai problemi, il metodo con cui li avvicina, li affronta e cerca possibili soluzioni. Questo vale anche per i testi qui raccolti, alcuni dei quali risalgono a più di tre decenni fa e che pure affrontano una questione che non perde di attualità con il trascorrere del tempo, cioè l’immagine della Chiesa, lo stile più appropriato per mettere in pratica la sia identità e la sua missione. Anzi, alcuni stupiranno il lettore per l’attualità del loro linguaggio: è il caso di quello che appare per primo, «La Chiesa degli apostoli: evangelizzazione e missione» , che rilegge il processo del Sinodo 47° della Chiesa ambrosiana e che oggi non fatichiamo a riconoscere come una riflessione sulla sinodalità autenticamente ante litteram, o meglio prima che la parola diventasse di moda. […]
Nell’atteggiamento con cui Martini si pone in rapporto alla Chiesa di cui è pastore incontriamo un’ultima sfaccettatura del suo metodo, che ne rinforza il sapore sinodale: per praticarlo non bisogna mettersi in cattedra, ma farsi compagni di strada, offrendo strumenti per avanzare insieme nella direzione che la carità suggerisce. Capiamo allora che il termine “metodo” rischia di risultare riduttivo, se lo si intende come una tecnica o una procedura: si tratta piuttosto di uno stile, che Martini assume come frutto della contemplazione del modo in cui Gesù si poneva in rapporto alle persone del suo tempo, del suo modo di essere messia. E mentre lo pratica in prima persona, propone alla comunità a cui si rivolge – così come a noi che oggi leggiamo le sue parole – di farlo proprio. […]
Incamminarci su questa strada non è facile – lo riconosce anche Martini –, ma è difficile immaginare qualcosa di cui possiamo avere più bisogno, perché oggi come in ogni tempo: «questo cammino pacifico di un popolo di uomini e di donne liberi e coscienti è in fondo l’unica speranza per un mondo scosso da conflitti e minacce». Per questo ci sono preziose le parole di un uomo che quella strada l’ha praticata per tutta la vita e quindi non solo ce la può indicare, ma è capace di accompagnarci nel cammino. [prefazione del libro Sciogliere il cuore]