L’associazione indica i criteri per valutare programmi e candidati: «Costituzione, Europa, Pnrr, pace, democrazia parlamentare, persona, ambiente, diritti individuali e sociali»
13 settembre 2022 – «Andare a votare è un modo per condividere le sorti del Paese. E il voto è un segnale contro l’indifferenza e la rassegnazione. Votare rappresenta oggi una sincera scelta democratica». Con queste parole la Presidenza dell’Azione cattolica ambrosiana invita i propri soci a non cedere all’astensionismo e a partecipare attivamente alle elezioni politiche del 25 settembre.
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Un tempo per votare, un tempo per ricostruire
Elezioni politiche anticipate. La caduta del Governo Draghi, in seguito all’abbandono della maggioranza da parte di alcuni partiti che ne avevano fino ad allora sostenuto l’esperienza, ha portato all’interruzione di una fase politica di larga intesa che aveva permesso di affrontare la pandemia, di raggiungere alcuni segnali di ripresa economica, assieme al consolidamento della credibilità del nostro Paese nell’ambito europeo e alla ferma condanna dell’aggressione russa all’Ucraina. Sarebbe stato meglio che coloro che hanno ritirato il proprio sostegno al Governo se ne fossero anche assunti la responsabilità di fronte ai cittadini, così che potessero essere chiare fin da subito le conseguenze di questo gesto sconsiderato.
Di fatto gli italiani saranno chiamati alle urne in una delle fasi più delicate della storia repubblicana, la quale richiede ancora ampie e responsabili convergenze programmatiche, orientate al bene del Paese e non una continua litigiosità e delegittimazione reciproca.
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Il voto: un segnale contro l’indifferenza.
Una legge elettorale che promuove aggregazione tra i partiti potrebbe di per sé essere interessante, ma se essa consiste, come avviene con l’attuale Rosatellum, nel bloccare la possibilità di scegliere gli eletti, attribuendo il potere di scelta dei candidati al Segretario di ogni partito (non vi sono preferenze da esprimere), e questi lo esercita a prescindere da qualsiasi rapporto con il territorio e con la società civile, qualche problema di fondo esiste.
Tanto più se le candidature possono essere multiple e la possibilità di rinuncia di un eletto in uno dei collegi plurinominali “vincenti” gli permette di determinare chi entrerà in Parlamento al posto suo. Inoltre con la scheda unica per proporzionale e uninominale alla Camera e al Senato e con collegi diventati molto estesi – dopo la recente riduzione dei parlamentari (Camera da 630 a 400, Senato da 315 a 200) – per l’elettore è più facile sentirsi smarrito e ininfluente piuttosto che chiamato a riavvicinarsi alla politica, come da più parti invocato. Se con una croce unica si vota l’intero “pacchetto” (con nomi prestampati), il cittadino di fatto può scegliere solamente un simbolo senza aver voce su chi lo debba rappresentare a Roma. Roberto Ruffilli (indimenticato giurista, ucciso dalle BR) auspicava “il cittadino come arbitro”, ma oggi si prefigura una democrazia mortificata.
Fatte queste premesse, rimane comunque necessaria e doverosa la partecipazione degli italiani alle elezioni. Andare a votare è un modo per condividere le sorti del Paese. E il voto è un segnale contro l’indifferenza e la rassegnazione. Votare rappresenta oggi una sincera scelta democratica.
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Il rapporto con la società civile
Il rapporto con la società civile ora invocato dai partiti, richiama una via che in effetti dovrebbe e potrebbe dare loro un po’ d’ossigeno e aiutarli nel rinnovamento culturale e generazionale. Pur evidente, tale obiettivo diventa una contraddizione: nelle liste depositate, praticamente non risultano candidature di rilievo provenienti dal volontariato, dall’associazionismo, dall’ambientalismo laico e della Laudato si’, dal terzo settore, dall’impegno per la pace, dall’iniziativa sociale e culturale dell’area cattolica da sempre presente a livello di base (famiglie, solidarietà, formazione…).
Per converso, si ripresenta la pessima abitudine di piegare, da parte di alcuni leader, richiami e simboli religiosi per finalità strettamente elettorali.
Il mondo cattolico d’altro canto sembrerebbe incapace di incidere sulla sfera politica. Di fatto occorre chiedersi perché sia venuta meno la riconoscibilità della soggettività di una comunità cristiana viva nel sociale e ora spesso snobbata nel politico: ciò chiama in causa da una parte la comunità stessa e la sua capacità di formazione all’impegno sociale e politico dei credenti, dall’altra i partiti, perché siano attenti a rappresentare tutte le componenti della società, comprese quelle che si ritrovano attorno a un credo religioso.
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Valutare per scegliere.
Se quella esposta è la situazione su cui converrà tornare a riflettere con urgenza dopo le elezioni, restano interrogativi immediati su questo appuntamento elettorale, a partire dalla situazione ormai fotografata per liste, alleanze, candidature. L’Azione Cattolica si impegna da sempre a sviluppare percorsi di discernimento, di dialogo e confronto di cui avvertiamo la necessità, innescandoli quando occorre, alimentandoli con idee e criteri di giudizio. Non si intende dunque fornire qui un’indicazione diretta sul voto, ma suggerire alcuni criteri e priorità nella scelta fra le opzioni possibili.
Nei programmi dei partiti si suggerisce di considerare e chiedere ai candidati spiegazioni su:
* il richiamo alla Costituzione e alla dimensione europea, compresi gli impegni assunti con il Pnnr, il solido ancoraggio alla democrazia parlamentare e alla ricerca della pace;
* l’effettiva attenzione alla persona, a partire dalla risposta alle povertà e alle fragilità, al sostegno alla famiglia, all’educazione dei giovani, al lavoro, ai servizi per piccoli e anziani, al rispetto dei fenomeni migratori che implicano accoglienza e integrazione nel quadro delle norme internazionali, al drammatico tema della denatalità e della crisi demografica. Fra i temi di rilievo occorre tornare sull’equità fiscale, con un corretto sistema di progressività delle imposte, dove chi ha di più contribuisce in modo più che proporzionale (art.53 della Costituzione);
* la capacità di accompagnare la tutela dei diritti individuali e sociali con adeguate risposte politiche e legislative e i necessari investimenti pubblici;
* la sensibilità alla difesa dell’ambiente, nella transizione energetica ed ecologica: non solo diritti ma anche doveri di attenzione contro lo spreco di suolo, acqua, alimenti, energia… riconoscendo che i “beni comuni” sono pubblici.
Nell’individuazione del candidato/i da sostenere, pur nei limiti dell’attuale legge elettorale, sarà importante raccogliere notizie sia sul percorso personale, professionale e politico (effettiva preparazione, impegno per il bene comune, volontariato, coerenza di vita…) sia sugli impegni che ritiene prioritari per il bene del Paese.
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Oltre il momento elettorale, ricostruire a partire dall’ambito formativo.
Occorre dirsi che oltre l’importanza del momento elettorale sarà necessario rimettere in circolo prospettive e progetti a partire dalla società civile, dai gruppi e dalle realtà culturali, così che innervino la lettera delle leggi e possano creare maggiore consapevolezza nell’opinione pubblica, anche della Chiesa, oltre che promuovere partecipazione sociale e politica. Perché i bisogni non hanno solo una valenza materiale ma richiedono un sostegno culturale, filosofico e spirituale che attende il contributo del pluralismo sociale che oggi in molti avvertono, mondo cattolico compreso, come un po’ appannato. Per costruire una società meno ingiusta e più attenta ai bisogni di tutti non si può solo rivolgere generici appelli alla politica, occorre ricostruire solidi percorsi di formazione e favorire occasioni e luoghi di confronto che valorizzino e rendano attuali tradizioni culturali e sociali che hanno fatto grande il nostro Paese. La profonda radice cattolica dell’Italia potrebbe offrire grandi stimoli su questo versante, che devono però trasformarsi in rinnovate occasioni di riflessione, approfondimento e dibattito pubblico, a partire dalla comunità ecclesiale e dai suoi percorsi di formazione per giovani e adulti. Esistono già meritorie e consolidate proposte (si pensi alle Settimane Sociali o a numerosi convegni di studio), ecclesiali e non solo, che devono però uscire dal circuito degli “addetti ai lavori” e provare a intercettare una dimensione più ampia e popolare. In tal senso saranno da valutare eventuali segnali di risveglio o nuove iniziative, da studiare nell’evoluzione che si manifesterà dopo il voto.
L’Azione Cattolica Ambrosiana conferma in tal senso il proprio impegno formativo per la crescita di cittadini attivi e consapevoli, a favore della partecipazione e del rinnovamento della democrazia italiana.
Presidenza diocesana – Azione Cattolica Ambrosiana
Milano, 13 settembre 2022