Azione cattolica ambrosiana e Acli milanesi sono tornate a lavorare insieme sul tema, mai attuale come oggi, dello smart working. Lo hanno fatto la sera di giovedì 12 maggio tramite l’evento “Il futuro del lavoro: verso il lavoro ibrido” (mettere link evento). L’incontro aveva lo scopo di ripercorrere il cammino compiuto per farne una prima sintesi e rilanciarlo verso altri e alti obiettivi.
Infatti, “Il futuro del lavoro” inizia circa un anno fa dall’esigenza di Azione cattolica di interrogarsi sul cambiamento in atto all’interno del mondo del lavoro e sulle sue implicazioni organizzative, economiche, giuridiche ed etiche. Per farlo si è iniziato raccogliendo le esperienze dei soci e successivamente, insieme alle Acli milanesi, andando a fondo delle questioni emerse più rilevanti. Modalità organizzative, socialità e misurazione del valore: questi i tre temi sui quali gli altrettanti gruppi di lavoro hanno operato nei mesi passati, sviluppando riflessioni e avanzando proposte all’interno di tre proficui incontri.
Sarebbe impossibile racchiudere tutto il percorso fatto in poche parole, ma ha senso provare a restituirne i tratti principali.
In particolare, il primo gruppo si è concentrato sulle modalità organizzative del lavoro da remoto, sottolineando le enormi difficoltà e così pure le interessanti opportunità da esso offerte e concludendo che il lavoro ibrido “è già ma non ancora”, cioè è già diventato una realtà di cui si apprezzano benefici e criticità, ma ancora lontano da una sua piena compiutezza.
Il secondo gruppo ha invece proceduto ad una analisi degli aspetti sociali del lavoro da remoto, evidenziando come esso debba necessariamente mantenere una sua componente umana e relazionale per evitare di trasformarsi in un boomerang dannoso sia in termini di produttività sia di benessere dello stesso lavoratore.
Infine, il terzo gruppo, ha riflettuto sugli stravolgimenti in termini di misurazione economica del lavoro di fronte a un passaggio da un lavoro “per tempo” a uno “per obiettivi”. Il gruppo si è concentrato su come rendere il lavoro da remoto produttivo sia per l’impresa, che lo utilizza come mezzo di produzione, sia per il lavoratore, che da esso deve ricavarne sia salario ma anche benessere e realizzazione personale. In altre parole, questo gruppo ha ipotizzato un lavoro che sia “integralmente produttivo”.
Come detto, non è semplice tracciare una sintesi in un percorso così ricco ma, azzardando un possibile punto di approdo, si può affermare l’emersione di un concetto molto chiaro: il lavoro è uno strumento/elemento a servizio dell’essere umano e, in quanto tale, anche il lavoro ibrido deve essere umanizzato. Al centro di ogni azione normativa, culturale o economica deve essere posto l’uomo per evitare che esso stesso diventi strumento.
Questo importante punto di arrivo rappresenta però anche un punto di partenza verso nuove analisi e approfondimenti che possano essere utili alle nostre comunità cristiane al fine di orientarsi in un mondo in continua trasformazione, che vuole continuare a confrontarsi con i valori cristiani, narrati nel Vangelo e tradotti nella dottrina sociale della Chiesa.
Giacomo Pigni