Si sono appena conclusi i primi cinque giorni dell’Acr a Santa Caterina Valfurva (SO): dal 14 al 18 giugno i bambini dai 6 agli 8 anni hanno inaugurato le settimane estive alla Casa Benedicta. Finalmente, a scuola terminata, si respira nell’aria l’entusiasmo per una nuova avventura da vivere in compagnia.
Alessandra Giuliani, 28 anni, proveniente dalla zona di Varese, è stata l’educatrice responsabile del campo, guidando gli educatori più giovani nella gestione dei bambini. Qui di seguito, la sua testimonianza dell’esperienza.
Alessandra, quale tema vi ha accompagnato durante la settimana?
Siamo stati in viaggio con Giona. Abbiamo suddiviso la sua storia nelle diverse giornate, scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo e coinvolgendo i bambini attraverso la drammatizzazione delle letture, per cui il personaggio di Giona era interpretato da un educatore. Per attualizzare il tutto e attirare di più l’attenzione, ogni scenetta si apriva sotto forma di studio giornalistico, dove uno studioso intervistato parlava di questa vicenda biblica. Ci siamo concentrati sulla prima chiamata di Dio a Giona, però rifiutata, sulla strada per Ninive e sul viaggio in barca. In seguito, abbiamo trattato della tempesta che si abbatte su Giona, il quale capisce di esserne responsabile, e del suo rapporto con i marinai che incontra lungo il percorso. Infine, l’episodio che lega questo personaggio alla balena, e al suo salvataggio grazie alla conversione. Infatti, Giona risponde sì alla seconda chiamata da parte di Dio, e porta la sua Parola tra la gente. Insomma, cinque giorni per affrontare i diversi atteggiamenti del protagonista di fronte a ciò che ha vissuto e ha cambiato la sua vita.
Come hanno vissuto i bambini le norme Covid da rispettare, quali impressioni hanno avuto?
Tutti i partecipanti si sono comportati in maniera assolutamente rispettosa, senza che trasparissero tensioni o malessere a causa delle restrizioni da seguire per organizzare la vacanza in sicurezza. Non c’è stato bisogno di riprendere sull’uso delle mascherine e del gel disinfettate, perché ognuno ha mostrato collaborazione e responsabilità. I bambini di questo primo turno erano trentasette, cui si sommano gli educatori, Sandra (una mamma che si è messa a disposizione) e don Fabio, come assistente spirituale. È stato indispensabile creare quattro gruppi che sono rimasti fissi durante le diverse giornate, come se ci fossero delle bolle. In questo modo, i bambini interagivano all’interno dello stesso gruppo nei momenti d’attività e durante i pasti. A nessuno è pesato questo criterio, anche se non ha permesso di fare una conoscenza generale, come al solito, di tutte le altre persone. Gli educatori sono stati colpiti positivamente dall’atteggiamento dei più piccoli, e da referente posso ammettere che la situazione è stata affrontata con molta intraprendenza, senza che si rendessero visibili alcune difficoltà. Si è respirata una buona atmosfera di accoglienza e anche di normalità.
Cosa ci dici degli educatori di questo turno?
Sebbene fossero tutti molto giovani, alla loro prima esperienza per quanto riguarda un campo Acr, hanno dato prova del loro impegno e della loro energia (anche perché tutti loro da bambini avevano vissuto quest’esperienza di S. Caterina). Ci siamo confrontati, e nessuno di loro è rimasto deluso. Si è cercato di supportarsi a vicenda e di camminare tutti nella stessa direzione, mostrandosi come un gruppo coeso e unito a servizio dei più piccoli, i veri protagonisti della vacanza.
Cosa ti porti a casa, alla fine di questa esperienza?
Ogni sera ci si ritrovava in cappellina per un momento di preghiera e di riflessione in condivisione, portando attenzione alle tematiche Io per Dio, Io per agli altri, Io per tutti. Sono rimasta, e non solo io, piacevolmente stupita dalle risposte e dai pensieri dei bambini, nonostante la loro tenera età. Sono riusciti a trasmettere ai più grandi la felicità dell’essere venuti, l’entusiasmo di vivere un’esperienza formativa quale è S. Caterina. Non si sono lamentati e non si sono tirati indietro, hanno davvero arricchito gli adulti grazie alla loro essenzialità.
Francesca Bertuglia