Da diversi mesi l’Azione cattolica ambrosiana sta studiando, riflettendo, dialogando attorno al Sinodo voluto da papa Francesco. Gli appuntamenti organizzati dall’associazione sono stati numerosi, sia a livello diocesano (convegno Gruppi Barnaba, due-giorni teologica, incontro on line per i tutti i soci, confronto con il Coordinamento diocesano associazioni e movimenti laicali), sia a livello locale, con diversi appuntamenti nelle parrocchie e nei decanati per discutere, insieme, del presente e del futuro della Chiesa diocesana e universale. Un’ottima circolazione sta avendo anche il libro “Dal basso, insieme. 10 passi per una Chiesa sinodale”, curato dal Gruppo teologico dell’Ac milanese.
L’Ac – che parteciperà all’assemblea presinodale del 9 aprile in Curia – ha quindi consegnato al referente diocesano per il Sinodo, don Walter Magni, un documento, approvato di recente dal Consiglio diocesano. Pubblichiamo il testo, affinché i gruppi territoriali, i Settori e i singoli soci possano avere ulteriori elementi di conoscenza e valutazione attorno a questo decisivo percorso ecclesiale del quale l’Ac ha colto la valenza per una forma e uno stile di Chiesa al passo con i tempi.
CONTRIBUTO DELL’AZIONE CATTOLICA AMBROSIANA AL CAMMINO SINODALE
INTRODUZIONE
«Dal basso, dal basso, dal basso fino all’alto»
Queste parole sono state pronunciate da Papa Francesco nel discorso rivolto al Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana il 30 aprile 2021, discorso in cui ha condiviso con l’AC l’esigenza di riprendere il dialogo aperto e avviato dalla Chiesa italiana a Firenze. Il Papa ha voluto sottolineare questo aspetto all’Azione Cattolica riconoscendole di essere nella Chiesa italiana generatrice di speranza e realtà dialogante. Ha riassunto questo tratto definendo la nostra associazione una “palestra di sinodalità”. A questo attributo il Papa ha collegato un altro importante ruolo dell’Azione Cattolica, cioè quello di contrastare con la sua laicità il rischio di autoreferenzialità della Chiesa, perché «fare Sinodo non è guardarsi allo specchio… ma è camminare insieme dietro al Signore e verso la gente».
Palestra di sinodalità e laicità sono parole che suonano come una chiamata dell’AC, anche ambrosiana, a dare un contributo al processo sinodale in atto. Questo parte dal basso: inizia, dunque, nelle parrocchie e nella vita quotidiana, luoghi vivi e ricchi di domande, sollecitazioni e questioni che desideriamo portare all’attenzione della Chiesa tutta.
Abbiamo assunto questo invito impegnativo rispondendo alla vocazione battesimale che abilita ciascun credente a esercitare il sensus fidei che permette di cogliere, dentro le situazioni, i passi da compiere per restare fedeli al Vangelo. Abbiamo ricercato parole chiave per iniziare a definire uno spazio di ascolto, uno stile di dialogo e un ambito di ricerca da condividere con tutti. Da questo percorso – che come AC Ambrosiana stiamo vivendo con intensità e numerose iniziative – riteniamo di aver compreso che la nostra singolare “ministerialità laicale”, come la definì san Paolo VI, ci abilita a prendere parola su alcuni ambiti tematici e su alcune questioni ad essi correlati da offrire in questa fase di ascolto, alla ricerca di un volto di Chiesa sinodale, oltre ogni rischio di retorica.
Precisamente:
– Ascolto di linguaggi e temi della vita che non possono essere dimenticati
– Valorizzazione di competenze, carismi e ministeri per l’edificazione di un volto sinodale (poliedrico) della Chiesa
– Conduzione di discernimenti finalizzati a obiettivi comuni e condivisi
– Esercizio di una corresponsabilità diffusa, formata e strutturata per dare corpo alla sinodalità
– Promozione di quel tessuto comunionale che è il cuore di un sano esercizio di sinodalità: la cura delle relazioni fraterne
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ASCOLTO
È fondamentale nella riflessione sinodale non cadere nella inutilità di dare risposte a domande che nessuno si pone. Per poter procedere in tal senso, è fondamentale quindi l’esercizio dell’ascolto del mondo in cui viviamo, in cui noi laici siamo attori e protagonisti.
L’ascolto deve essere a tutto campo. Citando don Primo Mazzolari: «C’è una tale varietà di bisogni nell’unico bisogno: di pregiudizi, di opinioni, di esigenze… Chi ha misurato la fatica del vivere quotidiano? Le ingiustizie spudorate e acclamate? I ‘lontani’ vogliono essere capiti: non importa se noi non siamo in grado di aiutarli. Non lo pretendono neanche: pretendono soltanto di vedere in chiarezza il volto di una religione» (lettera di don Primo Mazzolari a monsignor Giovanni Cazzani).
L’ascolto non deve quindi essere di circostanza e autoreferenziale. Deve essere allargato a tutta la società, pronto a scuoterci, il rischio è altrimenti che il Sinodo rimanga una scatola vuota. Occorre porsi in ascolto dei poveri, comprendere le domande che salgono dalle famiglie e dal mondo del lavoro, capire le preoccupazioni per e dei nostri giovani. Un ascolto/dialogo intergenerazionale che non derubrichi a settoriali tematiche profonde quali, ad esempio, l’affettività o la partecipazione dei fedeli alla liturgia. Bisogna essere pronti a raccogliere tutte le situazioni-limite della vita, all’inizio, durante e al termine della vita stessa.
Tutto questo senza dimenticare tematiche cardine, sulle quali l’AC si interroga sempre, quali il ruolo del laico nella Chiesa, con un’attenzione specifica al contributo della donna nella vita della comunità cristiana. L’esempio della beata Armida Barelli ci dia il coraggio di essere il ponte che porta la vita quotidiana nella Comunità, che ascolta e vive le questioni dell’oggi e ne sa essere ambasciatore, con l’autorevolezza e la consapevolezza che ci contraddistinguono.
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COMPETENZE
L’Azione Cattolica è composta da soci che offrono a vario titolo le loro competenze professionali: alcune di queste riusciamo a valorizzarle per il loro contributo culturale a favore dell’intelligenza della fede e dell’umano, per esempio nell’ambito della comunicazione, della teologia e della pedagogia.
Anche dal clero parrocchiale avvertiamo stima e fiducia per il nostro contributo nella società, ma a volte poca disponibilità a riconoscere l’utilità della medesima competenza anche negli ambiti della vita parrocchiale e talvolta intravediamo la tendenza a pensare che il Sacramento dell’Ordine conferisca per automatismo ogni tipo di carisma (pastorale, pedagogico, teologico, profetico, di predicazione, di capacità amministrativa…). Nemmeno un Sacramento come quello del Matrimonio viene ritenuto abilitante ad una reale corresponsabilità, e così la pastorale familiare rimane in molte parrocchie ancora diretta dal clero. Un volto di Chiesa sinodale sa invece valorizzare le tante e preziose soggettualità presenti nella comunità: per essere Chiesa che cammina insieme ci vogliono soggetti diversi che si stimino e si riconoscano adulti competenti.
Auspichiamo dunque che le competenze professionali, ma anche i carismi riconosciuti e i ministeri ecclesiali, autorizzino chi li possiede ad essere non semplici consiglieri, ma reali protagonisti del discernimento ecclesiale (e quindi anche delle decisioni), ciascuno per gli argomenti che lo riguardano. L’Azione Cattolica dei Ragazzi ci insegna per esempio ad ascoltare i bambini e a renderli partecipi delle decisioni da prendere oltreché protagonisti nell’evangelizzazione dei loro coetanei.
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DISCERNIMENTO
Alla luce della necessità di valorizzare queste diverse competenze e sensibilità emerge come sia fondamentale per qualsiasi cammino sinodale praticare costantemente un autentico discernimento comunitario: un percorso in cui ciascuno porta il proprio insostituibile contributo per riconoscere insieme e più nitidamente «ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,7).
L’Azione Cattolica è una palestra per la pratica quotidiana di questo tipo di discernimento. Nei suoi diversi livelli, dalle associazioni di base ai vertici nazionali, le iniziative, le proposte formative, gli interventi pubblici e le decisioni sono frutto di un confronto e di un impegno plurale, che coinvolge équipe, consigli, commissioni e gruppi dove tutti dovrebbero apportare il proprio contributo per arricchire quanto condiviso dagli altri.
Quando questo discernimento comunitario funziona (e purtroppo non capita sempre), riconosciamo che è favorito da alcuni ingredienti necessari. Primo elemento è la consapevolezza di un obiettivo condiviso da tutti coloro che partecipano: quante volte nelle nostre riunioni comunitarie non si trova una quadra proprio perché in realtà non si capisce il motivo per cui si è stati convocati? In secondo luogo è indispensabile un ambiente aperto all’ascolto e alla creatività e accogliente per idee e posizioni diverse, purché non siano presentate con spirito di contrapposizione, ma sempre nello sforzo di trovare il punto di vista migliore che permetta di raggiungere una soluzione condivisa. Infine occorre la coscienza di essere tutti corresponsabili del successo del cammino di discernimento e della sua decisione finale, che diventa davvero frutto dell’impegno di ciascuno; questo dovrebbe essere favorito dal fatto che in AC la corresponsabilità è diffusa, perché scaturisce da una formazione curata e si concretizza anche in strutture e procedure formali.
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STRUTTURE
Ogni riforma spirituale ha bisogno di prendere corpo per non essere retorica e velleitaria. Chiediamoci quali prassi (strutture, procedure, consuetudini…) manifestano sinodalità, quali sarebbero da introdurre e quali invece riformare o abolire perché non riconoscono una reale corresponsabilità dei laici nell’annuncio del Vangelo o non riescono a dare parola a qualche battezzato (i giovani, i poveri, i “lontani”…).
Un’associazione come la nostra sa infatti che avere cura delle procedure formali non è formalismo, ma antidoto all’autoreferenzialità di chi è chiamato ad un ruolo di responsabilità ed è garanzia perché anche chi è più timido o titubante nel prendere parola abbia la possibilità di farlo e di ricevere l’ascolto che merita in nome del sensus fidei di cui è portatore.
La fedeltà a procedure realmente sinodali educherebbe poi all’acquisizione di un virtuoso stile sinodale anche nel clero e nei laici meno favorevoli, proprio come la perseveranza in un atteggiamento buono produce un habitus virtuoso.
Lo sviluppo delle democrazie nella Storia è segno dei tempi che ci invita ad attivare una circolarità virtuosa tra democrazia e sinodalità, come tentiamo di fare in AC.
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FRATERNITÀ
Il tema della fraternità è insieme il punto di avvio e di arrivo del processo. Esso è il punto di avvio in quanto riconosce la radice di ogni cammino sinodale nel dato essenziale della nostra fede: siamo tutti fratelli e sorelle. Sembra un dato scontato e invece non lo è. Soprattutto la vicenda pandemica che ha contraddistinto gli ultimi anni ha messo in evidenza come, di fatto, siamo affidati gli uni agli altri, nella stessa barca, nel comune viaggio condiviso. Pertanto, prima di essere una esortazione ad assumerla, la fraternità è una realtà che ci definisce, è un modo di essere e di fare la storia.
Nel linguaggio della Parola di Dio, vi intravediamo il tempo favorevole, il kairòs da riconoscere in cui non semplicemente si è chiamati a fare qualcosa, ma si nota il varco promettente per questo nostro «passaggio d’epoca» in cerca di profezia.
Insieme è anche il punto di arrivo, quello di una «fraternità mistica, contemplativa», come la descrive Papa Francesco, «che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono» (Evangelii Gaudium, 92). Per questo diventa indispensabile, dentro e fuori la Chiesa, promuovere cammini di fraternità, opponendosi alla tendenza di rinchiudersi in identità chiuse in sé, o diluite nella frammentazione degli individui.
Azione Cattolica Ambrosiana
Milano, 21 marzo 2022