Come ogni anno, la Benedicta di Santa Caterina Valfurva diventa la casa dell’Azione cattolica, senza che l’età dei partecipanti importi. L’Acr è la prima a partire, con il turno dei bambini tra i 6 e gli 8 anni, e a seguire la fascia 9-11. Ecco il racconto di Monica Santinato, responsabile del primo campo, e di Cecilia Bossi, responsabile del secondo.
6-8 ANNI
La settimana dal 13 al 17 giugno – a pochi giorni dalla fine della scuola – è stata inaugurata con un gruppo composto da una ventina di bambini, due educatrici (Irene ed Ester), una responsabile campo e don Mattia Colombo. Come ci riporta Monica (54 anni, di Cormano, tre figli, membro del consiglio diocesano della sezione Adulti e in passato educatrice Acr), «è stata una sorpresa questo gruppo formato da bambini tra i 6 e gli 8 anni, quindi dalla prima alla terza elementare. Molti si sono iscritti al campo senza conoscere gli altri compagni, e ciò è stato positivo, perché ha permesso di instaurare subito legami e collaborazione nelle attività e nel gioco, nonostante la tenera età».
Per tutti i campi dell’Acr il tema di quest’estate è il personaggio biblico di Abramo, come si nota anche dal sussidio estivo proposto. «Per il suo sviluppo, dunque, e per la preghiera, vista la fascia d’età speciale, è stata fondamentale la drammatizzazione: i bambini hanno mantenuto viva l’attenzione e la curiosità. Ad esempio, ci siamo concentrati di più sulla promessa di Abramo fatta a Dio, sulla discendenza. Abbiamo costruito una lanterna con le stelline, usando come riferimento le parole chiave della giornata. Il metodo esperienziale dell’Acr è sempre efficace – continua Monica – perché si cerca di trasmettere il messaggio divertendo».
E conclude così la sua testimonianza: «I bambini hanno vissuto tutto con entusiasmo, dalle attività più serie alle serate in cui dovevano esibirsi, dal tempo libero alla gita fino al Rifugio Gran Paradiso. Si sono dimostrati sensibili e aperti l’un l’altro, e personalmente non ho trovato scontato il grande rispetto da parte loro delle regole comunitarie, dell’ordine, degli spazi e dei tempi proposti».
9-11 ANNI
Invece, «Nella settimana 17-21 giugno i bambini erano una trentina, guidati da quattro educatori (oltre don Fabio e me) – esordisce Cecilia, 23 anni, già membro della sezione Giovani, studentessa di Formazione primaria. Qualche anno fa, svolgendo il Servizio Civile per l’Ac, avevo avuto modo di conoscere tutte le dinamiche dei campi estivi, mentre quest’anno è stato il primo anno come responsabile. La squadra “di lavoro” è stata compatta e affiatata, ognuno ha messo a disposizione del gruppo le proprie peculiarità e sfumature. C’è stata corresponsabilità, dove non arrivava uno arrivava l’altro, e questo è stato positivo anche per i bambini, perché se vedono i propri educatori divertirsi e stare bene insieme, si divertono di più anche loro».
Riguardo il tema, «Si cerca quindi di trasmettere il messaggio mediando ogni giorno con una piccola drammatizzazione e con giochi che possano creare coinvolgimento» – continua Cecilia. Ad esempio, si è parlato dell’accoglienza e dell’ospitalità partendo da piatti da preparare. I bambini hanno partecipato con gioia alle attività, nessuno si è sentito escluso, parlavano molto volendo condividere il proprio pensiero o cercando di consolarsi tra loro, per risolvere “i piccoli drammi della settimana”. Infatti, essendo una fascia d’età delicata, è capitato che qualcuno sentisse più di altri la mancanza della famiglia». E conclude,
«Cosa mi porto a casa, infine, di quest’esperienza? Che la Benedicta è stata la casa di tutti per una settimana, perché si è sentiti liberi come a casa propria, ognuno nel posto giusto. Si è respirata emozione ed accoglienza anche per le piccole cose, e ciò non è scontato, è stato anche commovente».
di Francesca Bertuglia
L’iniziativa è organizzata con il contributo di Gelsia