In vista dell’assemblea diocesana abbiamo voluto intervistare alcuni soci protagonisti di differenti gruppi dell’Ac ambrosiana per conoscerli meglio, farci raccontare qual è il loro rapporto con l’associazione e con la fede e lasciarci ispirare da cosa significa per loro lo slogan: “Fanne vita, fanne amore”.
Chi sei e cosa fai?
Mi chiamo Francesca Meregalli, originaria di Monza e residente a Muggiò da più di vent’anni. Lavoro come socia in una cooperativa sociale di Monza chiamata Novo Millennio, che fa parte del consorzio Farsi Prossimo legato alla Caritas Ambrosiana. Sono nella cooperativa da quando è stata fondata, 25 anni fa, e attualmente svolgo lavori d’ufficio. Sono sposata da 21 anni e mamma, impegnata attivamente in varie attività parrocchiali, in particolare nel campo liturgico, dove dirigo cori.
Qual è stata la tua esperienza in Azione Cattolica (AC)?
Ho una lunga esperienza in AC, pensando a questa intervista mi sono accorta che quest’anno rappresenta una tappa importante: farò la tessera per il 40° anno. Ho iniziato a 14 anni, nell’84. A differenza di altre esperienze che ho lasciato nel tempo, l’AC è stata una costante nella mia vita. La mia famiglia è stata sempre molto coinvolta in AC, quindi è stato un percorso quasi automatico per me. Sotto la guida di Don Carnevali sono diventata responsabile di zona dei giovani. Dopo essere diventata mamma, ho mantenuto una presenza meno attiva, ma negli ultimi dieci anni, con i figli più grandi, ho ripreso un ruolo più presente. Sono molto riconoscente all’AC e sono convinta che offra un’esperienza di fede importante che dovrebbe essere accessibile a tutti.
Come vivi la tua fede ora?
La mia fede è una parte ordinaria della mia vita. Spesso mi chiedo se sia sufficiente, ma alla fine, la sento profondamente. È presente nel mio quotidiano, come quando entro in ufficio e mi rendo conto che sono felice o che non mi arrabbio mai, in ragione. Mi viene in mente la frase “sappiate rendere ragione della speranza che è in voi”, io questa cosa la vivo dal profondo, me ne accorgo solo quando qualcuno mi ci fa pensare, è un po’ uno stile. Vivo la mia fede in modo ordinario, non facendo nulla di eccezionale, ma sentendo che è lì, un dono che ho ricevuto dalla mia famiglia e che apprezzo quotidianamente.
Cosa significa per te far parte del gruppo della Regola?
Far parte del gruppo della Regola significa confermare la mia visione della fede. In questo contesto ci confrontiamo liberamente su cosa vorremmo da una regola del laico di Azione Cattolica. Ci lasciamo guidare dagli spunti di Don Cristiano Passoni e da vari libri e articoli per sviluppare una regola dinamica e personale, che tenga conto non solo della dimensione spirituale, ma anche della vita quotidiana professionale e familiare.
La Regola è come uno schema di riferimento continuo, che comprende sia l’aspetto interiore sia la quotidianità. Una regola non fissa per tutta la vita, una regola dinamica, che sia commisurata alle nostre possibilità di oggi, una regola dinamica a misura della persona che la scrive, come schema con cui confrontarsi continuamente. Una regola che possa contenere, per esempio, il poter entrare in classe con il sorriso o dire a un ragazzo bravo perché sta facendo miglioramenti per un insegnante. Una regola che guidi a un macro incontro con Gesù però a piccoli passi.
Per te “fanne vita, fanne amore” significa:
Amore e vita sono inseparabili. Significa fare l’uno e l’altro simultaneamente. Alla mia età seleziono ciò che posso fare in base ai miei limiti, ma quando accetto un incarico, lo faccio con dedizione e desiderio di crescita. In questo modo è possibile costruire sempre qualcosa di nuovo, mai da sola, rispettando me stessa, le mie inclinazioni e i miei limiti. È un modo di amare la vita, facendo le cose con un certo stile, senza volersi spendere per quello che non si è.