Le vacanze a Santa Caterina Valfurva per i soci di Azione cattolica ambrosiana continuano. Qui di seguito, il racconto dell’esperienza di Silvia Pomoni, educatrice per il turno dei 14enni tra il 4 e il 10 luglio.
«La tematica che ci ha accompagnato per tutta la settimana è stata Con il telescopio… Per fissare le stelle, da molti anni pensata appositamente per questa fascia d’età, all’ultimo anno di Acr. Le varie attività le abbiamo poi modificate su misura dei ragazzi. Il gruppo era piuttosto variegato, composto da ventitré ragazzi e sei ragazze; alcuni si sono mostrati subito aperti e amichevoli nei confronti di tutti, altri erano già inseriti all’interno di un piccolo gruppo, altri tendevano a stare in disparte (per quanto ciò sia possibile a Santa Caterina). Col tempo però noi educatori siamo riusciti a coinvolgere tutti e a trasmettere lo spirito positivo della vacanza». Silvia fa appello a una parola chiave in associazione, e non solo: fiducia, che i partecipanti hanno mostrato verso i più grandi e verso gli altri stessi compagni di avventura, sentendosi così accolti e accogliendo a loro volta conoscenze ed esperienze nuove.
Prosegue così Silvia:
«Come educatrice mi è piaciuto avere la possibilità, durante le varie giornate, di parlare personalmente con molti degli adolescenti, ascoltare i loro sfoghi e i loro problemi, cercando – se possibile – di dare una mano. A volte affrontavano con superficialità le attività proposte, ma in un secondo momento si riusciva a intavolare un discorso più serio. Per quanto riguarda l’organizzazione interna tra educatori, invece, abbiamo dovuto affrontare qualche criticità e talvolta ci siamo affidati all’improvvisazione, ma fortunatamente il bilancio, a fine vacanza, è stato positivo. Come gruppo educatori abbiamo compreso il valore della coesione e dell’affidamento reciproco, infatti abbiamo vissuto con piacevolezza i momenti di verifica e programmazione inter nos, alla sera».
La vivacità dei ragazzi emerge in primo piano durante un’esperienza come Santa Caterina. Una vivacità presente anche nei momenti di preghiera: come capita sempre, c’era chi si prestava a leggere, chi cantava, chi suonava la chitarra. Aggiunge Silvia: «Queste piccole cose mi hanno fatto capire più facilmente e nel concreto quanto il semplice ascoltare una persona leggere o parlare possa davvero fare la differenza, specialmente in età adolescenziale. Il confronto con i ragazzi durante gli attimi di deserto mi ha arricchito parecchio personalmente, mi ha aiutato a vedere anche situazioni della mia vita secondo un’altra prospettiva. Non sono semplicemente gli educatori ad aiutare i ragazzi: anzi, sono proprio loro – anche inconsapevolmente – ad aiutare gli stessi educatori, grazie alla loro semplicità e sincerità».
Da questa testimonianza – e gli altri racconti raccolti finora lo confermano – appare quindi evidente il valore speciale di ogni ragazzo incontrato, la sua unicità. Conclude così Silvia, con un accenno per il futuro: «Vorrei continuare a rendermi utile come educatrice, anche grazie a queste esperienze così arricchenti. In passato ho ricevuto davvero molto dai miei educatori di Ac, e vorrei ricambiare a mia volta con le persone che incontro».
Francesca Bertuglia